CALIFORNIA (A. T., 127-128)
Vasta regione della parte sud-occidentale dell'America del Nord. Il nome, che risale al romanzo spagnolo Las Sergas de Esplandián (principio del sec. XVI), deriva probabilmente dall'immaginario paese di Califerne, di cui è ricordo nella Chanson de Roland (v. 2924). Applicato dai primi Spagnoli che vi posero sede (Ximénez 1533) alla penisola americana detta ora Bassa California, si estese più tardi verso nord ad abbracciare un vasto territorio lungo il Pacifico. La parte meridionale, peninsulare, appartiene attualmente al Messico, mentre la parte settentrionale costituisce uno degli stati dell'Unione nordamericana.
Esplorazioni. - La scoperta spagnola della California consegue alla conquista del Messico compiuta da Fernando Cortés. Difatti in una spedizione inviata da lui a riconoscere la costa lungo il Pacifico (1533), il pilota Fortuno Ximénez condusse la nave ad una nuova costa a occidente, quasi all'estremità meridionale della penisola californiana. Il Cortés vi pervenne in seguito con una squadra (1535) ancorando alla baia oggi detta de la Paz. Prima di lasciare il Messico, invia ancora Francisco de Ulloa, che con due navi esplora (1539-40) quasi tutto il Mar Vermiglio, poi gira a S. il Cabo S. Lucas, risalendo esternamente la penisola fino all'isola Cedros e forse anche più a nord. Nello stesso anno 1540 Fernando de Alarcón navigò il gran golfo fino allo sbocco d'un fiume, probabilmente il Colorado stesso; e attesta egli e documentano le carte chiuso quivi il lunghissimo seno. Il nome di California è esteso poi più a N. dalla spedizione di Juan Rodríguez Cabrillo (1542), morto il quale, il suo pilota B. Ferrel continua la scoperta fin oltre il Capo Mendocino. Quivi si arrestano per parecchi lustri le scoperte spagnole, né molto più innanzi va nel 1579 la nemica scorreria dell'inglese Francis Drake, trascorso fin qui saccheggiando, e insediatosi per poco tempo nella baia di San Francisco o poco più a nord. Qualche maggiore progresso fa nel 1602 lo spagnolo Sebastiano Vizcaíno, la cui novella però d'una gran foce scoperta a 43° N. (?) trae a singolari errori i cartografi: una carta del 1622 congiunge infatti questa immaginata foce con l'estremità più interna del Mar Vermiglio, mutando in isola la California che da parecchi decennî era pur nota come penisola. Questo errore delle carte è corretto solo più tardi da Eusebio F. Chino, gesuita, il quale, tentate nel 1687 le prime poco fruttuose missioni nella penisola e trasferitosi poi con assai maggiore successo nella Sonora, riconosce il corso inferiore del Colorado ed accerta perentoriamente (1700) la chiusura del Mar Vermiglio e la peninsularità della California. L'esplorazione ulteriore, condotta con maggiore alacrità dagli Spagnoli nella seconda metà del Settecento, ebbe poi spinta rapidissima dal governo degli Stati Uniti dopo il 1848; solo la parte peninsulare, arida e inospite, rimasta al Messico, è ancor oggi imperfettamente conosciuta.
Stato di California.
È il maggiore dei tre stati dell'Unione nordamericana sul Pacifico (A. T., 140-141), il secondo, come ampiezza (410.019 kmq.), di tutta la repubblica. Salvo che nel breve tratto in cui lambiscono il Colorado (Arizona), i confini dello stato sono convenzionali, e anche per questo assai varie risultano le condizioni morfologiche. Il doppio allineamento dei rilievi longitudinali, che corre anche qui press'a poco parallelo al Pacifico, si annoda a nord nell'elevato altipiano delle Klamath Mountains (M. Shasta, m. 4383), esteso a O. fino al mare, e a S. nel gruppo dei Tehachapi Mountains (m. 1997), dove vengono a morire le ultime propaggini della Sierra Nevada, mentre la catena costiera continua, flettendosi verso SE., fino al Colorado, con la S. Gabriel Range e le S. Bernardino Mountains. Fra i due margini rilevati è la larga depressione coperta di sedimenti postpliocenici percorsa dal Sacramento e dal S. Joaquin, che rappresenta veramente il cuore della California; oltre essi, a NO. un abbastanza esteso tratto del Coast Range, a S. la cosiddetta California Meridionale, in cui alla poco elevata, ma ampia cimosa costiera si aggiunge, verso E., un esteso lembo del bacino del basso Colorado, comprendente anche la regione attorno al Lago Salton. Delle due barriere montuose, quella sul Pacifico, più bassa (meno di 2000 m.) e angusta, frangia il litorale con un lido compatto e importuoso, intaccato solo dalla profonda Baia di S. Francisco, attraverso la quale defluiscono all'Oceano le acque della Grande Valle (Great Valley); la Sierra Nevada, cadendo ripida (faglie) verso E., declina con pendio dolce dall'opposto lato, più ampia però e maestosa (varie creste superiori ai 4000 m.; M. Withney, m. 4420), con passi elevati (Donner Pass, m. 2170, Sonora Pass, m. 2933), incisa profondamente da gole fra le più pittoresche del continente (Yosemite Valley) e caratterizzata da un'abbastanza intensa azione glaciale (circhi, laghi), e da vasti espandimenti di rocce eruttive verso N. Notevole in California è l'ampiezza delle aree senza deflusso al mare (Mohave Desert): tra queste famosa la Death Valley che, oltre ad essere depressa sotto il livello del mare (-84), segna una fra le temperature più alte della superficie terrestre.
Grande è la varietà del clima, di cui è tuttavia generale una mitezza maggiore in confronto delle altre zone degli Stati Uniti, una meno accentuata oscillazione di temperatura, e maggiore asciuttezza e limpidità dell'aria, salvo che nelle immediate vicinanze dell'oceano. Le precipitazioni variano considerevolmente da zona a zona: oltrepassano i 1200 mm. nella Sierra Nevada, ma scendono al di sotto di 200 mm. nelle deserte plaghe del S., concentrandosi in complesso nel periodo novembre-marzo (70% del totale), con tendenza ad una maggiore regolarità man mano che si procede verso N. Tipico è il contrasto fra le condizioni climatiche della costa e quelle dell'interno: Eureka, sul litorale, ha una media temperatura annua di 10° 7, Red Bluff, nella Great Valley e press'a poco alla stessa latitudine, di 14°9; nel primo caso gli estremi oscillano fra 29°4 e −6° 7, nel secondo fra 45° 6 e −7° 8. Le quantità di pioggia sono rispettivamente di 1160 e 650 mm. all'anno. I minimi e massimi di temperatura coincidono, sulla costa, con febbraio e agosto, anziché con gennaio e luglio, com'è nell'interno. A S. Francisco il mese più caldo è il settembre (15°2), luglio essendo di 9° più fresco che a New York, tre gradi più a N.
La California costituisce un territorio di transizione fra le due grandi provincie biologiche del continente: la boreale e la sonoriana. Il mantello floristico passa dal dominio delle conifere a quello del chaparral e delle cactacee, ricco essendo ancora il patrimonio forestale (oltre 1/5 del territorio dello stato è coperto da boschi), che rappresenta anzi per questo riguardo una delle maggiori riserve degli Stati Uniti. Fra le essenze primeggiano Sequoia gigantea, Sequoia sempervirens, Pinus lambertiana, Thuja plicata, Picea sitchensis, Abies concolor, Abies magnifica, con alberature non di rado di proporzioni gigantesche. Il prodotto annuo del legname californiano si è aggirato negli ultimi anni intorno ai 100 milioni di dollari.
Conquistata nel 1848 con la guerra contro il Messico ed elevata a stato nel 1850, la California vide crescere rapidamente la sua popolazione dopo la scoperta (1848) dell'oro, che vi determinò uno straordinario afflusso di emigranti (argonauts) fra il 1850 e il 1854 e intorno al 1870 (aumento del 310% dal 1850 al 1860). Durante l'amministrazione spagnola le missioni francescane vi avevano curato poco più che la pastorizia, la quale vi è ancora fiorente; ma solo dopo determinatosi - in seguito alle tragiche delusioni dei cercatori - un deciso orientamento verso l'agricoltura, ebbe inizio il periodo di maggiore sviluppo della California, i cui progressi, relativamente superiori a quelli di qualunque altro stato dell'Unione, hanno dischiuso al paese un'era d'invidiabile prosperità. Accanto ai cereali, il cui raccolto è tutt'altro che trascurabile, si sono andate sviluppando nell'ultimo venticinquennio le colture specializzate (e fra queste il cotone), ma soprattutto quelle degli alberi da frutta: produzione per la quale la California tiene il primo posto negli Stati Uniti, non solo coprendo il fabbisogno nazionale, ma disponendo anche di larghi quantitativi per l'esportazione, con cui ha già conquistato i mercati europei. Caratteristica è fra tutte la coltivazione degli agrumi, nel S. della Great Valley e nella California Meridionale, quella dell'olivo, che si spinge a N. fino a Red Bluff (40°), e soprattutto quella della vite, che ha centro nella zona attorno a Fresno. Le misure proibizioniste, lungi dal comprometterne lo sviluppo, han dato largo incremento alla preparazione delle uve da tavola e delle uve secche. Tali progressi sono stati possibili in grazia anche del fervido impulso dato all'irrigazione artificiale (l'area irrigata è cresciuta del 1669% dal 1880 al 1926): in questo modo una buona parte dei territorî meridionali, prima ritenuti inutilizzabili, si sono trasformati in plaghe idealmente adatte ad ogni genere di coltura. L'allevamento rappresenta un considerevole cespite di ricchezza: lo stato conta oltre 400 mila capi di equini, mezzo milione di suini, 3½ milioni di ovini e oltre 2½ di bovini, dei quali circa 800 mila vacche da latte, che consentono il fiorire di una promettente industria casearia. Senza tener conto delle lane (in media 20 milioni di libbre nel periodo 1925-30), il prodotto annuo che se ne ricava si aggira intorno ai 150 milioni di dollari. Cospicuo è anche il reddito della pesca, per un tcrzo fluviale (Sacramento). Il prodotto si concentra a S. Francisco, che esporta annualmente pesce per un valore di 2-2½ milioni di dollari.
La California, per quanto passata al secondo posto nella produzione dell'oro fra gli stati dell'Unione (dopo il Colorado), è ottimamente fornita d'altre ricchezze: argento, rame, piombo, mercurio (2/5 del quantitativo mondiale), manganese, borace (Death Valley), asbesto, bismuto, lignite, marmi (S. Bernardino), pietre preziose, ecc., che nel 1926 rappresentarono un valore di 450 milioni di dollari. Fra tutte preminente, oggi, il petrolio (California Meridionale intorno a Los Angeles), il cui quantitativo rivaleggia con quello del Texas, segnando un beneficio di 400 milioni di dollari all'anno coi soli prodotti delle raffinerie.
Prima del 1860 non vi era manufatto che non dovesse essere introdotto dal di fuori; oggi la California conta circa 10 mila stabilimenti industriali, che dànno lavoro a poco meno di 300 mila operai, producendo per 370 milioni di dollari all'anno. Sono in prima linea le industrie meccaniche, cui seguono, in ordine d'importanza, quelle del legno, le alimentari, le distillerie e le industrie della carta; un enorme sviluppo ha preso pure l'industria cinematografica. Queste industrie sono accentrate in prevalenza nei distretti costieri, che fanno capo a S. Francisco ed a Los Angeles. Straordinario è stato il cammino compiuto in breve tempo, nello sfruttamento delle risorse idriche: con una potenza installata di circa 3 ½ milioni di HP, la California si è lasciata addietro gli stessi stati nord-atlantici, ciò che ha permesso di ridurre considerevolmente il costo dell'energia (presso a poco la metà di quello ch'è negli stati della Nuova Inghilterra) e perciò di porre questa più abbondantemente a servizio delle industrie. Il commercio, che si fa soprattutto dai due principali porti del Pacifico, è favorito, oltre che da ottime strade, da una buona rete ferroviaria che distende le sue maglie essenzialmente nella Great Valley: due tronchi transcontinentali (via Ogden a N., via Santa Fé a S.) sfogano il traffico verso gli stati centrali e occidentali dell'Unione, questi ultimi ormai avvicinati, del resto, per mezzo del Canale di Panamá.
La popolazione non toccava nel 1850 i 100 mila ab. in tutto lo stato; nel 1921 superava 3 milioni, oggi è calcolata a circa 5 (12 ab. per kmq.). Non meno alta che negli stati nord. atlantici è la percentuale della popolazione urbana (oltre il 70%), ciò che sta in rapporto con l'incremento preso nell'ultimo venticinquennio dalle industrie. I centri maggiori sono alla loro volta riuniti in buon numero intorno a S. Francisco (Oakland, Berkeley, Alameda, S. José, Palo Alto, Richmond, S. Leandro, S. Clara, S. Anselmo, S. Mateo, Vallejo) e a Los Angeles (Long Beach, Pasadena, S. Monica, Venice, S. Ana, Anaheim, Alhambra, Glendale), formando due distretti che oltrepassano ognuno il milione di abitanti. Gli altri si dispongono lungo la Great Valley (Sacramento, Fresno, Stockton, Bakersfield, Chico) o sulle rive del Pacifico (Eureka, Santa Cruz, Monterey, S. Barbara, S. Diego: quest'ultimo ha ormai più di 100 mila ab.), dove una delle principali ragioni del loro sviluppo è da ricercarsi nell'incremento enorme che ha avuto in California l'industria turistica e alberghiera. L'aumentare della popolazione urbana, ha assunto qui proporzioni fors'anche maggiori che in qualunque altra plaga degli Stati Uniti: nel decennio 1910-20, mentre S. Francisco vedeva salire il numero dei suoi abitanti del 22%, Oakland cresceva del 44%, Sacramento, la capitale dello stato, del 48%, Los Angeles e Fresno crescevano dell'81%, S. Diego dell'89% e Long Beach del 212%, fenomeno che non accenna a cessare. All'accrescimento ha contribuito in sostanza l'immigrazione, ma anche l'alta natalità e nuzialità, mentre la mortalità segna cifre sensibilmente più basse che per il resto dell'Unione.
Il rapido e per un certo tempo disordinato affluire dell'emigrazione ha imposto e seguita a imporre problemi delicati, dei quali il più grave rimane sempre quello degl'immigrati di colore. L'elemento indiano è ormai ridotto a proporzioni insignificanti; non così quello asiatico, e specialmente il giapponese, il quale rappresenta una parte notevole della popolazione, più ancora che per la sua entità numerica (circa 100 mila fra Cinesi e Giapponesi), per le funzioni che compie (colture specializzate, mestieri più umili), per la sua compattezza e per gl'interessi che sono in giuoco. La colonia italiana, che numerava un 25 mila individui prima della guerra, ha di poco accresciute le sue file negli ultimi anni, di fronte agli altri gruppi di europei, cui si contrappone una forte immigrazione dal Messico, dal Canada e dagli altri stati dell'Unione.
Bibl.: R. Putnam, California: the name, Berkeley 1917; J. Muir, Mountains of California, New York 1894; R. Willis, Physiography of the Californian Coast Range, in Bulletin. geol. Soc. of Am., XXXVI (1925), pp. 641-78; W. M. Davis, The rifts of Southern, in Americ. Journ. of Science, XIII (1927), pp. 57-72; C.F. Saunders, The Southern Sierras of California, Londra 1924; E. S. Holden, Recorded Earthquakes in California, Lower California, Oregon and Washington Territory, Washington 1887; R. J. Russel, Climates of California, Berkeley 1925; A. C. Mac Adie, The rainfall of California, Berkeley 1914; F. J. Smiley, A Report upon the Boreal Flora of the Sierra Nevada of California, Berkeley 1921; E. W. Gifford, Californian Anthopometry, Berkeley 1926; C. E. Chapman, The founding of Spanish California, New York 1916; O. C. Coy, California County Boundaries, Berkeley 1923; C. Dudley Warner, Our Italy, New York 1891; J. W. Hanson, American Italy, Chicago 1896; M. Austin e S. Palmer, California: the Land of the Sun, Londra 1914; R. K. Wood, The Tourist California, New York 1914; University of California, List of Printed Map of California, Berkeley 1887. Un gran numero di problemi speciali sono discussi nelle pubblicazioni periodiche delle tre università californiane: Univ. of California, Berkeley; Leland Standford Junior University, Palo Alto; University of South-California, Los Angeles, nonché nelle riviste, negli atti e nelle pubblicazioni degli enti statali, fra cui specialmente: Cal. Board of Foresty, Cal. Agricultural Experimental Station e Cal. State Mining Bureau.
Storia. - Periodo spagnolo. - Le ricerche archeologiche ed emografiche non hanno ancora potuto mettere in chiara luce le vicende del paese anteriori alla scoperta. Non è, forse, senz'altro da escludersi che nel sec. VI d. C. vi fossero venuti dei monaci buddhisti, e che l'Estremo Oriente (Cina e Giappone) avesse qualche nozione di questa parte della costa del Pacifico. Del resto, la scoperta degli Europei non ebbe, per quasi due secoli, conseguenze di qualche rilievo: tentativi serî di colonizzare il paese non furono fatti, né per via di mare, né per via di terra, come allargamento della colonizzazione nella Bassa California (v. sotto). Del resto, anche questa procedeva lentamente, e sulle orme del gesuita italiano Eusebio Chino preferiva avviarsi verso oriente lungo il Colorado. La penetrazione avviene anche nell'Alta California, per mezzo delle missioni religiose di gesuiti, domenicani, francescani. Soppressi i primi, le loro missioni furono assunte dai francescani, mentre, per ragioni unicamente politico-militari, la Spagna si decideva ad occupare anche qualcuno dei punti della costa (S. Diego nel 1769, Monterey nel 1770, S. Francisco nel 1776). Ma per ora, questi furono punti senza grande importanza per la storia del paese, malgrado gli sforzi del viceré della Nuova Spagna (Messico) Antonio Bucareli, il primo che intuì le possibilità di sviluppo della California. La vita venne veramente al paese dalle missioni francescane, specialmente per merito del pio ed energico padre Miguel José Serra (conosciuto col nome di Junípero Serra). Le missioni salirono a ventuna fra il 1769 e e il 1823; tutte disseminate lungo il cosiddetto "camino real", da San Diego a San Rafael, a nord di S. Francisco, tutte poco distanti dalla costa (la più lontana, Soledad, ne distava solo 30 miglia); ad esse la California deve la sua prima colonizzazione, i principî della sua agricoltura, dell'industria casalinga, la sua toponomastica, la caratteristica architettura delle sue chiese e delle sue case agricole, la civilizzazione degl'Indiani, del resto poco numerosi, e i primi tentativi di penetrazione nell'interno; dal 1804 le spedizioni all'interno diventano sempre più frequenti, nel 1808 giungono sino alle sponde del Sacramento.
Regione periferica, lontanissima, dati i mezzi di comunicazione di allora, dal centro politico da cui dipendeva, la città di Messico, risentì ben poco dei rivolgimenti politici nel Messico: la popolazione bianca (in realtà più spesso di sangue misto) era scarsissima (calcoli molto approssimativi dànno circa 600 Bianchi nel 1780, 1200 nel 1800, 3200 nel 1820) e si mantenne fedele al re Borbone di Spagna tanto nell'epoca napoleonica, quanto durante la rivoluzione messicana. Solo nel 1822, e senza che i Bianchi di California facessero alcunché per provocare questa decisione, il governo spagnolo ammise che la California fosse considerata come parte integrante dello stato federale del Messico: e infatti la California mandò i suoi rappresentanti al Congresso messicano. Ma in realtà, in tutti questi anni l'attività dei Bianchi di California era stata assorbita dalla vita delle missioni, dalla penetrazione nell'interno, dalle cruente lotte che avevano dovuto sostenere con gl'Indiani.
Periodo messicano. - Passando al Messico, la California restava ancora essenzialmente in mano dei missionarî. Ma il governo repubblicano, richiamandosi a una legge del 1813 delle Cortes spagnole che in California non era mai stata applicata, intendeva anche qui di porre fine al sistema delle missioni, di sostituire i missionarî con clero secolare, d'introdurre dappertutto un'amministrazione civile. Di qui forte malcontento, che dai missionarî, i quali vedevano la loro opera di più di mezzo secolo cadere in rovina, si diffondeva facilmente agl'indigeni, bianchi e di colore, sui quali i missionarî avevano grande influenza; aggravato poi dal fatto che fra gli stessi Californiani correva già un certo rancore fra quelli del Nord e quelli del Sud. Già stavano maturando idee e piani di separazione da quelli "de la otra banda", col qual nome si designavano i Messicani. Le ribellioni cominciarono nel 1828 e non ebbero più tregua per un ventennio: spesso i soldati, mal pagati, facevano causa comune con gl'indigeni, deponevano il governatore messicano, ma erano poi disposti ad accettarne un altro: il separatismo era già uno stato d'animo, seppure non ancora del tutto chiara azione politica.
Intanto potenze straniere, e cioè Inghilterra, Francia, Russia e Stati Uniti, cercavano, specie fra il 1840-48, di approffitare della torbida situazione per accampare qualche diritto nel caso di una secessione. Tali intrighi si mascheravano sotto la veste d'interessi commerciali e in parte erano tali veramente: sorgevano fattorie sulle coste, depositi di mercanzie, qualche consolato. Le mire più vaste sul commercio californiano le avevano avute i Russi: la Compagnia russa delle pellicce aveva istituito, nel 1811, una sua colonia nella baia di S. Francisco, scomparsa poi nel 1840. Più energici si mostrarono gli Americani, i quali avevano il vantaggio di poter avvolgere la California dalla parte di terra, venendo dal Middle West. Certo J. A. Sutter, cittadino degli Stati Uniti, faceva nell'interno della California larghi acquisti di terra e si costruiva una vera fortezza, dalla quale esercitava uno straordinario potere sul paese. Le espulsioni di questi stranieri sospetti non giovavano a nulla; la popolazione non li vedeva, in fondo, di malocchio, né identificava il suo patriottismo con quello dei dominatori del Messico. Del resto il continuo affluire di gente di varia provenienza contribuiva a togliere alla popolazione bianca il suo primitivo carattere spagnolo.
Non mancavano anche gli atti di ostilità vera e propria, facilitati dalla tensione permanente fra il Messico e gli Stati Uniti: nel 1842 T. A. C. Jones, commodoro della marina americana, inalberava per qualche giorno la bandiera della sua nazione nella baia di Monterey per la falsa notizia della guerra fra gli Stati Uniti e il Messico. Ma era questione di tempo: le ostilità aperte fra la repubblica stellata e il Messico sarebbero indubbiamente scoppiate. Intanto il governo americano dava istruzione ai suoi consoli per preparare in California un ambiente favorevole, eventualmente disposto alla secessione, e ufficiali di marina studiavano i luoghi per gli sbarchi. Infatti la guerra scoppiò e il 7 luglio 1846 la bandiera degli Stati Uniti era alzata nella baia di Monterey; non la bandiera con l'orso (stemma della California), che qualche mese prima il capitano americano J. C. Frémont aveva tentato di inalberare nelle regioni del sud, col preciso programma di staccare la California dal Messico, dando luogo a una guerriglia (Bear Flag Revolt), ora sommersa nella più grande guerra.
La California nell'Unione Americana. - Il trattato di Guadalupe Hidalgo, del 2 febbraio 1848, concedeva la California agli Stati Uniti, che in tal modo giungevano alla costa del Pacifico. Ma questo, che sembrava un successo principalmente politico, era subito soverchiato da un fatto che metteva in tutt'altra luce il valore dell'acquisto. L'anno stesso della pace erano scoperti i primi giacimenti d'oro nei Cañons della Sierra Nevada, da un dipendente del già nominato J. A. Sutter; mentre, nel 1850, la California veniva ammessa come stato a sé nell'Unione, una folla, presa dall'ebbrezza della ricchezza, vi si riversava da ogni parte, ne aumentava vertiginosamente la popolazione maschile, vi attirava elementi, spesso impuri, da ogni parte del globo, distruggeva l'incipiente economia agricola introdotta dai missionarî, ne faceva una terra di avventura e di anarchia tra stenti inenarrabili, epidemie, fame, guerre con gli Indiani. Già nel giugno del 1848 tre quarti delle case della baia di S. Francisco erano abbandonate dagli abitanti; entro il 1849 erano venuti dai soli Stati Uniti, senza contare gli emigranti per via di terra, 230 bastimenti carichi di gente, e ora le navi vagavano nella baia di S. Francisco, abbandonate anche dagli equipaggi, presi dalla stessa follia. Dopo una ventina di anni, e in parte già dopo il primo quinquennio, la vita si andò man mano regolando; col decadere degli sperati pronti guadagni nelle miniere, che pur davano nei primi anni un reddito medio di 60 milioni di dollari, gli elementi più turbolenti e meno desiderabili scomparvero, le attività si rivolsero di nuovo alla terra e più che tutto all'allevamento del bestiame. La crisi schiavista non aveva turbato molto profondamente la vita della California (dal 1850 stato libero, cioè anti-schiavista), essendo caduta negli anni della massima febbre dell'oro; ma proprio questa aveva richiamato nel paese un gran numero di gialli (Cinesi e Giapponesi) e per tal modo imponeva al paese il fardello, ancora adesso assai grave, di un altro problema rispetto alla gente di colore. Non per nulla la costituzione del 1879, ancora vigente, escludeva i Cinesi - allora già più di centomila - dalla tutela della legge nazionale. D'altra parte il repentino passaggio dall'economia agricola all'economia mineraria e di nuovo all'agricola, permetteva trapassi arbitrarî di proprietà della terra, vere e proprie usurpazioni, i cui strascichi costituiscono ancora oggi uno dei problemi aperti della vita californiana, accanto a quello dei gialli. Contro i Cinesi, nel 1892, il Congresso federale approvò una legge di esclusione provvisoria di ogni nuova immigrazione, esclusione che nel 1902 divenne definitiva. Nel 1906-07 scoppiò una viva agitazione antigiapponese a S. Francisco, che mirava ad escludere i Giapponesi dal possedere terre in California; trattata per via diplomatica, portò all'adesione del governo giapponese, che voleva porre una remora all'immigrazione di Giapponesi in California. Infine la legge federale del 1924 ha posto decisamente fine a tale questione. In questi ultimi anni si è fatto acuto anche il problema della politica fiscale e finanziaria dello stato, il cui bilancio era gravemente compromesso specialmente da una troppo prodiga legislazione sociale. Nelle elezioni del 1926 ha vinto il partito contrario a questa costosa politica.
Bibl.: R. E. Cowan, A bibliography of the history of California and the Pacific West, 1510-1906, San Francisco 1914; per le fonti v. l'elenco in Ch. Chapman, History of C., The Spanish Period, New York 1921, Appendice, p. 488 segg. Fra le storie generali più recenti, oltre la citata del Chapman (continuata dal R.G. Cleland, History of California, The American Period, New York 1922), v. H. Bancroft, History of C., voll. 7, San Francisco 1884-90; Z. S. Elredge, History of California, voll. 5, New York 1915. Per il periodo spagnolo e delle missioni: J. B. Richman, California under Spain und Mexico 1535-1847, New York 1911; Z. Engelhardt, The Missions and Missionaries in California, voll. 4, San Francisco 1908-15; G. W. James, In and out of the old Missions of California, Boston 1922. Per il periodo minerario G. G. Foster, Gold Regions of California, 1884; H. Bancroft, Popular Tribunals, voll. 2, San Francisco 1887; J. Royce, California. A study of American Character, 1846-56, Boston 1886.
Bassa California.
Penisola dell'America Settentrionale (A. T., 147), compresa tra 32°42′52″ e 22°52′50″ di lat. N., lunga circa 1100 km. e larga in media 140, con oltre 3000 km. di coste e 144.000 kmq. di superficie. È bagnata a E. dal Golfo di California o Mar Vermiglio (v. sotto) e a O. dall'Oceano Pacifico. Nella parte meridionale della sua costa interna, non molto articolata, si apre la Bahía de La Paz, fronteggiata dall'isola Espíritu Santo. Più articolata è la costa esterna, soprattutto nella parte centrale, dov'è la Bahía de Sebastián Vizcaíno, limitata ad O. dall'Isla Cedros, e in quella meridionale, dove s'apre la Bahía Magdalena, uno dei migliori porti naturali, sul Pacifico, delle coste dell'America del Nord. La penisola della Bassa California è attraversata in tutta la sua lunghezza da una catena di montagne, costituita prevalentemente di graniti, su cui riposano sovente calcari mesozoici, che prende varî nomi (Sierra de la Trinidad, Calamajuley, de San Boejas, de Santa Clara, de la Giganta) e che raggiunge i 3390 m. nel Pico Santa Catalina. Qua e là, specie sul versante orientale, s'incontrano rocce vulcaniche, anzi, nel gruppo di Las Tres Virgenes (1995 m.), varie solfatare in attività.
La maggior parte della penisola ha clima molto caldo e arido, un clima desertico simile a quello del Messico settentrionale. La quantità annua di piogge è per lo più inferiore ai 100 mm.; solo la parte meridionale, che ha clima subequatoriale con stagione secca, ne riceve fino a 300-360 mm. al livello del mare, il doppio nelle parti elevate. Per otto mesi all'anno soffiano venti di NO., freddi durante l'inverno, sempre violenti e secchi. La vegetazione è scarsa e per lo più di tipo xerofilo. Nei luoghi dove si trova un po' d'acqua crescono anche palme (Washingtonia Sonorae). L'aridità del clima non permette che vi siano corsi d'acqua perenni, ad eccezione del Río de Todos Santos, e anche le sorgenti perenni sono molto rare.
Paese di scarse risorse economiche di facile sfruttamento, la Bassa California ha pochi abitanti (circa 63.000 nel 1921) e costituisce una delle zone più spopolate del Messico (dens. 0,4 ab. per kmq.). L'agricoltura e l'allevamento sono subordinati all'esistenza o alla costituzione di riserve d'acqua. Dov'è possibile l'irrigazione, la vita vegetale, e di conseguenza anche quella animale, si manifesta rigogliosamente: vi prosperano la palma da datteri, il fico, l'olivo, la vite, il granato, gli agrumi, la canna da zucchero. Molto ricco è il sottosuolo (oro, petrolio e soprattutto rame: di questo nel 1922 furono esportate 6550 tonn.). Lungo le coste del Mar Vermiglio si pescano le perle fin da tempi remoti.
Amministrativamente la Bassa California forma due territorî della Repubblica Messicana: Baja California Norte, con 70.028 kmq. di superficie, 23.500 ab., capoluogo Mexicali (6800 ab.); Baja California Sur, con 74.066 kmq., 39.300 ab., capoluogo La Paz (7300 ab.), il centro più importante e porto di notevole traffico.
La colonizzazione della Bassa California cominciò solo sulla fine del sec. XVII, per opera dei gesuiti e del padre Eusebio Chino (v.). Nel 1697 fu fondata la missione di Loreto. Fino al 1822 la Bassa California (costituita nel 1804 provincia a sé) rimase alla Spagna; in quell'anno passò allo stato federale del Messico, con cui rimase unita anche quando l'Alta California entrò (1848) nella confederazione degli Stati Uniti.
Golfo di California.
Grande golfo, detto anche Mar Vermiglio (A. T., 147) che l'Oceano Pacifico forma sulle coste dell'America, tra la penisola della Bassa California (v.) e la massa continentale del Messico. È lungo 1200 km. e vasto circa 150.000 kmq. Ha per lo più coste alte, scendenti per lunghi tratti con ripide balze; nella parte meridionale è profondo più di 2000 m. Vi sorgono varie isole, anche di notevoli dimensioni: Tiburón (963 kmq.), Angel de la Guardia, Carmen, San José, Espíritu Santo, Cerralvo, ecc. Porti principali, quelli di La Paz sulla costa occidentale, e di Guaymas salla costa orientale.