CALENDE (lat. kalendae)
Il primo giorno del mese nel calendario romano, da cui prese il nome il calendario stesso. Non esistevano nel calendario greco, e fu perciò che i Romani a indicare il rinvio indefinito di un'impresa o di una promessa, dicevano scherzosamente che era rimandata alle calende greche.
L'origine della voce è dal verbo calo (gr. καλέω "chiamo a raccolta, convoco", cfr. calator [v.]), e infatti nei primi tempi di Roma, quando ancora vigeva il calendario di Numa, al primo apparire della luna nuova, uno dei pontefici convocava il popolo nella curia calabra, sul colle capitolino, presso il sacello di Giunone Moneta, e annunziava il principio del mese. Fissava inoltre i giorni delle ulteriori fasi lunari del mese (v. calendario, p. 397).
Il dì delle calende era in modo particolare dedicato a Giunone, come le idi erano sacre a Giove. Così alle calende di febbraio si celebrava la feria di Giunone Sospita, il cui culto era originario da Lanuvio; quelle di marzo erano consacrate a Giunone Lucina, il cui tempio si ergeva sull'Esquilino. Nello stesso giorno cadevano le feste dette Matronalia, in onore di Bruto, uccisore e vendicatore di Lucrezia. Alle calende di giugno si solennizzava la dedicazione del tempio di Giunone Moneta, sull'arce capitolina, e in quelle di settembre si celebrava sull'Aventino la festa di Giunone Regina.
Per le "calende" usate dal popolo, v. calendario pp. 406-407.