calere
Impersonale difettivo (oltre all'infinito, ha solo la terza persona; pass. rem. calse, imperf. calea), attestato prevalentemente in forma negativa; vale " importare ", " essere a cuore ", come in If XIX 67 Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto, Pg XXV 123, e Rime CVI 112. La forma negativa di Pg vili 12 come dicesse a Dio: ‛ D'altro non calme ', vuole significare l'assoluta dedizione a Dio (" non curo de re alia, quia tota mea intentio tendit ad te ", Benvenuto).
Si veda inoltre Pg XXX 135 si poco a lui ne calse (" Null'è che li ne caglia, morrò detoperato ", Iacopone Or chi averla 26); Rime XCI 68, CII 44, CXVI 69 se a costei non ne cale, / non spero mai d'altrui aver soccorso; Fiore XXV 7 ben poco ti cale / che Gelosia siforte ne grava, LXXVII 3; ha pure il soggetto impersonale in CL 5 ma quanto a me, e' non me ne calea.
Ha valore sostantivato in Pg XXXII 5 Ed essi quinti e quindi avien parete / di non caler, dove significa, per effetto della negazione, " noncuranza ": l'antica rete d'amore attira tanto gli occhi di D. che la noncuranza di ogni altro oggetto impedisce loro di volgersi altrove. Così anche in Rime XLVIII 12 davanti al tuo cospetto / vegno, perché al non caler [non] feggi, " Perché tu non inchini a trascurare la mia richiesta ", Contini.
La locuzione ‛ essere in non cale ' vale " essere trascurato ", se non " essere disprezzato ", in Rime CIV 15 or sono a tutti in ira ed in non cale. Corrispondentemente, la locuzione ‛ mettere a non c. ' vale " trascurare ", con implicito un apprezzamento negativo, in Cv III XIV 8 sapemo essi tutte l'altre cose, fuori che la sapienza, avere messe a non calere: dove splende l'amore della sapienza, tutti li altri amori si fanno oscuri e quasi spenti (§ 7); nel medesimo luogo, Platone.., la reale dignitade mise a non calere (§ 8) pare significhi propriamente " rifiutare ", in conformità della leggenda accolta da D., di una discendenza di Platone dal re Codro e di un suo rifiuto della dignità regale.
La locuzione ‛ non c. ' è di uso frequente nella lirica due-trecentesca, retta da verbi diversi ma presso che sinonimi, quali ‛ mettere ', ‛ avere ', ‛ gettare ' (costruito per lo più con ‛ a '); cfr. per es. Proverbia super natura feminarum 524 " se l'om[o 'nd'è] destruto, / [la donna] met-lo a no-calere "; Mare amoroso 205 " gran paura... ag[g]io... / che voi non mi gittiate [a] non calere ".