LONGINO, Caio Cassio
Discepolo di Sabino, è considerato un corifeo della scuola sabiniana. Pretore, console nel 30 d. C., proconsole nel 40-41, legato in Siria nel 47-49, fu deportato nel 65, già cieco, in Sardegna perché tra le immagini degli avi manteneva l'effigie dell'uccisore di Cesare. Richiamato da Vespasiano, morì poco dopo il suo ritorno dall'isola. La sua opera maggiore sono i libri iuris civilis, noti attraverso le citazioni dei giuristi posteriori e specialmente attraverso l'elaborazione che Giavoleno ne fece in quindici libri. Scrisse anche notae ad Vitellium. L'autorità sua fu tanto cospicua e la sua influenza tanto notevole, che Cassiani furono detti i suoi scolari e in genere i seguaci della scuola di Sabino, cosicché le denominazioni Cassiani e Sabiniani divennero equipollenti.
Bibl.: C. Ferrini, Storia delle fonti del diritto romano, Milano 1885, p. 67 segg.; P. Krüger, Geschichte der Quellen, 2ª ed., Lipsia 1912, p. 168 seg.; T. Kipp, Geschichte der Quellen, 4ª ed., Lipsia 1919, p. 117 seg.; P. Bonfante, Storia del diritto romano, 3ª ed., I, Milano 1923, p. 381; P. De Francisci, Storia del diritto romano, II, i, Roma 1929, p. 353 seg.