CALLIROE (Καλλιρόη o, più spesso, Καλλιρρόη)
Parola greca che indica un'acqua "dal bel corso", o la "bella sorgente". Riferita a una personalità mitologica, a una ninfa, essa attesta sia l'aspirazione dei Greci a personificare gli aspetti della natura, sia la loro tendenza a fare oggetto di culto le acque sorgive.
Poeti e mitografi greci conoscono perciò una copiosa serie di ninfe con questo nome, per lo più figlie di qualche fiume. Esiodo ci parla della più illustre, C., figlia dell'Oceano (concepito dagli antichi come un fiume) e di Teti, moglie di Crisaor e madre di Gerione ed Echidna. Apollodoro ci ricorda una prima C. figlia dell'Acheloo, fiume dell'Acarnania e sposa di Alcmeone, rappresentata appunto come una giovane ninfa su monete acarnane; e una seconda C., figlia dello Scamandro e madre di Cleopatra, Ilo, Assaraco e Ganimede. Sulle leggende tarde di una C. figlia di Lico re di Libia, e di una C. di Calidone e dell'amore di Coreso per lei, v. rispettivamente Plut., Vitae, 23 e Paus., VII, 21.
La più nota delle sorgenti antiche recanti il nome di Calliroe è quella che fluisce in riva al fiume Ilisso, a sud-est dell'acropoli di Atene, ai piedi della collina di Agre. Essa è anzi considerata come la più antica fontana di Atene. La Calliroe dell'Ilisso viene in tal modo considerata una cosa sola con la 'Εννεάκρουνος (la fontana "dalle nove bocche"), costruzione monumentale dell'età di Pisistrato (metà sec. VI a. C.). Secondo altri, l'Enneakrounos doveva sorgere non a est, ma a ovest dell'Acropoli, nel quartiere basso di Limnai, dove gli scavi hanno restituito tracce di una fontana.
Bibl.: K. Lahe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, coll. 1669-72; H. W. Stoll, in Roscher, Lexicon d. gr. u. röm. Mythol., II, i, 929-30; V. B. Head, Hist. Num., 2ª edizione, Oxford 1911, 311 segg.; W. Judeich, Topographie von Athen, Monaco 1905, p. 179 segg.