AGRIPPA, Camillo
Nato a Milano, fu ingegnere, matematico, trattatista di scherma. Quando egli giunse a Roma, nell'ottobre 1535, Si discuteva nell'ambiente dei tecnici sul trasporto del grande obelisco in piazza S. Pietro; il lavoro veniva allora studiato da Antonio da Sangallo e dallo stesso Michelangelo. L'A. presentò un suo ampio progetto corredato da un modello in scala degli impianti necessari per il trasporto.
Secondo questo progetto - Trattato di trasportar la guglia in su la piazza di S. Pietro, Roma 1583 - l'obelisco doveva essere spostato in posizione verticale, evitandosi così le operazioni di abbattimento e di successivo sollevamento.
Si occupò anche di idraulica, realizzando a Roma, al Pincio, un notevole impianto di sollevamento di acqua. Appassionato di matematica, anche quando si occupò di arte militare, nel Dialogo del modo di mettere in battaglia presto et con facilità il popolo di qual si voglia luogo con ordinanze et battaglie diverse, Roma 1585, dedicato ad Enrico III di Francia, l'adoperò ampiamente con l'intento di facilitare i conteggi. Uomo di vari interessi (inventò pure un sistema per la pesca dei coralli), nel 1553, a Roma, l'A. pubblicò un Trattato di scientia d'arme, con un dialogo di filosofia, dedicato a Cosimo de' Medici duca di Firenze.
Quest'opera, la più complessa ed importante tra quelle composte dall'A., rappresenta un radicale rinnovamento rispetto all'Opera nova chiamata duello di Achille Marozzo (Modena 1536), che pure l'A. tenne presente, creando una nuova arte del duellare: la scherma basata sull'uso della spada "di punta", anziché "di taglio" così da portare le stoccate per linee interne, in modo rapido ed immediato, accompagnando i colpi e le finte con opportuni movimenti del tronco e delle gambe. In questa nuova concezione schermistica si inquadrano la trattazione dell'"in quarto" e gli accenni all'"a fondo". Quest'ultimo per la prima volta appare nell'opera dell'Agrippa.
Le illustrazioni del Trattato, incise in rame (quella a c. 2 reca il ritratto dell'A.), sono di incerta attribuzione; potrebbe esserne autore quel Baldo Perogino che incise parte del trattato sull'architettura di A. Labacco.
Tra le sue opere si ricordano ancora: uno scritto di astronomia, Modo di comporre il moto della sfera, ecc., Roma 1575; il Dialogo sopra la genera tione de' venti, baleni, tuoni, ecc., Roma 1584; le Nuove inventioni sopra il modo di navigare, Roma 1595; La virtù, dialogo sopra la dichiarazione delle cause de' moti, Roma 1598.Il Mazzuchelli, che trae la notizia da A. Chacon (Ciaconius), scrive che l'A. avrebbe composto, ma non pubblicato, alcuni dialoghi De muniendis arcibus et inexpugnabilibus adversus quorumcumque hostium impetum reddendis.
L'A. morì a Roma, probabilmente poco dopo il 1595.
Fu forse suo parente il Marco Agrippa, milanese, al quale, il 16 febbr. 1567, veniva concessa, con motu proprio di Pio V, la privativa per la fabbricazione di tavoli da scrivere trasformabili in letti e trasportabili in viaggio; in altro documento questo Marco, che il Thieme-Becker qualifica architetto, è dato come Marcantonio.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 221; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, col. 7; II, 2, Mediolani s.d., col. 1931; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1870, coll. 9-11; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma, I, Milano 1881, pp. 68, 367; J. Gelli, Bibliografia generale della scherma, Milano 1895, pp. 600; Id., L'arte dell'armi in Italia, Bergamo 1906, pp. 80-90; M. Bendiscioli, Vita sociale e culturale, in Storia di Milano, X, Milano 1957, pp. 384 ss.; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 137; Encicl. Ital., I, p. 994.