LEMONNIER, Camille
Scrittore belga, nato a Ixelles (Bruxelles) il 24 marzo 1844, morto a Bruxelles il 13 giugno 1913.
Al rinnovamento letterario belga che si affermava intorno al 1880, il L. portò il suo fecondo e geniale contributo, non solo con opere intese a illustrare direttamente gli aspetti artistici e morali della sua terra (Nos Flamands, 1869; La Belgique, 1887, animata e pittoresca descrizione del suo paese), ma soprattutto con la sua fertile ed esuberante arte narrativa.
Nei suoi primi romanzi di sensibilità naturalista, rinvigorita dall'esempio di Zola e di Maupassant, il L. si foggiava un tipo di prosa calda, ricca e irruente, in cui traduceva quel suo realismo crudo, audace e perfino brutale. Ne sono dominati, tra i libri più significativi: Un mâle (1881), forse il romanzo più forte e stilisticamente più unitario; Les concubins (1885); L'hystérique (1885); Happe-Chair (1886), che investe con visione originale la vita grigia e dura dell'operaio; Madame Lupar (1888), ecc. Ma, col prevalere delle sue qualità descrittive e pittoriche, si evolveva anche la sua concezione estetica, temperandosi in un più riposato e più lirico sentimento della vita, dell'anima umana e soprattutto della libera e rigogliosa natura (Au cœur frais de la forêt, 1899; Le sang et les roses, 1900; Le vent dans les moulins, 1901; Comme va le ruisseau, 1903; Le droit au bonheur, 1904). Delicate e deliziose sono le sue pagine per bambini: Bébés et joujoux (1880); La comédie des jouets (1888); Les histoires de huit bêtes et une poupée (1888). Penetranti sono alcuni suoi saggi di critica d'arte (Gustave Courbet, 1878; Peintres de la vie, 1888).
Bibl.: B. M. Woodbridge, Le roman belge contemporain, Bruxelles 1930; H. Liebrecht e G. Rency, Histoire illustrée de la littér. belge de langue française, 2ª ed., Bruxelles 1931.