CALCANTE (Κάλχας, Calchas)
Mitico indovino greco, figlio di Testore: prese parte alla guerra di Troia. Nell'Iliade ha parte importante solo nel libro I, dove la sua profezia che Apollo non cesserà dall'ira finché non sia resa la figlia al sacerdote Crise, provocando la contesa tra Achille e Agamennone, introduce l'azione principale del poema. Nel libro II (v. 322 segg.) si ricorda com'egli presagisse la durata decennale dell'assedio ai Greci radunati in Aulide. Gli epici posteriori, ai quali C. era noto dall'Iliade come l'indovino per eccellenza, lo introducono dovunque c'è bisogno di una profezia: egli esigeva il sacrificio di Ifigenia (certo nelle Ciprie, di qui nell'Agamennone di Eschilo e nelle due Ifigenie di Euripide), l'uccisione di Astianatte e di Polissena, ecc. Nell'Eneide (II, 176 segg.) Sinone nella sua narrazione attribuisce a un consiglio di lui il cavallo di legno, come espiazione del Palladio violato. Probabilmente già i Νόστοι (se si deve dar fede alla testimonianza di Proclo) narravano che, dopo la caduta di Troia, C. con i re dei rapiti Leonte e Polipete si recò al tempio di Apollo Clario presso Colofone; qui trovò il vate Tiresia appena morto e lo seppellì. La leggenda riflette un tentativo dei Colofonî di mettere tutti gl'indovini più celebri in relazione con l'oracolo clario. Questo tentativo è antico perché già Callino (Strabone, XIV, 668) sapeva della morte di C. a Claro. Un altro poema esiodeo, la Melampodia, narrava che C. venne a Claro, soggiacque a Mopso, profeta del tempio, in una gara d'indovinelli, morendone di crepacuore (il motivo è già noto a Sofocle, fr. 181, 2ª ed. Nauck): così a Claro si mostrava la tomba di C. Questa leggenda di C. è più tardi localizzata in varie parti dell'Asia Minore, probabilmente per opera dei coloni greci, che non vogliono rinunziare a un talismano così potente, come dovevano essere le ceneri di un così grande indovino. Egli è fatto fondatore di Calcedone (certo non per altro che per una somiglianza fonetica). E la colonizzazione lo trasporta anche in Italia, a Siri sul Gargano.
Bibl.: Heckenbach, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclop., X, col. 1552 segg.; Stoll, Immisch, in Roscher, Lexikon der gr. und röm. Mythologie, II, col. 921 segg. Sulla leggenda di Calcante a Claro, v. Immisch, Klaros, in Jahrbücher für klassische Philologie, suppl. XVII, 1890, p. 125 segg.; Robert, Griech. Heldensage, Berlino 1926, p. 1469 segg.; Bethe, Homer, 2ª ed., Lipsia 1929, pp. 277-281. Che in Italia Calcante si sia sovrapposto a una figura indigena, è supposizione dell'Immisch; che Siri non poté essere colonia di Colofone, mostra Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., I, ii, Strasburgo 1912, p. 241; v. ora anche G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1924, p. 111.