BARROT, Camille-Hyacinthe-Odilon
Uomo di stato francese, nato a Villefort (Lozère) il 19 settembre 1791, morto a Bougival (Seine-et-Oise) il 6 agosto 1873. Avverso nello stesso tempo alla rivoluzione e alla reazione, il B. si trovò naturalmente all'opposizione, quando la restaurazione mostrò di ignorare che c'era stata una grande rivoluzione; fu quindi difensore, col Constant, di Wilfred Regnault e sostenne, in difesa di alcuni protestanti, che "la legge deve essere la difesa e la protezione di tutte le religioni senza identificarsi con alcuna". Sotto Carlo X (1824-30), pur non desiderando né una nuova rivoluzione né un sovvertimento delle basi costituzionali della Monarchia, accettò la presidenza dell'associazione Aide-toi-le-ciel-t'aidera (1827), che fu proprio una di quelle che condussero alle giornate del luglio 1830; e toccò a lui di accompagnare il re a Cherbourg verso l'esilio. Nominato prefetto della Senna, si dimise nel febbraio 1831 e prese attiva parte alla politica come deputato de l'Eure.
Oratore di razza, egli non aveva né profonde convinzioni politiche né abilità di condotta; monarchico ma repubblicaneggiante, voleva, certo, la monarchia, ma circondata da controlli e limitazioni allora più che mai incompatibili con l'istituto monarchico, e però contribuiva a determinare situazioni, che poi non sapeva utilizzare ai proprî fini e che spesso trovava lontane dalle proprie intenzioni. Così, combatté Casimir Périer, appoggiò Thiers tanto nel 1836 quanto nel 1840 contro Guizot, e si mantenne poi all'opposizione per otto anni circa, non prevedendo la rovina della monarchia orleanista neppure il fatale 24 febbraio 1848 quando, per placare gl'insorti, Luigi Filippo nominò un ministero Thiers-Barrot.
Luigi Napoleone, eletto presidente della Repubblica, non poteva non servirsi di un uomo che tante simpatie suscitava e che poteva essere poi facilmente sacrificato; e se ne servì dal dicembre 1848 all'ottobre 1849, per non rivolgersi, in seguito, mai più a lui. Il colpo di stato del 2 dicembre 1851 e la proclamazione dell'Impero, l'anno dopo, trovarono B. disorientato e avvilito, anche perché vedeva compromessa quella politica estera d'intesa con l'Inghilterra che egli aveva sostenuto con calore. Si avvide tardi che il colpo di stato era lentamente maturato tra le lotte civili e che egli stesso in parte vi aveva contribuito. Proprio alla vigilia degli avvenimenti del 1870, quasi ottantenne, si lasciò indurre da Émile Ollivier ad avvicinarsi all'Impero "liberale", nella speranza che le concessioni liberali del 1867 e del 1869 avrebbero sicuramente avviato l'Impero verso mete meno lontane da quelle che, in sessant'anni di lotta, egli aveva sognato. Dopo il 1870, non gli parve di poter domandare più nulla alla vita; Thiers lo nominò presidente del consiglio di stato nel 1872.
Opere: De la centralisation et de ses effets, Parigi 1861; L'organisation Judiciaire en France, Parigi 1872; Mémoires posthumes, 4 voll., Parigi 1875-76.
Bibl.: Guizot, Mémoires pour servir à l'histoire de mon temps, voll. 8, Parigi 1858-1867; L. Blanc, Histoire de dix ans (1830-1840), voll. 5, Parigi 1841-44; J. Hillebrand, Geschichte Frankreichs, voll. 2, Gotha 1877-79; A. De Falloux, Mémoires d'un royaliste, voll. 2, Parigi 1888; Renard, La République de 1848, Parigi 1906; Ernest-Charles, Les Hommes de 1848: Odilon Barrot, Parigi 1899; C. Seignobos, Hist. polit. de l'Europe contemp., 2ª ed., Parigi 1923.