CALVI (A. T., 35-36)
Antico capoluogo della Balagna, nella parte settentrionale della Corsica, oggi capoluogo di arrondissement, è una pittoresca cittadina, sul lato occidentale del golfo omonimo. Conta 2586 ab., in gran parte agricoltori e pescatori, e si compone di due parti, la Cittadella e la Marina. La prima è la vecchia città genovese dalle case alte e scure, costruite sopra un promontorio granitico che s'avanza nel mare. Cinta di mura, ha chiesa parrocchiale del 1528 (che custodisce lo storico crocifisso esposto sui bastioni durante l'assedio del 1553); il palazzo dei governatori genovesi, ora ridotto a caserma, e il forte del Monzello da dove, nelle serate limpide, si scorge il profilo delle Alpi Liguri. La Marina si sviluppa sulla spiaggia ai piedi della Cittadella ed è una borgata nuova, ridente, a vie strette, ma assai animate. Vi si trovano la sottoprefettura, il municipio e la chiesa di S. Maria. Una gettata di 60 m., costruita nel 1897, permette ai piccoli vapori, che fanno servizio periodico con Nizza e con Marsiglia, di accostare alla riva. L'attività commerciale della cittadina è ben scarsa, essendo stata questa in gran parte assorbita dalla vicina Isola Rossa, fondata dal Paoli. Calvi è capolinea della ferrovia per Ponte Leccia a Bastia (km. 121) e ad Aiaccio (km. 138).
Storia. - Non risale, come centro abitato, oltre il sec. XIII, quando un Giovanni degli Avogarî (o Avvocati), genovese, si fortificò sul poggio disabitato ove fu poi Calvi e ne fece un centro di difesa. Il luogo fu in seguito conteso aspramente tra le famiglie genovesi stanziate a Capocorso, tanto che la popolazione, stanca, nel 1278 si diede in signoria a Genova coi medesimi privilegi di cui già godeva Bonifacio. La sorte di Calvi resta da allora, e fino alla metà del sec. XIV, congiunta a quella di Genova per quanto sulle prime non sia ben consolidato il dominio del comune sul nuovo baluardo, come appare dalla mancanza di podestà genovese in Calvi: primo di cui rimanga traccia è un Antonio da Carmo intorno alla metà del sec. XIV. Ma dalla metà del '300, quando il dominio della repubblica si limita in Corsica a Bonifacio e Calvi, questa diventa la base del governo e della dominazione genovese, sovrapponendosi anche a Bonifacio, e tale rimane sino alla costruzione di Bastia. Ormai governatore di Corsica e castellano di Calvi sono la stessa persona. Abitate in buona parte da Genovesi, rette da un podestà mandato da Genova, con proprî statuti e organizzazione comunale, esenti da imposte e libere nei commerci, tutelate da convenzioni che furono conservate e rinnovate anche dal Banco di San Giorgio allorché si sostituì nei diritti al Comune, le due città, e Calvi in particolare, si fecero un vanto della costante fedelta al governo genovese. Unica città della Corsica che non cessa di appartenere a Genova sino al 1768; e a cagione appunto di questo devoto attaccamento alla repubblica Pasquale Paoli non la favorì. Fedele alla Francia come era stata a Genova, resisté tenacemente agl'Inglesi e capitolò soltanto nell'agosto 1794. L'anno successivo era ripresa definitivamente dalla Francia. In mezzo alla torbida anarchia feudale che agitò in frenetiche convulsioni tutta l'isola, la piccola cittadina fu singolare eccezione e caratteristico esempio di stabile continuità di vita e di governo.
Bibl.: Ambrosi, Histoire des Corses et de leur civilisation, Bastia 1914; U. Assereto, Genova e la Corsica, in Giornale storico letterario della Liguria, 1900 e, a parte, Bastia 1902.