PALEOTTI, Camillo
PALEOTTI, Camillo. – Nacque probabilmente nel 1482 da Vincenzo, giurista, e da Dorotea Foscherari, sposata da Vincenzo in seconde nozze dopo la morte della prima moglie Teresa Castelli.
Il nipote di Paleotti, Camillo iuniore, figlio del fratello Alessandro, nei suoi autografi parla dello zio come di un fanciullo vivace e attento, dotato di una «meravigliosa prontezza d’ingegno e di memoria» (Bologna, Archivio Isolani, F.4 (3), cit. in Prodi, 1959, I, p. 28 n. 29). Tale disposizione fu sicuramente stimolata e incoraggiata dall’ambiente familiare: Vincenzo fu uomo colto e sensibile alla cultura umanistica, come testimoniano il catalogo della biblioteca di famiglia e la scelta dei precettori dei figli. Camillo fu, infatti, allievo di due tra i maggiori umanisti attivi a Bologna sullo scorcio del XV secolo: Urceo Codro e Filippo Beroaldo.
La biblioteca dei Paleotti, descritta nell’inventario stilato nel 1498 dopo la morte di Vincenzo, contava quasi 200 volumi: 136 nello studio di Vincenzo; 17 appartenenti ad Alessandro; 43 di proprietà di Camillo; tre del minore Giulio. Accanto ai codici di diritto, posseduti da Vincenzo e Alessandro, sono elencati, tra i libri di Camillo, classici greci e latini, ma anche opere umanistiche, come le Genealogie deorum gentilium di Boccaccio, gli Erotemata di Emanuele Crisolora, il Libellus de optimo statu dello stesso Beroaldo. Attraverso Alessandro, la biblioteca arrivò poi al figlio Gabriele e costituì il primo nucleo della Biblioteca arcivescovile fondata da questo.
A Codro, Beroaldo e Giovanni II Bentivoglio Paleotti dedicò molti dei suoi componimenti giovanili [gli autografi sono conservati in Archivio Isolani, F.9 (14), (15), (17), (18-21), (23-31)], di cui alcuni risalenti forse al 1489, a dimostrazione della precocità con cui Paleotti si avvicinò alle lettere (Prodi, 1959, I, pp. 27 s.). Famoso è l’epigramma che, insieme con un altro di Chiaretto Costanzo Cancellieri, chiudeva l’edizione bolognese del 1498 della Summa totius logicae di Guglielmo Ockham curata da Marco da Benevento.
Il legame con il maestro Beroaldo (che nel 1498 divenne suo cognato, avendone sposato la sorella Camilla) giocò un ruolo fondamentale nella vita di Paleotti. Nel 1503, appena raggiunto il grado dottorale in filosofia, fu da lui chiamato presso lo Studio ad affiancarlo nella cattedra di retorica e poetica. La lettura ad rethoricam et poesim, che tenne fino al 1512, fece di Paleotti uno degli intellettuali di maggiore spicco in città (risale a questi anni l’amicizia con Erasmo, che soggiornò a Bologna tra il 1506 e il 1507).
Nel 1506 il Reggimento lo chiamò al proprio servizio come cancelliere-segretario. Rimase in carica fino al 1512, attraversando i rivolgimenti politici che la città conobbe nella lotta contro Giulio II e nella cornice, più ampia, delle guerre d’Italia. Nel maggio 1511 quando i Bentivoglio, che cinque anni prima erano stati cacciati da Bologna da Giulio II, riuscirono a rientrare in patria grazie all’appoggio dei bolognesi, i Paleotti, che per tradizione familiare appartenevano alla fazione bentivolesca, furono tra i principali sostenitori del loro ritorno e della tentata deposizione del pontefice con il concilio scismatico di Pisa e Milano. Ma Giulio II nel giugno 1512 riconquistò Bologna e Camillo e Alessandro, che avevano avuto parte attiva nel tentativo di restaurazione bentivolesco, furono arrestati, destituiti dai loro uffici e tradotti a Roma, nelle carceri pontificie. Per Camillo la prigionia durò pochi mesi. Alessandro dovette aspettare la morte di Giulio II e l’elezione al soglio pontificio di Giovanni de’ Medici per riottenere la libertà ed essere reintegrato negli uffici. Ma l’attrazione esercitata dalla corte romana fece sì che entrambi rinunciassero alle loro cattedre (anche Alessandro, dottore in utroque, dal 1503 era lettore presso lo Studio bolognese) per stabilirsi a Roma. Camillo non fece più ritorno in patria; Alessandro, divenuto nel frattempo segretario del vescovo di York Christopher Bainbridge, vi tornò dopo la morte del fratello, nel 1517.
Per Camillo fu fondamentale in questa fase il soggiorno in casa di Federico Fregoso, intorno alla cui piccola corte orbitavano alcuni tra gli intellettuali e gli artisti più in vista del tempo, tra gli altri Pietro Bembo e Iacopo Sadoleto. Camillo poté in questo modo stringere importanti legami con gli umanisti presenti a Roma e inserirsi tra loro. Agli inizi del 1513 era già ben conosciuto negli ambienti letterari dell’Urbe.
Diversi autori allora attivi nella città fanno accenno a lui nelle loro opere. Lilio Gregorio Giraldi, nel primo dei due dialoghi De poetis nostrorum temporum, parla di Camillo come di un poeta apprezzato, ma disordinato nella produzione e restio a lasciar vedere le sue opere; nomina un suo inno a s. Francesco, una apoteosi virgiliana, degli epigrammi e delle opere in prosa. Pierio Valeriano lo descrive come «giovane dotato di somma eleganza nelle lettere» (1829, p. 55 s.).
Attraverso Bembo e Fregoso, Camillo entrò in contatto con il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, del quale fu segretario nel 1516 (P. Bembo, Lettere, Bologna 1987-93, II [1508-1528], pp. 111 s.; 119 s.), e con Baldassar Castiglione, che lo inserì tra gli interlocutori della seconda stesura del Cortegiano.
Camillo «aveva trovato in Roma il suo ambiente ideale» (Prodi, I, 1959, p. 34). Nel 1515, però, iniziarono a manifestarsi i primi attacchi del male, probabilmente tisi, che nel giro di pochi mesi lo avrebbe consumato: ritornato a Roma da Firenze, dove si era recato al seguito del cardinale Bibbiena, Camillo fu costretto ad abbandonare il proprio incarico di segretario a favore di Pietro Bembo.
Le sue condizioni di salute si aggravarono rapidamente e morì al principio del 1517, a soli 35 anni.
Le poesie di Paleotti, non sempre chiaramente distinto dal nipote Camillo iuniore, sono sparse in codici conservati in biblioteche italiane, europee e statunitensi, per i quali cfr. Kristeller 1963-97; suoi autografi e documenti a lui relativi sono conservati presso l’Archivio Isolani di Bologna, nel fondo della famiglia Paleotti. Oltre alle opere citate da Giraldi, sappiamo, da una lettera del fratello Alessandro a Baldassar Castiglione, interessato a pubblicarne i lavori, che Camillo si occupò di Plinio, Ausonio Gallo e Ovidio (G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IX, 1974, pp. 165 s.) ma di questi studi non si conserva nulla. In vita furono dati alle stampe soltanto alcuni epigrammi e un’operetta dedicata a Enrico d’Inghilterra, la Sylva cuius titulus Amor, più volte ripubblicata in raccolte poetiche successive. Della pubblicazione postuma degli altri componimenti si interessò, alla metà del Cinquecento, il nipote, senza giungere però ad alcun risultato.
Fonti e Bibl.: G.F. Achillini, Viridario, Bologna, per Hieronymo di Plato bolognese, 1513, c. 185; G. Casio de’ Medici, Libro intitulato Cronica …, s.l., s.e., 1525, p. 34; Id., Supplimento alla Cronica …, s.l., s.e., 1525, c. 3v; P. Valeriano, La infelicità dei letterati, a cura di C. Tollio, Milano 1829, pp. 55 s.; L.G. Giraldi, Due dialoghi sui poeti dei nostri tempi, a cura di C. Pandolfi, Ferrara 1999, pp. 253 s.; G.N. Pasquali Alidosi, I dottori bolognesi di teologia, filosofia, medicina, e d’arti liberali …, Bologna 1623, p. 41; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna …, Bologna 1670, p. 572; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 2, Modena 1778, p. 152; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna 1788, pp. 235 s.; IX, ibid. 1794, p. 165 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi, e moderni …, Bologna 1847, pp. 231 s.; Id., Alcune aggiunte, e correzioni alle opere dell’Alidosi, del Cavazza …, Bologna 1848, p. 70; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna …, I, Bologna 1868, p. 400; L. Fantuzzi, La Biblioteca quattrocentesca di Vincenzo Paleotti, in L’Archiginnasio, XXXVI, 4-6 (luglio 1941), pp. 247 s., 253 s.; P. Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), I-II, Roma 1959-67, ad ind.; A cumulative index to volumes I-VI of Paul Oskar Kristeller’s Iter Italicum, Leiden-New York-Köln, 1997, s. vv. Paleotti Camillo et Paleotti Camillo the elder.