CALCOGRAFIA (dal gr. χαλκός "rame e bronzo" e γράϕω "scrivo, incido")
È l'arte d'incidere in incavo sul rame. Sinonime di calcografia sono calcoglifia e calcogliptia. Opposta alla calcografia è la calcotipia, arte d'incidere in rilievo sul rame (v. incisione).
L'espressione calcografia è oggi soprattutto usata a designare quest'istituti che hanno per scopo la creazione, la stampa, la raccolta e la conservazione dei rami originali incisi da artisti. Non appena l'incisione in rame sostituì quella in legno nell'illustrazione del libro, i principali editori impiantarono per loro uso calcografie più o meno importanti. Altre ne sorsero intorno ai principi, per mecenatismo, per dilettantismo, per calcolo politico. Altre ancora numerose a servizio delle grandi case editoriali di stampe, famose a Roma quelle di Antonio Salamanca, del Lafrery, nel Cinquecento, e dei De Rossi nel seicento. Le maggiori calcografie giunte fino a oggi e tuttora fiorenti, sono queste di Roma, di Parigi e di Madrid.
La Regia calcografia di Roma fu costituita nel 1738 da Clemente XII sotto il nome di calcografia camerale romana, mediante l'acquisto della ricca collezione di rami incisi e stampe formata dalla famiglia De Rossi. Nel corso degli anni si accrebbe di altre importanti collezioni, come quelle di Giovanni Volpato e di Antonio Canova; e, intorno al 1840, di tutta la serie dei rami di Piranesi, suo particolare vanto. Ma purtroppo mentre il governo pontificio si sforzava di accrescerne lo splendore e di intensificarne le funzioni di propaganda e di mecenatismo, alcune vicende le arrecavano danni irreparabili. Furono queste la distruzione di 1158 rami, considerati logori o di poco merito o non ricercati, che vennero fusi per coniarne monete nel 1798 durante l'occupazione francese; la fusione e il raschiamento (1804) di 3702 rami, le cui stampe erano poco commerciabili; e, nel 1823, la distruzione di altre numerosissime e veramente preziose lastre considerate troppo libere, mentre altre, per analoghe ragioni, venivano deturpate con ritocchi. Si avvicendarono a reggere le sorti dell'istituto il Valadier, in seguito, Paolo Mercuri, che ne fu confermato direttore quando, in seguito agli avvenimenti del 1870, esso divenne proprietà dello stato italiano sotto il nome di Regia calcografia di Roma. Da quell'epoca continuò ad arricchirsi di importanti opere di maestri antichi e contemporanei cosicché al giorno d'oggi possiede circa ventimila rami.
La calcografia francese del Louvre ebbe origine con le ordinazioni fatte da Luigi XIV, intorno al 1660, ai migliori incisori del tempo, e venne a poco a poco arricchita sotto i suoi successori, oltreché con ordinazioni consimili, anche con acquisti di collezioni importanti. Conta oggi circa diecimila rami, che rappresentano il fiore della produzione francese. Importantissima è la collezione dei ritratti.
La Regia calcografia spagnola venne fondata nel 1789 sotto il nome di Tipografia reale, per la stampa, soprattutto, di carte valori, e, in via subordinata, di incisioni d'arte. Raggiunse il suo pieno sviluppo nei primi anni dell'Ottocento, quando il Goya le fece dono delle ottanta lastre dei suoi Capricci, costituenti ancora oggi l'opera più preziosa dell'istituto.