CALLONE (Κάλλων, Καλων nelle iscrizioni, forse per ortografia arcaica, Callon)
Si conoscono due scultori di questo nome. Il primo è di Egina: il tempo della sua attività, al principio del sec. V a. C., fu desunto dalla lettura paleografica della base di una statua con la sua firma trovata sull'acropoli d'Atene (Inscr. Gr., 2ª edizione, I, n. 501); perché le notizie di Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 49) e Pausania (III, 18, 7; IV, 14, 2; VII, 18, 10) sono contraddittorie. Pausania, (II, 32, 5) ricorda la statua d'Atena Steniade a Trezene e un tripode ad Amicle, presso Sparta, sostenuto dalle figure di Demetra e di Persefone (III, 18, 8).
Il secondo è di Elide. Due opere sue in Olimpia sono ricordate da Pausania (V, 27, 8; 25, 4): un Ermete col caduceo, dedicato da Glaucia da Reggio, di cui si trovò un notevole frammento della base con l'iscrizione (Loewy, Inschr. griech. Bildh., n. 33), databile per la paleografia verso la metà del sec. V a. C., e le statue di un coro di 35 fanciuli di Messina, con le figure del maestro e del suonatore di flauto, che erano periti in mare mentre si recavano a Reggio per una festività religiosa, come usavano fare ogni anno: le statue in bronzo erano state offerte dai concittadini per ricordare il disastro. Il sofista Ippia, eleo, verso il 450, compose in memoria del fatto un'elegia che fu scolpita sul basamento delle statue.
Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIX, Lipsia 1926.