CALIPSO (gr. Καλυψώ, lat. Calypso)
Ninfa che, secondo l'Odissea, raccoglie nella sua isola Ulisse, che vi è giunto naufrago, e, presa d'amore, ve lo trattiene sette anni, per quanto egli aneli alla patria e alla moglie, finché non riceve da Zeus per mezzo di Hermes il comando di lasciarlo andare. Il poeta di questa parte dell'Odissea trae partito dal diffuso motivo del viaggiatore che in paese lontano gode l'amore di una donna soprannaturale. Ma C., a differenza dell'altra amatrice divina di Ulisse, Circe, non è maliarda, per quanto abbia poteri divini; né l'isola remota in cui abita è un Elisio. C. ha tutta l'aria di essere invenzione personale di un poeta e non vecchia figura leggendaria. Solo in passi tardi dell'Odissea è attestato il nome del padre, Atlante (v.). L'isola nella quale abita, Ogigia ('Ωγυγίη), non è localizzata esattamente; si sa solo che essa è lontanissima dagli uomini; ma alcuni particolari del viaggio di Ulisse fanno pensare che il poeta la collocasse nell'ignoto mare occidentale. Si aggiunga che non c'è traccia in tutto il mondo greco di un culto di C. e che essa non figura in leggende né in rappresentazioni figurate sicure. Il nome di un'Oceanina nella Teogonia esiodea (v. 359) può essere stato attinto all'Odissea. Ancor meno conta che nell'appendice alla Teogonia (1017 segg.) siano nominati due figli che C. avrebbe avuti da Ulisse, Nausitoo e Nausinoo, e che il poeta della commedia di mezzo, Anassila, abbia parodiato questa parte dell'Odissea in una commedia Calypso. C'è solo una difficoltà: par sicuro che l'episodio di Circe nell'Odissea imiti quello di C. Bisognerà dunque supporre che il poeta di C. abbia attinto alla leggenda di Circe, il poeta di Circe al poeta di C., che è ipotesi un po' complicata. Quando i viaggi di Ulisse furono localizzati nell'occidente italico schiuso alla colonizzazione greca, si identificò Ogigia o con Gaudos (presso Malta) o con l'isoletta Nufea presso la costa illirica o con un'altra isola presso Lacinio.
Bibl.: O. Immisch, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, II, 940 seg.; v. anche Lamer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, col. 1772 segg. e Robert, Griech. Heldensage, Berlino 1926, pp. 1372 segg. e 1393-1396. Sulla sua natura di pura creazione poetica meglio di tutti, Meuli, Odyssee und Argonautika, Basilea 1921, p. 60 segg. (contro Güntert, Kalypso, Halle 1919, che si fonda sul nome [da καλύπτω, "velo"] per far di Calipso un'antica dea dell'oltretomba). Per le relazioni tra il canto di Calipso e quello di Circe è ancor sempre fondamentale Wilamowitz, Homerische Untersuchungen, Berlino 1884, p. 115 segg.; sul carattere secondario della genealogia, p. 16 segg.; ivi pure sul significato aggettivale di Ogigia, in modo non persuasivo. Questa parte è ben confutata da Kranz, in Hermes, 1915, p. 93.