CAIRO (ar. al-Qāhirah od anche Miṣr, volgarmente Maṣr, che in realtà sarebbe il nome di tutto l'Egitto; A. T., 115)
Capitale del regno d'Egitto. Si trova a 30°4′ lat. N. e a 31°17′ long. E. di Greenwich; a 20 km. circa a sud della punta del Delta, nella zona in cui la catena montagnosa del Mokattam (al-Muqattam) s'avvicina maggiormente al Nilo. Dista dal mare (Alessandria) 208 km.; dalla foce di Rosetta 259 km.
Il clima vi è molto mite di inverno, molto caldo in estate e quasi sempre asciutto; d'inverno tuttavia non mancano le giornate umide e nebbiose. La quantità annua di pioggia si riduce a pochi millimetri, distribuiti in cinque o sei giorni (media delle precipitazioni, 32 mm.). La temperatura media del gennaio è di 12°3, quella del luglio di 28°6, la media annua di 21°2. Da marzo a maggio soffia talora un vento caldo meridionale, detto dagli europei khamsín, per corruzione dell'arabo khamāsīn designante il periodo di 50 giorni entro il quale suole spirare alcune volte quel vento (v. egitto: Clima).
Se circostanze speciali e gl'interessi gravitanti verso il Mediterraneo hanno fatto di Alessandria una capitale che bene ha risposto al suo scopo durante l'età greco-romana, è chiaro tuttavia che il luogo dove è sorto il Cairo è mirabilmente adatto per una capitale dell'Egitto, fra il Delta e la valle del Medio e Alto Nilo centro di comunicazioni verso il Mar Rosso, al quale la univa un canale navigabile, e verso l'Arabia, e magnifico punto strategico. Basterà ricordare del resto che fin dai tempi più antichi in quei paraggi sono fiorite le città di Menfi e di Eliopoli. I piccoli spostamenti sono dovuti a circostanze storiche e non geografiche.
Al momento della conquista araba (640), a sud della pianura dove sorge Cairo esisteva una fortezza fondata dai Romani, Babylon, tuttora superstite sotto il nome di Qaṣr ash-Sham‛. Babylon era collegata mediante un ponte con l'isola Rōḍah, dove nel 715 fu eretto il nilometro (miqyās), tuttora esistente, a forma di fontana, in cui la colonna centrale porta incisa una scala a cubiti. Alla fortezza si appoggiava un grosso abitato. Quando, nel 641, la fortezza si arrese agl'invasori arabi, il capo di questi 'Amr ibn al-‛Ās (v.) trasformò l'accampamento militare stabilito durante l'assedio, in un quartier generale stabile per la guarnigione, col quale si fuse anche l'abitato preesistente. Sorse così la città che gli Arabi chiamarono Miṣr (cioè Egitto), secondo l'uso di denominare le capitali delle nuove provincie dal nome della provincia stessa, oppure al-Fusṭāṭ (dal termine militare romano fossatum, attraverso la forma bizantina ϕοσσᾶτον "accampamento militare con vallo") Talora si dice addirittura Miṣr al-Fusṭāṭ.
Fra il 641 e il 969, al-Fusṭāṭ fu la capitale dell'Egitto (v.), traversò periodi di grande floridezza e di espansione e periodi di decadimento, rimanendo anche vittima di ripetuti violenti incendî insieme coi suoi sobborghi cresciuti verso nord, al-‛Askar ("l'accampamento" residenza dei governatori ‛abbāsidi) e al-Qaṭā'i‛, ("gli appezzamenti", residenza di Aḥmed ibn Tūlūn e dei suoi successori). Neanche l'antico nome della fortezza romana scomparve (Bābilyūn, ora Bāblūn): "il soldano di Babilonia" del Medioevo è il sovrano dell'Egitto. al-Fusṭāṭ sopravvisse alla fondazione della nuova capitale, ma nel 1168 per ragioni militari un voluto incendio durato 54 giorni la distrusse completamente. Nuclei abitati sono sorti di tempo in tempo sulle sue rovine e talora vi prosperarono, ma dal secolo XV in poi e fino al secolo XIX al-Fusṭāṭ declina di continuo, e ne sparisce anche il nome nell'uso ufficiale, che la chiama "Cairo vecchio" (Maṣr al-qadīmah). Attualmente Cairo vecchio forrna un distretto nel governatorato della città del Cairo, con una popolazione di oltre 50.000 abitanti.
Di al-Fusṭāṭ non rimane attualmente alcun monumento, ad eccezione della moschea di ‛Amr. Questa, fondata nel 642, sul principio si componeva solo d'una sala per la preghiera, su colonne tolte a qualche monumento antico, senza corte interna e senza miḥrāb né minbar; ma in seguito fu ingrandita nella forma odierna di grande edificio con colonne e un cortile centrale. Più importante l'altra moschea fondata da Ibn 'Ṭūlūn (876-79) nel sobborgo di al-Qaṭa'i‛, detta appunto di Ibn Ṭūlūn. Essa è oggi una delle più imponenti costruzioni del Cairo (m. 146 × 116). Con questa penetrarono nell'Egitto la costruzione a pilastri, propria della Mesopotamia, e l'arco acuto. Il minareto, separato dal corpo dell'edificio, è cubico nella parte inferiore; cilindrico nella superiore, e ha la scala esterna come a Sāmarrā. Le pareti interne della moschea sono rivestite di stucco, con ricchi motívi ornamentali a ugnatura nei fregi e nei giri delle vòlte, proprî dello stile decorativo degli ‛Abbāsidi.
In questi ultimi tempi sono stati fatti scavi fra le rovine dell'antica al-Fusṭāṭ e da questi sono venute in luce abitazioni private proviedute di ottima canalizzazione e in cui le stanze sono raggruppate attorno ad una corte centrale con bacino, evidentemente in relazione sotto molti riguardi con le abitazioni dell'‛Irāq. Oltre ad avanzi di decorazioni a stucco in stile ṭūlūnida e fāṭimida vennero anche ritrovati molti frammenti di ceramiche d'epoche diverse e qualche unico esemplare di altri prodotti artistici.
Fondatore della Cairo nuova fu il generale fāṭimida Giawhar, il quale ne intraprese la costruzione il 9 luglio 969 (358 ègira), quando, dopo essersi impadronito di al-Fusṭāṭ, ebbe riunito tutte le sue truppe nella pianura che si stende al nord del sobborgo al-Qaṭā'i‛. Il nome della città deriva dall'epiteto al-Qāhir ("il soggiogatore") del pianeta Marte, la cui influenza sull'ora designata per la posa della prima pietra fu stabilita dagli astrologi che presiedevano al rito. La città sorse ai piedi del Muqaṭṭam, tra questa catena e l'al-Khalīǵ, antico canale che, staccandosi dal Nilo presso Babylon e passando per Heliopolis, andava a finire nel Mar Rosso presso Suez. Questo canale, amnis Traianus dei Romani, era stato fatto ripulire e riattivare da ‛Amr; esso è esistito fino alla fine del sec. XIX e il suo corso è indicato dall'attuale lunga via al-Khalīǵ al-Maṣrī. L'asse della città era una via parallela ad al-Khalīǵ, che riuniva le due porte al-Futūḥ e Zuweilah.
Le mura di cinta erano di argilla, ma nel 1087-1093 furono sostituite, al modo bizantino, da muraglioni di pietra con torri quadrate e grandi porte, tre delle quali esistono ancora (al-Futūḥ, an-Naṣr e Zuweilah). Ognuna di esse è in modo diverso fiancheggiata da torri fortemente sporgenti e chiuse da archi a tutto sesto. Il centro fu occupato dai palazzi immensi e splendidi dei califfi che vi tennero una corte brillantissima. Dei due palazzi costruiti dai califli nel sec. X, cioè quello orientale più grande e quello occidentale più piccolo, non esiste più traccia. Delle moschee erette dai Fātimidi invece rimangono in piedi le più importanti: la moschea di al-Azhar (inaugurata il 30 ottobre 971), più tardi anche scuola superiore (v. al-azhar), che nella facciata della corte mostra l'arco persiano a carena e nella sala della preghiera l'arco acuto e una navata centrale allargata, con due cupole; la moschea di al-Ḥākim, edificata nel 990 sul modello di quella di Ibn Tūlūn, ma più piccola, in aspetto di fortezza, con due torri disuguali a diversi piani nella facciata ora completamente deturpata da soprastrutture; la moschea al-Ahmar (1125), con una piccola corte e un oratorio semplice, notevole per la ricca facciata rivestita di marmi e decorata con nicchie; finalmente la Sālih Talā'i‛ (1600), con alti archi acuti, e fregi ornamentali a stucco. Le nicchie per la preghiera erano in quest'epoca costruite spesso a stucco o in legno riccamente intagliato; alcune di quest'ultime si trovano ora nel Museo Arabo. Per l'interessamento dei Fātimidi diversi rami dell'arte industriale ebbero un incremento particolare: brocche, bottiglie ed altri oggetti di cristallo di rocca con ornati intagliati, che venivano soprattutto richiesti dai paesi cristiani; corni e cassette di avorio scolpito. Le varie tecniche del vetro, ereditate dall'antichità, furono vieppiù sviluppate, e la ceramica fu resa più ricca con l'uso dei riflessi metallici e con l'imitazione di modelli cinesi. La plastica e la cesellatura del bronzo ebbero una vasta fioritura. Oltre ai famosi calligrafi, il Cairo possedeva anche una scuola di pittura, i cui lavori disgraziatamente sono andati perduti. Di somma importanza era il tirāz, manifattura governativa per la produzione di stoffe di lino con strisce intessute in seta, che venivano eseguite non solo in varî luoghi del Delta del Nilo, ma anche nella capitale, per uso della corte e dei funzionarî e anche spesso per l'esportazione all'estero.
Dopo alterne vicende, il predominio del Cairo su al-Fusṭāṭ s'andò sempre più accentuando. Alla fine del sec. XII con Saladino s'inizia per la nuova capitale un'era di grande incremento, per quanto il progetto di riunire dentro una stessa gigantesca cinta di mura la vecchia e la nuova città, entrambe dominate da una forte cittadella, non sia stato mai interamente attuato. La cittadella, cominciata da Saladino nel 1179, sotto il suo terzo successore al-Malik al-Kāmil divenne residenza dei sovrani e tale rimase con brevi parentesi fino a che i Khedive si trasferirono nei palazzi fatti costruire nella pianura. L'ultima trasformazione, il cui elemento più notevole fu la moschea d'alabastro coi due caratteristici alti, aguzzi minareti, fu dovuta a Moḥammed ‛Alī (1829-1857). Sotto Saladino la vita religiosa prese un nuovo slancio col ritorno dallo scisma sciita all'ortodossia sunnita ed ebbe la sua espressione monumentale nella fondazione di diverse mádrase o scuole di dotti, come quelle che già esistevano nella Persia, nella Mesopotamia e nella Siria. L' introduzione di queste istituzioni ebbe un'importanza speciale per l'architettura del Cairo, perché segnò un cambiamento radicale nella pianta degli edifizî derivati nell'Asia Minore, non escluse le moschee. Tuttavia di questi edifizi religiosi, all'infuori di alcuni mausolei, non resta più nulla.
La città si sviluppò sempre più nonostante le terribili pestilenze che a più riprese la devastarono, e nonostante le rivolte, gli assassini e le turbolenze che contraddistinguono la storia dei sultani Mamelucchi (1249-1517). A questi si devono quasi tutti i monumenti ancora superstiti, in parte costruiti sulle rovine di quelli dei Fātimiti. . La città del Cairo che nel 1798-1801 hanno potuto studiare i dotti della missione francese è quella dei Mamelucchi. Dal 1517, anno della conquista turca, fino al 1800, non si nota alcun notevole cambiamento e molto meno alcun abbellimento o progresso edilizio ed economico.
I Mamelucchi infatti, nonostante le gravi preoccupazioni causate dalle lotte interne ed esterne, svolsero nel Cairo una grande attintà artistica, in primo luogo nella costruzione di edifici religiosi. Gli emiri gareggiarono nel creare fondazioni pie, decorandole sontuosamente. Furono in uso quasi esclusivamente le costruzioni in pietra con l'esterno reso più vivace da fasce alterne, colorate in giallo e in rosso, mentre l'interno era ricco di marmi e di mosaici. Non v'è una distinzione netta tra i tre tipi di costruzioni religiose, ossia la moschea, la madrasah e il mausoleo, perché essi si trovano mescolati e confusi e non di rado riuniti in un solo edificio. Nella moschea di az-Zāhir Baibars (1269) si riflette la tradizione più antica, coi portali sporgenti a forma di fortini, con le torri agli angoli, con le file di pilastri parallele alla parete della qiblah e con la cupola avanti al miḥrāb. A questo periodo appartengono pure la moschea di an-Nāsir (1318) sulla cittadella, e, tra le più piccole, quella del sultano al-Mu'ayyad (1416-19), con una sala a vòlta e colonne. Del resto, nelle moschee sepolcrali, in cui si deponeva la salma del fondatore, prevalse la pianta della madrasah, destinata a contenere locali per la scuola e celle per abitazione, che risulta dal raggruppamento di quattro alte sale (īwān o līwān) attorno a una corte. Però nel Cairo questa corte non è rigorosamente al centro come nella Persia, ma uno degli īwān con la nicchia per la preghiera è più grande degli altri, e spesso le due sale laterali sono ridotte a semplici nicchie.
La monumentale madrasah sepolcrale del sultano Ḥasan (1356-62), che abbraccia una superficie di 8000 metri quadrati, fu costiuita a forma di croce latina, le cui estremità sono occupate da piccoli fabbricati corrispondenti ai quattro riti sunniti, ciascuno con la sua corte, la sala per le conferenze e le celle; la tomba è aggiunta all'edificio come una sala speciale a cupola. Anche i mausolei, la cui pianta deriva da modelli del Turkestān, nonostante il loro gran numero, avevano una relativa uniformità di costruzione, con cupola a forma di elmo su pennacchi sferici, spesso formati da file di stalattiti. Il Cairo possiede tutto un gruppo di questi edifizî commemorativi nelle cosiddette Tombe dei Califfi, situate nella parte orientale della città e considerate a buon diritto come la necropoli più pittoresca del mondo. Molte di esse sono doppie, con due cupole riunite da una vòlta di īwān (per esempio quella di Sangiar al-Giāwulī). Alcune fondazioni pie ricevettero nel Cairo la forma caratteristica della khānqāh, ossia d'un chiostro con moschea, tomba e, spesso, fontane (sabīl) e scuola (kuttāb). Quella di Baibars (1310) ricorda le madrasah; parecchie del sec. XV sono fra le Tombe dei Califfi; quella di Barqūq (1400-10) ha mausolei in due angoli. Un gruppo speciale di costruzioni, con mausoleo e moschea, è formato dall'ospedale (māristān) di Qalāwūn, eretto nel 1284. La facciata animata da nicchie appena incavate, le nicchie dei portali alte, sottili e di preferenza disposte ai lati, gli eleganti minareti, interrotti da gallerie di stalattiti che dalla base quadrangolare diventano ottagonali e terminano rotondi, divennero le caratteristiche degli edifici religiosi della capitale egiziana che ad esse deve il suo aspetto pittoresco. La leggiadra moschea sepolcrale di Qā'it Bāy (1464) mostra assai chiaramente le tendenze costruttive e decorative di questo periodo, nel quale anche l'architettura profana ebbe un'impronta che doveva perdurare. Le abitazioni private avevano regolarmente un piano superiore per l'harem con una gran sala (qā‛ah), che si apriva mediante una loggia sulla corte interna, presso la quale, a pianterreno, era la sala di ricevimento (manẓarah). Fu allora che vennero introdotte per il piano superiore le finestre a stucco con vetri colorati (qamariyyah) e con cancellate di legno sporgenti a guisa di balcone (mashrabiyyah). Dei palazzi degli emiri mamelucchi pochi son rimasti; i più importanti sono: Dār Beshtāk del 1339 e Dār Qā'it Bāv del 1485. Del sec. XV si conservano ancora alcuni caravanserragli e magazzini (wakālah, nell'uso europeo okella) con grandi cortili e facciate imponenti. Sotto i Mamelucchi giunsero a grande splendore non solo le più svariate forme di decorazione architettonica, ma anche gli utensili di lusso per l'uso sacro e profano. In questo periodo l'arte dei bronzi damaschinati, l'industria delle armi e delle ceramiche, la calligrafia, la rilegatura dei libri e la tessitura delle stoffe di seta furono le tecniche, in cui le maestranze del Cairo mostrarono una perfezione d'esecuzione singolare; inoltre la produzione artistica degli altri paesi isla. mici trovò un facile smercio sul mercato della capitale dell'Egitto.
Durante il periodo dei Fāṭimiti il Cairo fu una grande e ricca metropoli, ma il carattere ereticale del califfato fāṭimita escluse l'Egitto da gran parte del resto del mondo musulmano; sotto gli Ayyūbidi, invece, e più ancora sotto i Mamelucchi, soprattutto dopo la caduta di Baghdād per opera dei Mongoli (1258), Cairo assurse al grado di centro economico ed intellettuale dell'Islām arabo: le descrizioni di viaggiatori musulmani ed europei magnificano il fasto dei suoi edifici e la ricchezza dei suoi emporî; la storia letteraria segnala in esso un'intensa attività di studiosi, intenti, se non a indagini originali, alla conservazione dell'immenso patrimonio culturale arabo. Questo predominio morale del Cairo, non cessato completamente neppure sotto il dominio turco, si riaffermò vigorosamente nel sec. XIX e in parte persiste tuttora.
Nel 1798 la popolazione era calcolata a 250-260.000 abitanti, distribuiti in 25-26.000 case, addossate le une alle altre in un labirinto di strade, le quali hanno conservato fino ad oggi ai quartieri indigeni un carattere assai pittoresco che giganteschi sventramenti in parte eseguiti (Via Mohammed ‛Alī, 1889, tra l'Ezbekiyyeh e la cittadella), in parte in corso di esecuzione tendono a fare sparire. Due larghe strade si sono cominciate ad aprire al traffico: una larga trenta metri riunisce la piazza di al-‛Atabah al-Khaḍrā' con le zone più recenti dell'‛Abbāsiyyah; l'altra di eguale larghezza congiunge la stessa piazza con l'università-moschea al-Azhar. Si sta studiando di ampliare fino a 35 metri tutta la strada che copre il corso dell'antico al-Khalīǵ e che traversa tutta la città da nord a sud.
La città moderna è creazione della dinastia di Moḥammed ‛Alī. La pianta del 1846, se confrontata con quella del tempo di Napoleone, mostra che una strada, per i tempi relativamente larga, traversa il centro della città da oriente ad occidente: è l'attuale Mūskī, sempre formicolante di passanti e insufficiente all'odierno traffico. Lo sviluppo è avvenuto soprattutto verso nord e verso ovest, dove, durante la crescita specialmente, si formavano numerosi e vasti stagni dovuti al graduale spostarsi del Nilo verso occidente. Questi stagni sono stati man mano colmati e sul terreno così conquistato sono sorti i nuovi quartieri; lo stagno dell'Ezbekiyyeh fu colmato nel 1870 e trasformato in magnifico parco. Attorno al parco sono sorti il teatro dell'Opera, sontuosi alberghi e grandiosi altri edifici. I nuovi quartieri si denominano dai khedive sotto i quali furono creati: ‛Abbāsiyyah (1848-1854), Ismā‛īliyyah (1863-1879), a sud del quale si è sviluppata la modernissima città-giardino di Qaṣr ad-Dūbārah, Tawfīqiyyah (1879-1892) a nord dell'Ismā'īliyyah. L'isola di Būlāq è stata annessa al Cairo quando nel 1897 fu colmato il canale Ismā‛īliyyah (oggi Corso della regina Nāzlī) ed è diventato un quartiere popolare, le cui condizioni edilizie ed igieniche sono state molto migliorate negli ultimi anni. Verso nord-ovest, oltre la stazione centrale, le costruzioni hanno invaso e vanno invadendo larghi tratti di terreno coi sobborghi di Shubrā e di Rōḍ al-Faraǵ. Verso sud le zone adiacenti a Qaṣr ad-Dūbārah e più oltre verso e nell'isola di Rōdah si vanno riempiendo di ville e di case. I due grandi ponti facilitano la circolazione fra le due lontane sponde del Nilo: essi si aprono in determinate ore del giorno per comodità della navigazione.
Ma in verità la città si espande in tutte le direzioni, ed ora verso nord fino a Heliopolis, sobborgo fondato da una società belga nel 1906 in pieno deserto, in una regione salubre, e che conta circa 20.000 ab. Per queste varie circostanze il Cairo presenta la rara caratteristica di un grosso nucleo medievale ricchissimo di monumenti storici ed artistici e di pittoreschi aspetti, attorno al quale si è sviluppata la metropoli con ampie strade rettilinee, con viali alberati e vaste piazze, con parchi e giardini in numero considerevole. Ed essa ha veramente tutti i caratteri di una poderosa e per molti aspetti meravigliosa metropoli, nonostante che lo stile dei suoi edifici non sia spesso esente da critica per sé stesso o per la scarsa armonia col clima e con la luce dell'Egitto.
I dintorni abbondano di curiosità e di dilettevoli mete di escursioni; oltre al vicino deserto, alle Piramidi (v.) e alla sfinge (a circa 12 km.; tram elettrico, e una bellissima strada per automobili, che sarà prossimamente allargata), vanno ricordate soprattutto le alture del Muqaṭṭam (bella veduta sulla città e sul deserto libico), le due foreste pietrificate, lo sbarramento del Nilo all'inizio del Delta, lontano appena 27 km., opera di ingegneria ragguardevolissima, circondata da lussureggianti giardini; e Helwān, ridente borgata ad appena 23 km. di distanza, ricca di acque curative termali in posizione saluberrima. Alle rovine di Menfi e alla necropoli di Saqqārah si può andare e tornare in uno stesso giorno.
I 250.000 abitanti del 1798 erano 374.838 secondo il censimento del 1882; 570.062 nel 1897; 654.476 nel 1907; 790.939 nel 1917. I dati ufficiali del censimento eseguito nel 1927 dànno la cifra di 1.064.567, con un aumento, in dieci anni, di 273.628 abitanti. Nel totale sono compresi 75.173 stranieri, così suddivisi: Greci 20.115; Italiani 18.575; Inglesi 11.221; Francesi 9549; Turchi 3877; Siriani e Palestinesi 9725, 1111 di altre nazionalità. Sotto l'aspetto religioso la popolazione si divide in: musulmani 851.700; copti 94.608; cattolici ed altri cristiani 83.198; ebrei 34.103.
La superficie della città è di kmq. 15,68; quella del governatorato di kmq. 161.
La vita religiosa della popolazione musulmana è molto intensa e si svolge nelle parecchie centinaia di moschee tra grandi e piccole, alcune delle quali veneratissime. Fra queste ultime vanno soprattutto annoverate quelle di al-Ḥusein e di Sayyidah Zeinab.
Se nella massa della popolazione l'analfabetismo si nota per un'alta percentuale, bisogna d'altra parte riconoscere che l'istruzione si va diffondendo sempre più e che gli sforzi intensi del governo matureranno frutti cospicui fra non molti anni. Con la proclamazione dell'indipendenza dell'Egitto (1922) è divenuto obbligatorio e gratuito l'insegnamento elementare; e per giungere ad attuare in un tempo non lontano questo progetto, sono state fondate soprattutto al Cairo nuove scuole normali e ingrandite le esistenti, allo scopo di preparare maestri e maestre; sono stati resi più moderni i programmi delle scuole secondarie, e queste accresciute di numero, sia le maschili sia le femminili. Il fatto più notevole è però l'istituzione dell'università di stato di tipo occidentale, ormai completa in tutte le facoltà (1925). Accanto alle scuole di stato esistono numerose scuole libere (primarie, secondarie, industriali), mantenute da privati o sussidiate dal governo. Sull'antica e famosa università islamica, annessa alla moschea di al-Azhar, v. questa voce. Tutte le colonie più numerose o gli stati più importanti hanno aperto scuole laiche o religiose primarie e secondarie in Egitto, e molte ve ne sono al Cairo, francesi in prima linea, greche, italiane, inglesi ed americane.
Vi sono società scientifiche molto fiorenti: l'Istituto d'Egitto fondato da Napoleone; la Società reale di geografia, quella di Economia politica, di Entomologia, la Reale società d'agricoltura; fra le istituzioni scientifiche straniere vanno ricordati l'Istituto Francese d'archeologia orientale e la sezione egittologica dell'Istituto archeologico tedesco. Il Reale giardino zoologico, collocato in un lussureggiante parco presso el-Gīzeh, comprende esemplari belli e assai rari delle specie più varie. Importantissimo è il Museo geologico e sempre più notevole va diventando quello etnografico. Altri musei della città, e di gran lunga più importanti, sono: il Museo copto; il Museo di arte araba, ricchissimo e importante; il Museo egiziano, fondato nel 1857 dall'archeologo francese A. Mariette a Būlāq, poi trasportato a el-Gīzeh e finalmente nella sontuosa sede odierna al Cairo, arricchito dai direttori successivi, specialmente dal Maspero, e che è oggi di gran lunga il primo del mondo per la quantità, l'importanza e la ricchezza dei tesori che racchiude. Tra questi la suppellettile della popolarissima tomba di Tut-Ankh-Amon è solo uno dei moltissimi.
La Biblioteca nazionale comprendeva nel 1926 126.000 volumi a stampa, dei quali 58.000 in arabo o in lingue orientali e 68.000 in lingue europee, e 24.000 opere manoscritte o fotografate da manoscritti. La Biblioteca universitaria ha già preso un grande sviluppo per cospicui doni, né meno importanti, nel campo di speciali ricerche, sono quelle dell'Istituto d'Egitto, della Società di geografia, del Museo egiziano, dell'Istituto francese d'archeologia orientale, dell'Istituto archeologico tedesco. Il re Fu'ād I possiede una preziosa biblioteca, riordinata dall'arabista italiano E. Griffini (m. 1925). Numerose sono le istituzioni ospitaliere indigene ed europee e quelle di pubblica assistenza; alcuni ospedali sono costruiti secondo i criterî più moderni e forniti degli ultimi strumenti scientifici.
Il Cairo non può vantare, almeno sino ad oggi, alcun tipo di grande industria. Le piccole industrie vi sono invece numerose e fiorenti; vanno citate le industrie chimiche (olî, saponi, candele), che peraltro impiegano meno di 200 operai, le alimentari, le metallurgiche indigene (7000 operai) fra le quali nota particolare meritano le oreficerie e l'incisione su metallo; le industrie tessili (cotone, seta) e quelle dell'abbigliamento (oltre 30.000 operai), le grafiche ed artistiche (6000 operai); quelle dei pellami e calzature; dei materiali da costruzione e delle ceramiche in cui primeggia di gran lunga l'italiano Sornaga; dei mobili (10.000 operai), in un ramo dei quali, facendo rivivere e rinnovando motivi dell'arte araba e faraonica, ha creato una molto accetta specialità il piemontese Parvis. Al Cairo si trova la sola officina esistente in Egitto per l'estrazioee dell'alcool. Di primissima importanza è l'industria alberghiera che impiega oltre 9000 persone, dato il periodico affluire di molte migliaia di ricchi turisti i quali trascorrono al Cairo la maggior parte del periodo del loro soggiorno nella valle del Nilo. Essi vi sono attratti non solo dalla curiosità per un paese che conserva colossali, impressionanti, istruttivi monumenti della più antica civiltà storica, ma anche da cento altre forze allettanti: clima dolce, salubre e gradevolissimo nella stagione invernale, sole trionfale in un cielo puro, luminoso, intensamente azzurro, festa di colori ovunque e la pittoresca vita dell'oriente ancor misterioso e strano se non più indolente, tra le palme frondose e l'arido deserto; oriente che non esclude, anzi ha vicine tutte le distrazioni che potrebbe offrire qualunque grande città occidentale, in alberghi annoverati fra i più sontuosi del mondo.
La popolazione dedita all'agricoltura e industrie annesse è di circa 20.000. Una città così popolosa, capitale di un paese molto ricco, centro turistico di primissimo ordine, in posizione intermedia tra la valle superiore del Nilo e il Delta, nonostante la mancanza di grandi industrie ha un movimento commerciale considerevole; e quindi tutte le principali ditte commerciali vi hanno o la sede centrale o una rappresentanza e tutte le principali banche una succursale. Oltre ad essere importante nodo ferroviario, possiede due porti fluviafi, uno settentrionale sulla sponda di Rōḍ al-Faraǵ e l'altro presso il Cairo vecchio. Essendo il centro politico ed amministrativo del regno, ospita con la Corte i varî ministeri e le direzioni generali di quasi tutti i servizî, la Cassa del Debito pubblico sorvegliata da tre delegati di potenze europee: un inglese, un francese, un italiano, una sezione dei tribunali misti di 1a istanza.
Grandi lavori in corso di esecuzione e progetti che saranno presto attuati trasformeranno radicalmente l'aspetto della città. La via Amīr Fārūq, lunghissimo rettilineo largo 25 metri, ottenuto sventrando pittoreschi ma sudici quartieri, parte dal lato orientale di ‛Atabah el-Khaḍrā' e va ad innestarsi colla grande via dell'Abbāsiyyah all'incrocio con la via el-Bayyūmī. L'amministrazione del Tanẓīm (v. sotto) ha preveduto per l'esercizio 1930-31 un credito di 100.000 lire egiziane per completare la costruzione del nuovo corso (boulevard) al-Azhar. Per l'allargamento della stazione sono già cominciate le espropriazioni. I necessarî crediti sono stati approvati per l'ampliamento della strada che dal vecchio Cairo conduce al Ponte al-Malik aṣ-Ṣālih, trasformando nello stesso tempo in parco pubblico il terreno tra la strada predetta e il Nilo; per l'allargamento fino a 25 metri della strada Solīmān Pascià tra la via Fu'ād I e la piazza Tawfīk; per la costruzione di una nuova strada sulla sponda del Nilo a Rōḍah, per l'allargamento fino a 20 metri della via an-Nasriyyah; per il prolungamento della via el-Baḥr el-aḥmā da Imbābah fino alla ferrovia; per l'abbellimento della città con monumenti e statue; per trasformare in giardini i terreni dell'‛Abbāsiyyah già occupati dalla scuola militare.
Cairo è amministrata da un municipio; a tutti i pubblici servizî provvede direttamente il governo per mezzo di un organismo speciale, sezione del Ministero dei lavori pubblici, at-Tanẓīm, che esercita la sua vigilanza anche sui sobborghi e su Helwān.
V. tavv. LIX-LXVI.
Bibl.: P. Coste, Architecture arabe ou monuments du Caire, Parigi 1837-39; Prisse d'Avennes, L'art arabe d'après les monuments du Caire, Parigi 1869-79; Franz Pascha, Kairo (Berühmte Kunststät., vol. 21), Lipsia 1903; M. van Berchem, Matériaux pour un Corpus Inscriptionum Arabicarum, L'Égypte (in Mém. Inst. Fr. Arch. Or.), Cairo 1903; S. Lane-Poole, Cairo, sketches of its history, monuments and social life, Londra 1906; S. Fleury, Die Ornamente der Hakim- und Azharmoschee, Heidelberg 1912; P. Casanova, Essai de reconstruction topographique de la ville d'Al Foustât ou Mìsr, Cairo 1916-19; A.C. Creswell, A brief chronology of the mohammedan monuments of Egypt to A.D. 1517, Cairo 1919; M. Herz, Die Baugruppe des Sultan Qalāūn, Amburgo 1919; R.L. Devonshire, L'Égypte musulmane et les fondateurs de ses monuments, Parigi 1926; Ali Bahgat Bey e A. Gabriel, Fouilles d'Al Foustât, Cairo 1921; U. Tarchi, L'architettura e l'arte musulmana in Egitto, Torino 1922; M. Briggs, Muhammedan architecture in Égypt and Palestine, Oxford 1924; H. Agrel, Le Caire capital d'hier et d'aujourd'hui, in Rev. écon. franc., n. s., XLVIII (1926), pp. 60-73; in generale vedi anche, oltre la guida del Baedeker, C.H. Becker, art. Cairo, in Enciclopédie de l'Islām, I, pp. 835-46; H. Lorin, Bibliographie géographique de l'Egypte, Cairo 1928, pp. 228-232 (il secondo volume, a cura di H. Munier, dedicato alla geografia storica, è in corso di stampa). Confronta anche R. Maunier, Bibliographie économique, juridique et sociale de l'Égypte moderne, Cairo 1918. Per il museo: v. Catal. gén. des antiquités égypt. du Musée du Caire, a cura del Service des antiquités de l'Égypte, in corso di stampa.