CALZA (da un ipotetico calcea lat., da calceus; fr. bas, chaussette; sp. calceta, media; ted. Strumpf, Socke; ingl. stocking, hose)
Indumento che ricopre il piede o la gamba, anche sin oltre il ginocchio, e serve a proteggere dal freddo e dallo sfregamento delle estremità contro la tomaia della scarpa.
Storia. - In Roma le persone deboli o effeminate avvolgevano le gambe in fasce, dette fasciae crurales, o tibialia (quando non rimontavano oltre il ginocchio) o feminalia (quando coprivano le cosce). Queste fasce erano anche spesso adoperate da contadini, cacciatori, gladiatori, ecc., (v. calzoni) e oggi rivivono nelle nostre mollettiere.
Durante il primo Medioevo le calze sono generalmente di panno, spesso tagliato in un sol pezzo con i calzoni, che infatti in francese vengono chiamati haut-de-chausses (letteralmente "alto delle calze"). Le calze a maglia, però, vengono comunemente usate soltanto dopo il sec. XVI, e non è possibile precisare il periodo in cui avvenne la separazione del vestito dalla calza. Si crede che l'uso delle calze risalga a una moda italiana: l'industria sarebbe sorta a Venezia, che sarebbe stata anche la culla del tessuto a maglia. Quadri italiani ci rappresentano calze, usate nell'abbigliamento nel Rinascimento; in quelli, ad esempio, del Carpaccio e dell'Angelico vediamo assai spesso figure di paggi indossanti calze aderentissime, quasi sempre nere o rosse. Anche pittori d'oltralpe, in ritratti o in altri dipinti, ci raffigurano abbigliamenti con fasce colorate che coprono le estremità inferiori.
Le prime calze di seta che apparvero in pubblico sarebbero quelle che il delfino di Francia Enrico (poi Enrico II) portò nel giorno delle sue nozze con Caterina de' Medici (1533), ricevute in omaggio dal conte Arundel. Calze di seta furono pure viste in Francia nel giorno delle nozze della sorella di Enrico II, Margherita, con Emanuele Filiberto di Savoia (1569). La regina Elisabetta d 'Inghilterra avrebbe portato calze a maglia (1561), prezioso omaggio di lady Montagu, che divenne sua fornitrice prescelta. Si trattava allora d'indumenti da re; e la fabbricazione era a mano, con i comuni e noti ferri da calze. Fu soltanto nel 1609 che il reverendo William Lee di Cambridge inventò - a quanto si narra, per far piacere alla sua bella e per evitarle il lungo noioso lavoro dell'agucchiare - la prima rudimentale macchina per fare maglie e calze; ed è questa l'opinione più diffusa e probabile, benché l'invenzione sia da altri attribuita a un operaio di Nîmes o all'inglese William Rider (1564). Il Lee non trovò fortuna nel proprio paese e si recò in Francia, dove a Rouen fondò un laboratorio che in breve divenne floridissimo.
Sotto Luigi XIV un meccanico francese, certo Hindret, per invito di Colbert, avrebbe carpito il segreto: sta di fatto che egli fondò a Parigi una manifattura che è considerata come la prima importante fabbrica di calze.
La specialità delle calze più eleganti, tessute in seta e variegate di disegni a varî colori, spetta nel Cinquecento all'Italia e alla Spagna; tanto è vero che si offre a Enrico VIII d'Inghilterra un paio di calze di Spagna, come grande rarità. Il lusso che, all'epoca del Rinascimento, fiorisce nelle corti d'Italia e di Francia ha naturalmente riflesso anche su questo ramo dell'abbigliamento; gli uomini portano calze guarnite in alto da trine ricadenti sul ginocchio, le donne portano calze trapunte, tutte a fiorami d'oro e d'argento. Negli statuti accordati alla corporazione dei maglieri da Enrico IV (1608) i mercanti magliai erano menzionati sotto il nome di aumulciers-mitoniers. Si regolavano in detti statuti anche i particolari tecnici della fabbricazione. La maglieria aveva il suo stemma azzurro e argento, con cinque navi d'argento (alla fine del sec. XVIII, a Parigi, la corporazione contava 550 aderenti). Verso la fine del sec. XVI troviamo già calze di seta ricamate a colori. Nel Settecento gentiluomini e abati portano calze di seta attillatissime, nere per questi ultimi, mentre i vescovi le portano viola, uso rimasto sino ai giorni nostri. In seguito la fabbricazione delle calze divenne comune, specialmente in Francia e in Inghilterra, e i perfezionamenti dei telai consentirono diminuzioni di costi e miglioramenti del prodotto.
Al principio dell'Ottocento, dopo la temporanea abolizione delle calze avutasi all'epoca del Direttorio e del Consolato, per la mania d'imitare le mode romane, si afferma per lunghi anni, per le donne, la moda delle calze bianche, che possono essere di cotone o di seta, leggiere come ragnatele, o solidamente lavorate a mano con grosso filo; mentre gli uomini portano calzette colorate e più corte. Ma nel 1857 comparvero le prime macchine circolari per la lavorazione delle calze. Nel 1869 Franz e Pope lanciarono la loro prima macchina circolare a mano, capace di eseguire le diminuzioni, cioè di modellare la forma della gamba, del calcagno e della punta. Nel 1872 il Griswold apportò quei perfezionamenti che ancor oggi persistono. In seguito si crearono negli Stati Uniti le prime macchine circolari automatiche che contribuirono a creare quelle dei nostri giorni.
Dal 1880 al '90, Parigi, al posto delle calze bianche, impone le calze nere, con esclusione assoluta delle calze fatte a mano; la calza nera dev'essere a macchina, leggerissima, flessibilissima, possibilmente di seta, e quanto più trasparente è possibile. Subito dopo la guerra mondiale vengono di moda le calze chiarissime, color noce o color grigio in principio, poi addirittura color carne, che hanno soprattutto lo scopo di dar l'illusione del nudo. La moda ha creato una così cospicua varietà di sfumature in ogni colore, e si mostra così inesorabilmente esigente nel volere l'accordo perfetto fra i varî accessori dell'abbigliamento - calze, scarpe, borsetta, guanti - che la spesa delle calze, per una signora elegante, si è ormai più che decuplicata dal tempo dell'anteguerra, tanto più che le calze fini, carissime, sono spesso molto velate e non possono quindi durare molto. Da tutto ciò s'è generato naturalmente, uno sviluppo inatteso e gigantesco nella fabbricazione e nel commercio mondiale delle calze. Da qualche anno, poi, la calza a mano è stata rimessa in onore dallo sport che, ad esempio, richiede per le escursioni alpinistiche, per le gite in sci, per il gioco del calcio, ecc., calzerotti a maglia, varî di colore e di disegno, grossi e densí a maggior difesa del piede della gamba.
Industria. - Produzione tecnica. Dal punto di vista tecnico, le calze possono essere fabbricate con i seguenti metodi:
a) tagliate, cioè fatte con tessuto a maglia in pezza, e poi tagliate con forbici o a mezzo di fustelle;
b) diminuite con cucitura, cioè sagomate nel telaio in modo da ottenere la forma della gamba, del tallone e del piede (si producono soprattutto con telai tipo Cotton);
c) senza cucitura, eseguite con tessuto tubolare con rigonfiamenti che servano per il tallone e la punta (fatte con macchine circolari automatiche);
d) diminuite senza cucitura, eseguite e sagomate in macchina con tessuto tubolare (eseguite su macchine rettilinee a mano o a motore, con diminuzione automatica).
Le calze da uomo sono prevalentemente fabbricate col metodo c, quelle da donna sono pure prodotte con questo sistema, nella grande maggioranza, ma la calza da donna in avvenire sarà prodotta col metodo b. Ciò perché la calza fabbricata su telai Cotton è su tutta la lunghezza costituita da maglie regolari in relazione ai varî diametri che assume la gamba dalla caviglia alla coscia, mentre la calza fabbricata su circolari automatiche è un tubo lievemente sagomato, che assume la forma definitiva mediante stiramento su apposite forme metalliche riscaldate a vapore, ed è quindi meno durevole in seguito a questa deformazione artificiale.
La maggior parte delle calze che si producono attualmente (probabilmente il 90% della produzione totale) si fa senza cucitura, ma la clientela fine preferisce la calza diminuita, e negli Stati Uniti le curve del consumo sono fortemente ascendenti per le calze tipo Cotton, e discendenti per quelle senza cucitura.
Dati statistici. - In Italia le prime fabbriche sorsero verso il 1870-80, ma soltanto verso il 1900 si può dire si affermi l'industria delle calze nel nostro paese. Nel 1912 vi erano venti grandi calzifici, con un capitale investito di 5 milioni di lire, 5000 operai, 2000 macchine, consumo di 1.100.000 di kg. di filato ogni anno, produzione 3 milioni di paia di calze del valore di 10 milioni di lire (di cui 2 milioni di lire esportate). Nel 1912 l'importazione era ancora notevole: 500.000 dozzine di paia di calze di cotone e filo, 30 mila dozzine di calze diverse, per un valore di 31/2 o 4 milioni le prime, 100-400 mila lire le seconde. La guerra diede un enorme incremento all'industria: nel 1922 troviamo 70 calzifici. Di questi, 55 censiti davano una produzione di forse 12 milioni di dozzine di paia, possedevano 7880 macchine, utilizzavano 2045 cavalli di potenza e occupavano 10300 persone.
Nel 1925 un'inchiesta dell'Associazione cotoniera dava 115 calzifici esistenti (di cui oltre metà in Lombardia) con 5435 macchine circolari e 1566 tubolari, 623 rettilinee a mano, 546 rettilinee a motore, 90 telai per elastici, 152 telai Cotton e 769 altre macchine. Si producevano 75 mila quintali annui di calze di cotone, si pagavano 40-45 milioni di lire di salarî, si occupavano 12 mila operai.
Nel 1928 esistevano 317 calzifici con 21.542 operai, oltre alle numerosissime macchine sparse nelle case per la produzione artigianale, che sfugge alla statistica. La produzione attuale può essere calcolata a 24 milioni di dozzine annue di calze per un valore di 850 milioni di lire, con un consumo di 180 mila quintali di filato.
Nel 1913 l'Italia importava 2753 quintali di calze, nel 1926, 4225 quintali; l'esportazione è salita da q. 1109 a 10.189. Il centro dell'industria italiana delle calze è il Bresciano (nel 1926, 58 calzifici con 8670 persone occupate e una produzione di 6 milioni di dozzine di paia).
La produzione mondiale di calze è valutata 400-500 milioni di dozzine all'anno (3 paia di calze per abitante). Prima della guerra il principale paese produttore era la Germania, per le calze di cotone. Oggi sono gli Stati Uniti d'America (104 milioni di dozzine nel 1925), mentre la produzione della Germania supera di poco i 50 milioni di dozzine, la Gran Bretagna arriva a 25, cioè quanto l'Italia, e in Oriente si fa minacciosa la concorrenza giapponese, specie per l'articolo ordinario.
La calza si va diffondendo dove arriva la civiltà, e l'industria produttrice vedrà presto aumentare i proprî mercati di consumo, specialmente per l'articolo grossolano in cotone.
Le macchine. - La meccanica tessile odierna ha prodotto ordegni perfezionati, capaci di fabbricare automaticamente le calze, sia da uomo sia da donna, con finta cucitura, finta diminuzione, finto orlo su macchine circolari (sulla formazione della maglia v. maglieria). Dal punto di vista tecnologico, le macchine per calze automatiche circolari si compongono di un cilindro fisso formante un letto di aghi; questi sono alzati e abbassati da una scatola cilindrica portante le camme. La scatola viene animata di movimento circolare alternativo; il cilindro quindi forma la calza completamente tubolare, salvo che presso la caviglia, dove il restringimento di diametro è ottenuto dall'accorciamento della maglia per mezzo dell'abbassamento del cilindro rispetto alla scatola delle camme. Altri tipi hanno cilindro girevole e camme fisse. La gamba della calza così prodotta è sagomata, fino a un certo punto, col diminuire della lunghezza delle maglie, mentre il tallone e il piede sono eseguiti mettendo fuori funzione, gradatamente, metà degli aghi della macchina, per poi rimetterli in lavoro. Al momento di cominciare la magliatura del tallone e della punta, si trasforma il movimento circolare in movimento di va e vieni con la metà degli aghi soltanto, e si restringe quindi a ogni oscillazione fino a rimettere in funzione la metà degli aghi. Si riprende allora la magliatura tubolare per il piede e si fa seguire la punta, eseguita come il tallone. La macchina quindi riprende a fabbricare una nuova gamba, senza interruzione. Si separano gli articoli tagliando il tessuto tra una calza e l'altra. Quindi la punta viene rimagliata, si dànno gli ultimi tocchi alla calza, la quale, dopo la tintura, passa al reparto stireria, dove viene sagomata a mezzo di forme speciali.
Le macchine tipo Cotton, o Paget, o Linard o Auroy (dette telai rettilinei con aghi a becco) producenti le calze diminuite, constano di parecchie teste, talvolta fino a 36, ognuna delle quali fabbrica una calza. Vi sono due sistemi di fabbricazione del piede, detti rispettivamente sistemi francese e inglese. In ambedue i procedimenti il lavoro s'inizia facendo un ribordo all'alto della calza ed eseguendo poi la parte diritta, della lunghezza richiesta, della gamba, sagomata secondo le necessità. Per eseguire poi il piede inglese il tessuto viene diviso in tre strisce con cimose (le due esterne formano il tallone e quella di mezzo la parte superiore del piede). Nella fabbricazione del piede francese le strisce del tallone sono eseguite senza la parte superiore del piede. I telai in parola sono di due specie: per la lunghezza delle gambe, e per la soletta. Si ha poi la rifinitura, fatta ricucendo la gamba della calza su macchine dette sopraggitto.
Bibl.: v. maglieria.