CALMETA, Vincenzo Colli, detto il
Nato a Castelnuovo Scrivia circa il 1460, fu poeta di scarso valore, ma seppe cattivarsi la benevolenza di cospicui personaggi, e visse alle corti di Milano, di Mantova e di Urbino. Scrisse un'opera Della volgar poesia in nove libri, che conosciamo solo per il cenno fattone dal Bembo, dal Castelvetro e da G. M. Barbieri, nella quale negava la fiorentinità della nostra lingua, sostenendo, in pratica, l'uso della lingua cortigiana, cioè parlata nel Cinquecento alle corti d'Italia. Questa, conclude il Rajna, "non era una lingua, ma bastava esuberantemente a suscitarne l'apparenza... E se ci si chiude entro certi confini di luogo e più ancora di tempo, qualcosa da arieggiare un uso veniva pure a disegnarsi". Il C. morì nel 1508.
Bibl.: V. Cian, Dizionarietto biografico, s. v., nell'ed. del Cortegiano del Castiglione, Firenze 1929; P. Rajna, La lingua cortigiana, in Miscellanea linguistica in onore di G. Ascoli, Torino 1901, pp. 295-314; F. Neri, Nota sulla letterat. cortigiana del Rinascim., in Bulletin Italien, VI (1905), p. 1251 segg.