BOCCACCI (Boccaccino), Camillo
Figlio di Boccaccino e di Adriana di Farfengo, nacque a Cremona nel 1504 (nell'inventario dei beni ereditati dal padre, steso nel 1526, è dichiarato di ventidue anni: A. Puerari, Boccaccino, Milano 1957, pp. 219 s.). Le uniche notizie che lo riguardano sono connesse alle sue opere. Morì a Cremona il 2 genn. 1546.
Il Grasselli cita un manoscritto del padre Arisi che attribuisce a un figlio del B., Boccaccino (II), un affresco che non gli appartiene in nessun modo. Nessun altro biografo locale accenna a questo figlio.
È ovvio che il B. fu avviato alla pittura dal padre, e come questi aveva introdotto a Cremona le prime nozioni di Giorgione e Raffaello, così egli fu il primo dei cremonesi a orientarsi verso la pittura parmense volgendosi al Parmigianino e dando l'avvio al manierismo cremonese con gli affreschi della chiesa di S. Sigismondo (1535-37). L'acceso cromatismo della pittura del B. risale a quella inclinazione verso i veneti che era iniziata alla fine del secolo precedente con suo padre, e che in quegli anni faceva capo - per lui - a Tiziano. Questo si desume dalla restituzione al B. (Gregori) del quadro ora nella Galleria di Praga e già a Cremona nella chiesa di S. Maria del Cistello (Madonna e santi, datato 1525: la cimasa con il Padre Eterno con cherubini è nella Pinacoteca di Cremona) e delle ante d'organo della chiesa di S. Maria di Campagna di Piacenza (ora nella chiesa di S. Vincenzo), con l'Annunciazione e i profeti Davide e Isaia, del 1530.
Il dipinto di Praga, datato 1525, è in stretta relazione con la pala Pesaro di Tiziano, che il B. avrebbe visto nello studio del pittore. Qualche elemento dossesco non turba il classicismo cromatico oramai orientato sull'erede di Giorgione, dopo che la folata romantica dei pittori della navata centrale del duomo di Cremona aveva spazzato via le nostalgie quattrocentesche superstiti ancora negli affreschi paterni. L'attribuzione a Tiziano dell'Annunciazione delleante di Piacenza, fatta nel 1925 dal Longhi (Saggi e Ricerche, 1925-1928, Firenze 1967, pp. 12, 18 nota 13) è di per sé indice della qualità dell'opera, che, nell'impostazione trasversa, risente del Pordenone, operoso in quello stesso periodo tra Piacenza e Cortemaggiore.
Richiami al Pordenone, a Raffaello e al Dosso sono nella Madonna in gloria e santi, firmata e datata 1532, già nella chiesa di S. Bartolomeo a Cremona e ora a Brera. Nella Madonna col Bambino, firmata, della Pinacoteca di Cremona (proveniente dalla demolita chiesa di S. Domenico), secondo qualche biografo locale il cartiglio avrebbe recato la data 1530, ma certe involuzioni formalistiche parmigianinesche e alla Giulio Romano sembrano allontanarla dagli anni delle ante d'organo di S. Maria di Campagna e della pala di Brera, e sorprendono il B. in un momento di trapasso dalla fase veneziana a quella più gloriosa degli affreschi della chiesa di S. Sigismondo, terminati nel 1537. Essi decorano il catino dell'abside, la volta e le pareti del presbiterio, l'incorniciatura delle finestre. La Gregori gli attribuisce le volte della prima cappella a sinistra e della seconda a destra a partire dal transetto.
Pur nella consapevolezza delle infiltrazioni delle tendenze pittoriche che premevano da Parma e da Mantova, nel presbiterio di S. Sigismondo, il B. annunzia a Cremona una pittura nuova, personalissima, che costituirà la lezione fondamentale per l'arte dei Campi. Nell'Eterno in gloria e gli Evangelisti come nell'Adultera e nella Resurrezione di Lazzaro, eleganze e stilismi già d'inflessione manieristica sbocciano in un comporre ondeggiante, macchiato, su alterni schermi di luce, con ampi riporti d'ombra, con straordinari effetti illusionistici. L'ardimento delle forti contrapposizioni cromatiche e qualche precorrimento di cangiantismo impongono ai dati della cultura parmigianinesca e mantovana una caratterizzazione audacissima di stile, che fanno del B. "uno dei grandi inventori di forme artistiche nell'ambito totale del movimento manieristico" (Gregori).
Ai disegni restituiti al B. dal Parker e dalla Gregori sono da aggiungere l'Adultera della coll. Rasini e la Resurrezione di Lazzaro all'Ambrosiana di Milano.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, pp. 583 s.; VI, ibid. 1881, p. 493; A. Lamo, Discorso intorno alla scultura e alla pittura..., Cremona 1595; A. M. Panni, Distinto rapporto..., Cremona 1762; G. B. Zaist, Notizie istoriche de' Pittori…, Cremona 1774, pp. 129-139; G. Aglio, La pittura... della città di Cremona, Cremona 1794, pp. 52, 177, 178; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1796, II, p. 353; L. Corsi, Dettaglio delle chiese di Cremona, Cremona 1819, pp. 166 s.; V. Lancetti, Biografia cremonese, Cremona 1820, II, pp. 374-380; B. Vidoni, La pittura cremonese, Milano 1824, pp. 49 s.; G. Grasselli, Abecedario biografico..., Cremona 1827, pp. 55 s.; Cremona, Bibl. governativa: L. Lucchini, Studi sulla vita e sulle opere di C. B. (1894), ms.; E. Schweitzer, La scuola pittorica cremonese, in L'Arte, III (1900), pp. 41-46; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, 6, Milano 1923, pp. 785, 800-811; C. Bonetti, Not. genealogiche riguardanti la famiglia Bochaci, in Note e appunti di storia cremonese, Cremona 1924, pp. 64-66; K. T. Parker, C. B..., in Old Master Drawings, XII (1938), 48, pp. 51 s.; A. Puerari, La pinacoteca di Cremona, Cremona 1951, pp. 77 s.; M. Gregori, Traccia per C. B., in Paragone, IV (1953), 37, pp. 3-18; G. T. Faggin, Un capolavoro di C. B., in Emporium, CXXXVIII (1963), pp. 23 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 130 (con ult. bibl.).