CALATO (κάλαϑος, τάλαρος, calăthus, qualus, quasillus, anche qualum, quasillum; dimin. καλαϑίσκος, calathiscus)
Il càlato è il canestro di giunco o di canna in cui le filatrici depongono la lana. In quanto tale, il calato diviene l'attributo di Atena, la dea ἐργάνη, cioè maestra nei lavori donneschi.
In altre figurazioni i calati appaiono colmi di fiori e di frutta: e sono le figurazioni in cui il calato diviene l'attributo di divinità come Demetra, Ge (la Terra), Horai (le Stagioni), Tyche (la Fortuna), per le quali i canestri con frutta e fiori sono simbolo di feracità e di abbondanza. In una processione che aveva luogo ad Eleusi nelle feste eleusinie, un enorme calato ricolmo dei prodotti dei campi veniva portato - come appare anche su una moneta di Traiano - su un carro tratto da quattro cavalli bianchi; e canestri di egual forma è probabile portassero le donne e le fanciulle partecipanti alla processione.
Lo stesso calato, in un significato all'origine analogo, si deve con ogni verosimiglianza riconoscere in quel copricapo che viene generalmente designato col nome di modio, e che appare portato da divinità, come l'Artemide di Efeso, Serapide, Ecate, delle quali il significato ctonio e i rapporti coi grandi fenomeni naturali del germogliare e del fruttificare dei campi sono di una trasparenza evidente.
Come le divinità, così i loro sacerdoti e sacerdotesse portavano nelle cerimonie sacre gli stessi attributi. Sacerdotesse di Demetra, di Artemide, di Afrodite portano - come sembra - quale distintivo sul capo un calato. Una conferma di tale uso si avrebbe in una tomba scoperta in Crimea, appartenente a una sacerdotessa di Demetra, nella quale si rinvennero un ornamento in placche di oro a sbalzo della forma di un calato, e, insieme, un gran numero di brattee d'oro, un tempo cucite sul vestito, in cui son figurate donne danzanti con il calato sul capo.
Bibl.: E. Saglio, Calathus, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiquités; Hug, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X.