CALAHORRA (A. T., 41-42)
Città della Spagna settentrionale, nella vecchia Castiglia, in provincia di Logroño, capoluogo di distretto, con 10.800 ab. Costruita sulle pendici di un'altura sulla sinistra del Río Cidacos, poco prima che questo confluisca nell'Ebro, è a 122 km. a NO. di Saragozza e 49 a SE. di Logroño, con le quali località è collegata per ferrovia. È sede arcivescovile dal sec. V e la sua cattedrale conserva le ossa dei martiri Emeterio e Celidonio, che furono là decapitati, in onore dei quali si tiene ogni anno al 31 agosto una grande festa, cui accorrono numerosi pellegrini. Il territorio è fertile di granaglie, vino, olio, e canapa. La più importante industria di Calahorra è quella delle conserve vegetali.
Storia. - È l'antica Calagurris Nassica di Livio (XCI, fr. 19) e di Cesare (Bell. Gall., I, 60), presso il fiume Iberus, tra Cascantus e Verela. Era città dell'Hispania Tarraconensis sui confini dei Vascones, nel Conventus di Cesaraugusta. Nel 186 a. C. fu presa dai Romani, e fu là che Sertorio sostenne, malgrado gli orrori della carestia, il celebre lungo assedio contro Pompeo. Il feroce eroismo dei difensori impressionò talmente gli stessi Romani che la fames calagurritana divenne proverbiale (Giovenale, XV, 108). Ai tempi di Cesare pare fosse soggetta alla città di Osca; poi, non si sa in quale anno, ottenne la cittadinanza romana. Fu Municipium iulium e fu iscritta alla tribù Galeria. Fu più tardi denominata Calagurris Nassica per distinguerla dalla Fibulirensis, altra città della Spagna tarragonense. In essa ebbe i natali Quintiliano e pare anche Prudenzio.
Dell'antica Calagurris, oltre alla memoria di un anfiteatro, esistono ancora a est della città le rovine di un circo, di cui i vecchi scrittori videro ancora i gradini; il Ceán Bermúdez ne diede le dimensioni: 489 passi di lunghezza, e uno spessore di 22 passi alle pareti. Un acquedotto romano portava a Calagurris l'acqua di Lodosa attraversando l'Aiberus. Caduta in mano agli Arabi che la fortificarono, la città fu riconquistata dal re di Navarra don García nel 1054.
Monumenti. - Il suo edificio più importante è la cattedrale, di cui tutta la parte terminale fino al transetto inclusivamente è opera della seconda metà del sec. XVI; il braccio maggiore della croce è di stile ogivale molto decadente. Nella facciata si vedono meno indizî di gotico che nell'interno; anche la porta settentrionale, benché abbia il disegno dei grandi frontoni ogivali, nei particolari è di pretto rinascimento, senza dubbio anteriore alla metà del sec. XVI.
Bibl.: P. de Madrazo, Navarra y Logroño, in España sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, madrid 1886, III, pp. 732-50; V. Lampérez y Rómea, Historia de la arquitectura cristiana española en la edad media, II, Madrid 1909, pp. 250-253; A. Schulten, Sertorius, Lipsia 1926, pp. 127-128.