CAMARILLA
. La parola spagnola - che vale piccola camera, ed ha origine dall'antisala della camera reale, dove si riuniva la guardia del re - si usò la prima volta in Spagna per indicare quel gruppo di favoriti che attorniarono Ferdinando VII dopo il suo ritorno sul trono nel 1814, ed esercitarono sul debole animo di lui un sinistro influsso, determinandone in gran parte l'assolutismo esagerato e l'accanimento contro i liberali. Formarono tal camarilla il nunzio Gravina, il canonico Ostolaza, anima volgare di delatore, l'arcidiacono Esicóquiz, antico aio del re, il duca dell'Infantado creato presidente del Consiglio di Castiglia, e poi il duca di Aragona Ramírez de Arellano, don Antonio Ugarte, uomo di bassissimi natali, e Pietro Collaso detto Chamorro cioè testa rasa, già acquaiolo della fonte di Berro, poi entrato nel servidorame di corte, che divertiva il re con le sue buffonerie. È rimasta poi la parola camarilla, a indicare accolta di favoriti, che, senza preparazione, senza capacità e senza alcun riconoscimento ufficiale, occultamente hanno influenza sul governo della cosa pubblica.
Bibl.: M. Lafuente, Historia general de España, XVIII, Barcellona 1889, p. 174 seg.; M. Hume, Historia de la España contemporanea (1788-1892), tradotta dall'inglese, Madrid s. a., p. 183 seg.; A. Salcedo, Historia de España, Madrid 1914, p. 570.