PALEOTTI, Camillo
PALEOTTI, Camillo. – Nacque nel 1520, primogenito del giurista Alessandro (figlio del giurista Vincenzo e fratello dell’umanista Camillo seniore) e di Gentile Volta. Dopo di lui nacquero Gabriele (futuro cardinale), Astorre, Ginevra e Ippolita.
Morto molto presto, nel 1527, Alessandro, fu Gentile a occuparsi, da sola, dei figli. Secondo quanto racconta lo stesso Paleotti nella Vita manoscritta, la madre ebbe in particolare considerazione l’importanza di fornire loro un’educazione che fosse degna del loro casato e della posizione sociale raggiunta dalla famiglia. Assicurò loro dei precettori privati e poi, nel 1531, riuscì a farli ammettere al prestigioso collegio Ancarano di Bologna, paedagogium dei rampolli di casa Farnese: qui Camillo e Gabriele ricevettero gli insegnamenti di Sebastiano Delio e Romolo Amaseo, istitutori dei giovani Alessandro e Ottavio Farnese e di Guido Ascanio Sforza, loro compagni di studi.
La frequenza all’Ancarano, per quanto breve (fu interrotta nel 1534, quando il neoeletto Paolo III richiamò a Roma i nipoti Alessandro e Guido Ascanio, nominandoli cardinali), rappresentò un’opportunità particolarmente preziosa per i significativi vantaggi che procurò alle future carriere dei due Paleotti. Già nel 1535, infatti, Camillo ricevette il breve di nomina senatoria, grazie all’intercessione di Alessandro sullo zio. In qualità di primogenito, toccò a lui portare gli oneri del capofamiglia e seguire la carriera politica. Assunse attivamente la carica senatoria nel 1541, al raggiungimento della maggiore età. Nello stesso anno sposò Leona Leoni, dalla quale ebbe quattro figli: Galeazzo, Camilla, Ginevra e Ippolita.
Il fatto di non aver potuto dedicarsi in gioventù agli studia humanitatis, come pure avrebbe voluto, costituì per Paleotti un motivo di rammarico, spesso ricorrente nel suo epistolario. Seppe però indirizzare positivamente questo suo cruccio, coltivando con passione i rapporti con i letterati e adoperandosi per promuovere la cultura umanistica a beneficio di tutta la città. Fu intimo amico di Ulisse Aldrovandi, collaborò con Carlo Sigonio, fu in contatto con Aldo e Paolo Manuzio, con il cardinale Carlo Borromeo, con Bartolomeo Ricci, Romolo e Pompilio Amaseo (che scelse come precettore per i propri figli), Latino Latini e altri ancora. Si impegnò più volte per portare o mantenere presso lo Studio eruditi di gran reputazione (quali, per esempio, Gabriele Falloppio oppure gli stessi Aldrovandi e Sigonio) e si fece promotore di importanti iniziative culturali, quali la fondazione dell’Orto botanico, nel 1568, affidato alla cura di Aldrovandi, e della Società tipografica, nel 1572, che tanta parte giocò nella pubblicazione delle opere di Sigonio. Ebbe rapporti di affiliazione e patronato con alcune tra le formazioni accademiche cittadine: già vicino ad Achille Bocchi e all’Hermathena, partecipò alle attività dell’Accademia dei Conviviali e, nel 1555, fondò l’Accademia degli Ardenti.
Testimonianza dei suoi rapporti con i letterati del tempo è anche l’elenco di quanti decisero di rivolgergli le loro opere: tra tutti, ancora, Aldrovandi; ma anche Francesco Barozzi (che gli dedicò, nel 1572, la sua Rythmomachia), Bartolomeo Ugolino Pacini (che lo scelse come destinatario del De iuris scientiae laudibus, nel 1574) e il conte Giuliantonio Ercolani (che nel suo trattato di calligrafia del 1571, dedicato a Gabriele Paleotti, utilizza anche il nome di Camillo tra gli esempi di applicazione della scrittura cancelleresca). Emblema del rapporto che intercorse tra Paleotti e molti degli intellettuali allora attivi a Bologna, o a essa legati in vario modo, è poi il Tumulus (Bologna, G. Rossi, 1597), la raccolta di componimenti poetici in suo onore curata, a qualche anno di distanza dalla sua morte, da Giulio Segni e indirizzata al cardinale Cinzio Aldobrandini.
La continua applicazione allo studio degli antichi codici e al commercio con gli uomini di lettere si accompagnò allo zelante impegno politico a favore del governo cittadino. Tra il 1541 e il 1594 fu sette volte gonfaloniere di giustizia e sei volte ambasciatore del Senato a Roma. Il suo coscienzioso impegno a favore della città non mancò di procuragli qualche disavventura – come successe durante il gonfalonierato nel 1567, quando la troppa sollecitudine lo pose in aperto contrasto con Pio V e con il suo rappresentante a Bologna, causandogli una sospensione decennale dalla carica di senatore (poi rientrata grazie all’intervento in suo favore del fratello Gabriele) – e qualche amarezza. Ciò nonostante non negò mai sé stesso e le proprie risorse al bisogno della patria.
Rimase attivamente coinvolto negli affari della città anche in età avanzata, fino alla morte, avvenuta nel marzo 1594.
Oltre a essere un attivo mecenate Paleotti fu egli stesso autore di operette di vario genere, che rimasero sempre manoscritte. Fonte principale di informazione sui suoi lavori è lo spoglio del fondo Paleotti dell’Archivio Isolani. Sappiamo che fu autore di una Galliae descriptio; di una Tridentinae urbis descriptio, composta tra il 1562 e il 1563 e dedicata al fratello; di una Vita manoscritta e altri memoriali relativi alla sua famiglia; di alcune considerazioni riguardanti l’opportunità di fornire Bologna di nuove fortificazioni. I due lavori più impegnativi furono sicuramente il trattato De republica bononiensi libri tres, composto sul finire degli anni Ottanta del XVI secolo, e il dialogo in giornate De mendacio, cui fu occupato tra il 1592 e il 1594 e di cui fu approntata anche una versione volgare. I tre libri De Republica rappresentano il suo lavoro più importante, per il legame strettissimo intrattenuto con la difficile situazione politica maturata a Bologna nel corso del pontificato sistino e per la natura dei temi trattati: il richiamo all’essenza pattizia della società, fondata sul rispetto delle leggi, al quale sono tenuti tanto i governanti quanto i governati; l’accento posto sul dovere da parte del sovrano di mantenere la parola data e di agire per il bene comune della respublica; infine l’insistenza sulla natura contrattualistica della soggezione di Bologna al potere sovrano, sulla base dei capitoli di Niccolò V.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio Isolani, Fondo Paleotti (v. la descrizione in P.O. Kristeller, Iter Italicum. Accedunt alia itinera, V. Alia Itinera III and Italy III …, London-Leiden 1990, pp. 501-511). V. inoltre i fondi dell’Archivio di Stato di Bologna relativi al Senato e alla corrispondenza scambiata con l’ambasciatore a Roma; G. Ercolani, Essemplare vtile di tutte le sorti di lettere cancellaresche correntissime..., s.l., s.e., 1571, p. 17; F. Barozzi, Il nobilissimo et antiquissimo giuoco Pythagoreo nominato Rythmomachia ..., Venezia, G. Percacino, 1572; B.U. Pacini, De iuris scientiae laudibus, ab eodem publicis scholis habita oratio, Bologna, G. Rossi, 1574; G. Segni, Camilli Palaeoti senatoris Bononiensis viri clarissimi tumulus ..., Bologna, eredi di G. Rossi, 1597; P.E. Luchini, Oratio in funeribus Camilli Palaeotti, clarissimi senatoris ..., ibid. 1597; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna …, Bologna 1670, p. 574; Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, I, Roma 1773, pp. 335-368; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, p.te II, Modena 1778, pp. 152 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 6 s., 9; VI, ibid. 1788, pp. 237-241; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 269; M. Medici, Memorie storiche intorno le Accademie scientifiche e letterarie della città di Bologna, Bologna 1852, pp. 39 s.; G. Guidicini, Cose notabili della Città di Bologna …, II, Bologna 1869, p. 108; IV, ibid. 1872, p. 290; V, ibid. 1873, p. 210; Id., Miscellanea storico-patria bolognese…, Bologna 1872, pp. 49, 108 s.; Id., I Riformatori dello Stato di Libertà della città di Bologna …, II, Bologna 1876, pp. 58 s.; A. Sorbelli, Carlo Sigonio e la Società tipografica bolognese, in La Bibliofilia, XXIII (1921-22), n. 1, pp. 95 s.; M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, I, Bologna 1926, p. 298; II, ibid. 1927, p. 80; E. Pastorello, L’epistolario manuziano. Inventario cronologico-analitico (1483-1597), Firenze 1957, pp. 179, 315; P. Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), I-II, Roma 1959-67, ad ind.; Notizie e insegne delle accademie di Bologna da un manoscritto del secolo XVIII, a cura di M. Fanti, Bologna 1983, pp. 15, 33; E. See Watson, Achille Bocchi and The Emblem Book as symbolic form, Cambridge-New York 1993, pp. 55, 59, 153; A. Gardi, Lo Stato in provincia. L’amministrazione della Legazione di Bologna durante il regno di Sisto V, Bologna 1994, ad ind.; A. De Benedictis, Repubblica per contratto. Bologna: una città europea nello Stato della Chiesa, Bologna 1995, ad ind.; A cumulative index to Volumes I-VI of Paul Oskar Kristeller’s Iter Italicum, Leiden-New York-Köln, 1997, s. vv. Paleotti Camillo e Paleotti Camillo the younger; A. De Benedictis, Paradoxeurs, flateurs, seducteurs. Adulatori del principe nella prima età moderna, in Dai cantieri della storia. Liber amicorum per Paolo Prodi, a cura di G.P. Brizzi - G. Olmi, Bologna 2007, pp. 428-430; G. Bartolucci, La Repubblica ebraica di Carlo Sigonio. Modelli politici dell’età moderna, Firenze 2007, ad ind.; I. Bianchi, La politica delle immagini nell’età della Controriforma. Gabriele Paleotti, teorico e committente, Bologna 2008, ad ind.; A. De Benedictis, True and false liberty. Instruction for a sovereign pope (1589). C. P.’s De Republica Bononiensi, in Storicamente, VIII (2012), www.storicamente.org (anche in Storicamente. Laboratorio di storia, I [2012], pp. 245-252); Id., «Libertas» e «res publica» tra potere temporale e potere spirituale. Bologna nel ’500-’600, in Les altres guerres de religió: Catalunya, Espanya, Europa, segles 16-19, Girona 2012, pp. 81, 83-94, 96-98, 102 s.; I. Bianchi, Iconografie accademiche. Un percorso attraverso il cantiere editoriale delle Symbolicae Quaestiones di Achille Bocchi, Bologna 2012, ad ind.