CELEBRANO, Camillo
Figlio di Francesco, non se ne conosce la data di nascita, ma si hanno notizie della sua attività tra il 1780 e il 1828. Evidentemente formato dal padre, ne fu dignitoso continuatore soprattutto nella piccola plastica presepiale e solo in parte nella porcellana. Difatti, se la prima notizia che di lui si ha è quella dell'assunzione come modellatore nella Real Fabbrica di Napoli nel 1780, quando era ancora il padre a tenerne la direzione artistica, le opere che con qualche fondamento gli si attribuiscono lo mostrano partecipe dell'indirizzo neoclassico affermato nella manifattura da D. Venuti e da F. Tagliolini fin dal 1781, anno in cui il padre, incapace di rinnovarsi nonostante gli sforzi compiuti, fu sostituito. Egli conserva tuttavia qualche inflessione tipica dei modi paterni soprattutto nella prima produzione, quella del decennio 1780-90, cuiappartiene l'elegante gruppo policromo col Ratto d'Europa della collezione De Ciccio del Museo nazionale di Capodimonte a Napoli. Ma il grosso della sua attività, durata, salvo l'interruzione del 1709, fino al dicembre 1806, quando il governo francese chiuse la manifattura per affidarne poi la gestione al Poulard-Prad, consistette nella produzione, comune agli altri modellatori, di statuine e gruppi in biscuit riproducenti sia le sculture antiche del Museo borbonico, sia quelle della collezione Farnese, sia le altre provenienti dagli scavi di Ercolano. Tra questi biscuits gli vengono generalmente assegnati Chirone e Achille, il gruppo col Supplizio di Dirce e quello con il Giudizio di Paride del Museo nazionale di S. Martino a Napoli (Minieri Riccio, pp. 398-401, 403, cita molti lavori, anche "grandi", eseguiti nel 1804 e nel 1806).
Intanto, almeno dal 1788, il C., che era pure pittore, dovette insegnare disegno presso il Real Collegio: lo attesta una sua "supplica" al re del 12 marzo di quell'anno, con la quale chiedeva che gli venisse concesso di lavorare presso la Real Fabbrica solo di mattina, desiderando applicarsi nel pomeriggio al disegno. Tuttavia della sua attività di pittore restano solo la notizia che intorno al 1790 fu ammesso nella corporazione, quella che tra il 1800 e il 1802 ne fu prefetto e l'altra della conferma nella carica per il triennio 1806-1809. Difatti è solo una supposizione del Borrelli che siano suoi due quadri con Scene di stregoneria nella Galleria nazionale di palazzo Barberini a Roma, anche se essa non è priva di fondamento, in quanto sulla veste di un personaggio del primo quadro figura la stessa sigla "C. C." che appare nella pettiglia di una figurina di Pastore in adorazione (Roma, coll. privata) certamente del Celebrano.
È, questa, una delle non poche figure di presepe del C., che costituiscono la sua produzione più significativa, quella nella quale, dopo un primo periodo di stretta osservanza dei modi paterni, testimoniata da Giovane di mezzo carattere, da Coppia di uomo e donna e da Rustico, rispettivamente delle collezioni Laino, Pucci ed Enzo Catello di Napoli, pur ripetendo i temi cari al padre, con il quale anzi in questo campo collaborò sempre, pervenne ad una più accentuata caratterizzazione, specie dei "vecchi". Tuttavia, se nell'affiancare ai pastori i ritratti dei committenti fu capace in questi di acute penetrazioni psicologiche - esemplari quelle del Ritratto di vecchio del Bayerische & Nationalmuseum di Monaco, della Coppia di sposi della collezione Mancini (Napoli) e dei Fidanzati della raccolta Bersani (ibid.) -, nella resa delle altre figure giunse ad una vera e propria tipizzazione, che però mantenne sempre uguale. E questa, mentre ebbe un suo sapore nelle figure, oltre che di vecchi, di uomini e di gruppi di famiglia - si ricordino, tra gli altri, l'Uomo presso il cancello del presepe della reggia di Caserta, Rustico barbuto e due Giovani rustici del Museo di S. Martino -, fu piuttosto scialba nelle figure di donne, tutte dal nasino all'in su e colorate con tinte chiare, per evidente influenza della contemporanea pratica della porcellana.
Dell'artista, che in occasione dei festeggiamenti per il rientro dei Borboni a Napoli nel 1815 fu incaricato di realizzare delle "macchine giulive", sappiamo ancora che modellò ben quarantaquattro pastori del presepe di Francesco I. Ma i rapporti con la casa reale non furono solo questi, se l'ultima notizia che abbiamo del C. è quella dell'acquisto che il 26 giugno 1828 egli fece, per conto del re, di un gruppo raffigurante la Caccia alla bufala. Erano rapporti che continuavano evidentemente quelli che i Borboni avevano avuto con il padre e che, nonostante le sue minori doti, sono testimonianze significative della stima di cui l'artista godette.
Non si hanno notizie della sua morte.
Bibl.: C. Minieri Riccio, La Fabbrica della porcellana in Napoli e sue vicende, Memoria letta all'Accademia Pontaniana...,Napoli 1878, passim; C. Lorenzetti, L'Accademia di Belle Arti di Napoli (1752-1952), Firenze 1952, pp. 191, 292; E. Romano, La porcellana di Capodimonte, Napoli 1959, pp. 116, 124, 146, 187, 188, 190; G. Morazzoni-S. Levy, Le porcellane italiane, Milano 1960, p. 126; F. Strazzullo, La corpor. Dei pittori napol., Napoli 1962, pp. 26, 31; Il presepe Cuciniello. Mostra di "pastori" restaurati (catal.), Napoli 1966, pp. 38, 53, 55; O. Ferrari, Porcellane ital. del Settecento, Milano 1966, pp. 62, 160, 161; E. Catello, Francesco Celebrano e l'arte nel presepe napoletano del '700, Napoli 1969, pp. 42, 46, 74, 77, 84, 90, 95, 97, 99, 101; G. Borrelli, Il presepe napoletano, Roma 1970, pp. 98, 104, 190 s., 193; F. Strazzullo, Le lettere di L. Vanvitelli…, III,Galatina 1977, p. 739; A. Carola Perrotti, La porcellana della R. Fabbrica Ferdinandea, Napoli 1978, ad Indicem; L. Buccino Grimaldi-R. Cariello, Le porcellane europee nel museo Correale…, Cava dei Tirreni 1978, pp. 140, 142, 154, 157; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 263.