Vedi CAMARINA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CAMARINA (Καμάρινα, Camarīna)
Colonia siceliota fondata da Siracusa nel 600-599 a. C., alla foce dell'Hypparis. Con la sua fondazione si realizzava il disegno territoriale siracusano di pervenire ad uno sbocco sulla costa meridionale della Sicilia, attraverso un corridoio - tra il blocco siculo della cuspide meridionale e la zona d'influenza di Gela - segnato dalle precedenti colonie di Acre e di Casmene (Monte Casale). C. ebbe vita non lunga, tormentata, per i contrasti tra le sue aspirazioni di indipendenza e la politica siracusana volta a considerarla una sua punta avanzata, nonché per le mire, su di essa, della prossima città di Gela. Più volte distrutta e ricostruita, continuò ad esistere fino al tempo della prima guerra punica (258 a. C.), dopo la quale il sito restò deserto, e gli abitanti dovettero in parte dar vita al centro costiero di Cancana, in parte riversarsi nell'entroterra, nel posto attuale di Còmiso.
C. promette - in relazione con le sue distruzioni ben datate - accertamenti stratigrafici di preciso riferimento cronologico. Più che le modeste tracce di un tempio in antis e delle mura, conviene notare gli elementi architettonici emersi dalla colmata della vicina palude, per la quale, a seguito di una delle distruzioni - forse quella di Gelone nel 484 a. C. - sembra siano stati adoperati gli avanzi degli edifici sacri, con procedimento rituale affine a quello della cosiddetta colmata persiana dell'acropoli di Atene. Notevoli fra questi una figura di cavaliere che coronava, sul frontone di un edificio arcaico, il primo dei kalyptères egemònes (museo di Siracusa). La necropoli (arcaica a N, classica ed ellenistica a S-E) ha restituito gran numero di ceramiche attiche ed italiote, conservate principalmente nel museo di Siracusa. Qualche ceramica, alcuni frammenti architettonici e varie iscrizioni sono custodite nel locale Antiquarium della Villa Pace. La monetazione di C. ha inizio verso l'anno 461 a. C. con una emissione di litre (Atena e Nike) e di dracme (elmo corinzio su scudo rotondo e palma nana, fra due schinieri) notevoli per nettezza di volumi e semplicità di ritmo. Seguita con tetradracmi (testa di Eracle e quadriga) di un tipo elaborato, con accenti particolari, da tre diversi incisori, il più recente dei quali firma Exakestidas (v.). Un nuovo didracma reca nel dritto la testa efebica del fiume Hypparis e nel rovescio la figura della ninfa eponima della palude (figlia dell'Oceano, Pindaro, Olimp., v, 4) veleggiante su di un cigno, una fra le più felici composizioni monetali.
Bibl.: J. Schubring, Kamarina, in Philologus, XXII, 1873, p. 490 ss. (trad. di A. Salinas, in Arch. stor. sicil., VI, 1881); P. Orsi, C., in Mon. Ant. Lincei, IX, 1899; XIV, 1904; B. Pace, C.: storia, topografia, archeologia, Catania 1927; G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946, p. 93 ss.
(† B. Pace)
Nel maggio e giugno 1958 è stata condotta sull'acropoli di C. una prima regolare campagna di scavi. Immediatamente a O del tempio di Atena, tuttora parzialmente conservato, è stata scoperta un'area sacra del iv-iii sec. a. C. la cui fronte occidentale utilizza i resti di un lungo muraglione a grossi blocchi accuratamente squadrati, forse fronte di un altare o avanzi di un peribolo di età arcaica.
Abitazioni private e condotte d'acqua sono state rintracciate in più punti ed appartengono alla C. timoleontea del IV sec. a. C. Alla punta N-O dell'acropoli verso il mare è stata scoperta una torre che costituisce l'inizio di un sistema di difesa di tutta l'acropoli, apparentemente del V secolo. Questa torre, che difendeva l'accesso dal lato del mare, ha rivelato nella sua parte più bassa uno strato di grano e orzo, bruciato forse nella distruzione del 484 a. C. La torre, distrutta ancora dai Cartaginesi, fu poi occupata da abitazioni. Delle mura dell'acropoli verso terra è stato rinvenuto un ampio tratto crollato, del quale faceva parte un blocco decorato da uno scudo ovale a rilievo. Avanzi delle mura più tarde sono stati scoperti sul litorale, costruite in piccole pietre. Tombe a inumazione e a incinerazione sono state saggiate nella necropoli del IV sec. a. C.
(A. di Vita)
Iconografia. Ninfa del mare, da cui prese nome la città omonima sulla costa meridionale della Sicilia (Pind., Olimp., v, 4). La personificazione della città, nelle sembianze, appunto, di ninfa marina, appare su monete d'argento che vanno dal 461 a. C., anno in cui i Geloi la ricostruirono (dopo la distruzione del 484 per opera di Gelone), al 405 a. C., quando venne nuovamente distrutta dai Cartaginesi. Due sono i tipi della sua iconografia:
1. - Giovane donna adagiata su di un cigno che si alza in volo sulle onde, indicate o dalla stilizzazione di spirali ricorrenti o da uno o più pesci.
2. - Testa femminile con i capelli sciolti, sphendòne, orecchini e collana e con un pesce ai due lati del collo.
Il primo tipo è il più frequente e compare ininterrottamente, a parte qualche variazione e qualche aggiunta (la figura femminile talvolta è seminuda, talvolta vestita di lungo chitone e ampio himàtion, ecc.). Il secondo tipo è meno antico (si ritrova dal 430 a. C.): deriva da monete siracusane, tanto che l'autore del conio di alcune di queste monete di C. è stato supposto Eukleidas, incisore di monete siracusane.
Monumenti considerati. - I. Brit. Mus., Cat. Greek Coins. Sicily p. 36, n. 16; p. 37, n. 17, 18, 19; B. V. Head, Hist. num.2, p. 113.2. Brit. Mus., Cat. Sicily, p. 37, n. 20; p. 38, n. 21-25. Monete siracusane: G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946, p. 216 e tavv. vi-viii.
Bibl.: J. Schubring, Kamarina, p. 506 ss. (tradotto da A. Salinas, in Archivio Storico Siciliano, 1881); St. R. Poole, The Coins of C., 1873; L. Forrer, The Weber Collection, I, Londra 1922, p. 259 ss.; B. Pace, C.: Storia, topografia, archeologia, Catania 1927.
(G. Sgatti)