ANTONA TRAVERSI, Camillo
Nato a Milano il 27 nov. 1857, fratello di Giannino, nel 1880 si laureò in lettere all'università di Napoli. L'A. si fece presto notare per le numerose pubblicazioni di studi critici con documenti inediti su Boccaccio, Foscolo, Leopardi. In disaccordo con il padre, ricco latifondista lombardo, contrario al suo matrimonio, l'A. fu costretto a provvedere alle proprie necessità economiche; abbandonata una vita fino allora priva di preoccupazioni, fu per undici anni professore di letteratura italiana nel collegio militare di Roma. Iniziata una attività di commediografo con l'atto unico Il matrimonio di Alberto (1881), l'A.si rivelò fecondo scrittore di teatro, incontrando il favore del pubblico, seppur spesso tra notevoli contrasti di critica. Rimasto coinvolto in un processo per cambiali false, vittima di abili sfruttatori, fu costretto a emigrare per evitare un mandato di cattura (C. Antona Traversi, Per l'onore e la verità, memoria defensionale innanzi alla Corte d'Assise di Bologna, s. l.[ma Londra] 1899). Le vicende di questo doloroso periodo si riflettono in L'assolto (1903) e Strazzini (1906). Stabilitosi definitivamente a Parigi nel 1907, fu segretario generale dei teatro di Gabrielle Réjane fino al 1918. Morta la celebre attrice, l'A. conobbe serie difficoltà finanziarie. Entrato quindi nel Théitre du Grand Guignol, diretto da C. Choisy, vi fece rappresentare molti suoi atti unici (La fiancée, Don Matteo, En bordée, La Venus masquée, La pieuvre, Le Baillon): egli è il solo autore italiano che abbia portato un serio contributo a quel teatro, diretto erede del teatro libero di André Antoine, chiuso nel 1896. Intensa fu anche la sua attività di critico teatrale; redattore di interessanti memorie, scrisse le biografie delle più famose attricì dell'epoca. Saltuariamente l'A. si dedicò anche al teatro di operetta: scrisse il libretto di Frine (musica di G. Tofano, 1890); di Yvonne, in collaborazione con C. Vizzotto (musica di V. Ranzato, 1912); della Du Barry, in collaborazione con E. Golisciani (musica di E. Camussi, 1912). A Parigi fu anche corrispondente di molti giornali. Ritornato negli ultimi anni agli studi critici, aveva intenzione di scrivere una grande opera su G. D'Annunzio, "destinata a far rumore efar testo". Morì il 30 ag. 1934, a Saint-Briac (Ille-et-Vilaine), ove fu sepolto.
Difetti principali dell'A., palesi anche nei suoi lavori di studioso di letteratura, sono l'eccessiva versatilità e l'incapacità di concentrarsi seriamente, così che poco di lui merita di essere ricordato. Infaticabile ricercatore dì documenti, acquistò indubbie benemerenze nel campo degli studi foscoliani e leopardiani, ma i pochi dati veramente interessanti risultano sommersi da inni, ierevoli inutili particolari: l'utilità dei suo lavoro, tuttavia, è confermata da G. Carducci, che in una sua lettera esprimeva all'A. il proposito di sfruttare le sue pubblicazioni leopardiane, delle quali faceva "gran conto" (G. Carducci, Lettere, in Ediz.Naz., XX, Bologna 1957, p. 74). Anche in campo teatrale l'A. acquistò una discreta notorietà, mai liberandosi tuttavia dai difetti caratteristici del dilettante; pur dotato di un buono spirito di osservazione e di un commovente entusiasmo, egli non ha lasciato al teatro opere notevoli. L'A. apparteme al teatro verista, i cui esponenti più notevoli, ciascuno a suo modo, subirono l'influenza del secondo naturalismo francese e, specialmente, dei teatro sperimentale di E. Becque. Ma il verismo dell'A. rimase velleitario: raramente fu tradotto in realtà; tipica, in questo senso, è la sua commedia più nota, Le Rozono, rappresentata con molte difficoltà al Teatro Valle di Roma (1891). In essa l'A. porta sulla scena il corrotto mondo delle mantenute, la cui descrizione rimane però superficiale, scadendo in una sterile rappresentazione del mondo galante, che gli valse l'accusa, immeritata, d'immoralità: un certo brio e un'atmosfera di giovanile spontaneità riescono a mascherare le incertezze, le esagerazioni e la mancanza di una salda costruzione scenica. Coraggioso è anche il tema di Danza macabra (1893), ove l'A. affronta un torbido mondo degli affari, ma dove ancora una volta rivela la sua incapacità, propria di gran parte dei teatro vahta, di approfondire lo studio dei caratteri. Più felice risulta l'ispirazione in Parassiti (1899), da motti considerata la sua opera migliore, i cui personaggi, tipici rappresentanti del mondo degli sfruttatori, hanno un'indubbia carica di vitalità. Sempre ispirandosi alla tendenza verista, l'A. adattò per il teatro alcune note opere lettorarie: Resurrezione di L. Tolatoi (19o2), L'Edera di Grazia Deledda (in coll. con la stessa Deledda, 1909), Vautrin di Balzac (1913).
Opere: Le opere teatrali dell'A. sono quasi tutte inserite nel Teatro di C. A. T., voll. 7, Palermo 1911-1922. Fra i suoi studi critici, ricordiamo: Della patria, della famiglia e della povertà di Giovanni Boccaccio, risposta a Francesco Corazzini, Firenze 1881; I genitori di Giacomo Leopardi, scaramucce e battaglie, voll. 2, Recanati 1887-1891; Spigolature classiche leopardiane, I, Parma 1889; Ugo Foscolo (in collab. con A. Ottolini), voll. 4, Milano 1927; Studi e documenti sopra Ugo Foscolo, Bologna 1930; Vita di Gabriele D'Annunzio, voll. 2, Firenze 1933. Fra le sue traduzioni, è importante quella di A. Antoine, I miei ricordi sul teatro libero, Milano 1923. Altre pubblicazioni dell'A. sono: L'Histoire du Grand Guignol, Paris 1928; Le grandi attrici del tempo andato, voll. 3,Torino 1929; La verità sul teatro italiano dell'Ottocento, Udine 1940 (postumo).
Bibl.: M. Mondadori, Note di critica drammatica, Catania 1889, pp. 28-33; G. Ruberti. Storia del teatro contemporaneo, II Bologna1928. pp. 553-557; F. Colutta, Cultori e critici della storia della letteratura italiana: C. A. T., in Riv. letteraria., VII(1935), pp. 14-17; A. Mortier C. A. T., in Etudes Italiennes, n. s.,V (1935), pp. 106-108; L. Tonelli, Il teatro contemporaneo italiano, Milano s. d. [ma1936], pp. 128-130, 163; U. Ojetti. Alla scoperta dei letterati, Firenze1946, pp. 208-216; Encicl. dello Spettacolo, I pp. 701-703; Dir. Univers. d. letterat. contemporanta, I, pp. 146-147.