CAHORS (A. T., 35-36)
Città della Francia centro-meridionale, capoluogo del dipartimento di Lot, con 11.866 ab. (1926). Sorge a 120 m. s. m., in una penisoletta formata dal fiume Lot il cui istmo era anticamente difeso da una linea di bastioni che in parte ancora sussistono. È divisa in due parti: la parte antica, più in alto, conserva ancora molto l'aspetto medievale e ha strade strette e alquanto ripide; mentre la parte moderna, separata dalla prima dal Boulevard Gambetta, ha strade ampie e regolari, belle case e passeggiate lungo il fiume. Tre ponti riuniscono le rive del fiume, tra cui caratteristico il ponte Valentré del sec. XIV.
Cahors è sede di vescovato, di prefettura, di corte d'assise, di tribunale di prima istanza e di commercio; ha un liceo, e una scuola normale.
Alcune fabbriche di cordami, tappi, vasellame; concerie, fonderie, distillerie e segherie meccaniche costituiscono la piccola industria locale. Il commercio è alimentato dall'esportazione di alcuni prodotti della regione: vini, tartufi, noci, olio di noci, prugne, tabacco.
Cahors è stazione della grande linea da Parigi a Tolosa nel tratto tra Brive e Montauban, ed è servita da altri tronchi ferroviarî secondarî.
La città è chiusa in un anello dal fiume Lot, che le serve da difesa naturale, mentre l'istmo che vi dà accesso è sbarrato da bastioni. Un tempo la città non occupava tutta la penisola: situata a occidente nell'epoca romana, si estese nel medioevo sui declivi orientali, ben isolata da mura. In luogo di queste, distrutte nel sec. XVIII, ora un viale divide la vecchia città dalla nuova, come arteria maggiore di traffico. Tutte le strade principali di Cahors si tagliano perpendicolarmente secondo le due direzioni richieste dalla sua posizione e rispondenti alle quattro porte della città.
Le mura che chiudono l'istmo esistono ancora con i loro bastioni le torri e il bel corpo di guardia del sec. XV; dei tre ponti, soltanto il celebre Valentré è antico, del sec. XIV, con sette archi ogivali su pilastri imponenti con speroni e parapetti merlati, difeso da tre alte torri quadrate. Gli edifici più interessanti sono: la casa di Enrico IV (sec. XIV o XV), il castello reale (XVI e XVII sec.), il collegio Pellegri della Rinascenza e specialmente il palazzo con alta torre quadrata, costruito nel sec. XIV da papa Giovanni XXII.
La cattedrale, S. Stefano, consacrata nel 1119, ha sculture del 1130 circa (la parte alta del coro fu rifatta nel 1285) e facciata del sec. XIV. La sua unica navata ha sulle due campate due enomici cupole (18 m. di diametro), su grossi pilastri, grandi archi leggermente acuti e pennacchi.
Della primitiva facciata del sec. XII rimane il portale, trasportato sul fianco nord della chiesa, bell'esempio di scultura romanica dell'ultimo periodo. La prima cupola e il coro gotico sono affrescati (sec. XIV). La chiesa di S. Orsola (sec. XII-XIII) contiene bei capitelli romanici. Il Museo ha pitture, sculture, antichità, collezioni di storia naturale. Fra le sculture, notevoli i capitelli del sec. XII provenienti dall'Abbazia di Marcilhac (Lot).
Bibl.: A. Calvet, Essais historiques et archéologiques sur l'ancien Quercy: la cathédrale de Cahors, Cahors 1842; Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné, Parigi 1867, VII, s. v. Pont; R. de Lasteyrie, L'architecture relig. en France à l'époque romane, Parigi 1912, pp. 282, 300, 426, 468-81, 648; P. de Fontenilles, Mémoire sur les peintures murales du XVIe siècle à la cathédrale de Cahors, Cahors 1884; id., Catalogue du musée de Cahors, Cahors 1916; E. Mâle, L'art religieux du XIIe siècle en France, Parigi 1922, pp. 91-92, 398, 402-04, 438; R. Rey, La cathédrale de Cahors et les origines de l'architecture à coupoles d'Aquitaine, Cahors 1925; J. Daymard, Le vieux Cahors, Cahors 1927.
Storia. - Antica città celtica, capoluogo dei Cadurci (v.), Cahors raggiunse, dopo la conquista romana, una notevole importanza come sede di una fiorente industria laniera. Divenuta prestissimo, fin dal sec. IV, sede vescovile, essa conservò la sua condizione di capoluogo regionale anche dopo le invasioni dei Visigoti e dei Franchi, e più tardi attraverso le incursioni e le devastazioni degli Arabi e dei Normanni. Ma il periodo della maggior floridezza di Cahors è quello compreso fra il sec. XII e il XIV, in cui, sotto la giurisdizione dei conti di Tolosa (interrotta per breve tempo dall'occupazione inglese) e poi, dopo il 1224, sotto il dominio diretto della corona di Francia, essa sviluppa le proprie istituzioni comunali, e riesce ad assicurarsi una larga, sebbene incompleta, autonomia. Anche a C. l'autonomia cittadina incomincia a manifestarsi nella forma delle immunità concesse al vescovo, all'ombra del quale il comune viene a poco a poco costituendosi, finché sui primi del Duecento esso ottiene da lui il riconoscimento delle sue consuetudini e delle sue franchigie. Nonostante l'aumentata potenza del comune e le lotte frequentemente rinnovate contro il vescovo, questi non perdette mai completamente le sue immunità, in modo che, anche dopo la sottomissione alla corona, la città, all'ombra delle immunità vescovili, seguitò a godere di un regime autonomo, ch'essa conservò fino al 1789, e in cui i poteri erano divisi fra gli ufficiali regi, il vescovo e i consigli e magistrati cittadini.
Ma più che alle vicende politiche, l'importanza e la fama di C. sono legate al suo sviluppo economico, e alla triste rinomanza che godettero i suoi banchieri, o quelli, almeno, che da essa presero il nome. Se infatti è oramai fuori di diseussione che il nome di caorsini, usato in senso spregiativo come sinonimo di usurai, deriva da Cahors, non è invece del tutto abbandonata la tesi, che fa risalire l'origine di quel nome non ai cittadini di C., ma ai Lombardi che vi si sarebbero stabiliti prima che in ogni altra città della Francia meridionale. Ma se è indubitato che nel sec. XIII i due termini di caorsini e di lombardi sono usati in forma generica per indicare la stessa attività di prestatori di danaro, tantoché fin dal 1240 Matteo Paris parla di caorsini senonenses (senesi), che esercitavano l'usura in Inghilterra con metodi più esosi degli ebrei, esistono tuttavia dei documenti anteriori, del 1216 e del 1224, in cui si vedono dei mercanti veri e proprî di Cahors esercitare il commercio e prestare danaro in Inghilterra e Irlanda. Del resto non si comprenderebbe per qual ragione si fosse dovuto introdurre l'uso di quel nome, accanto a quello molto più diffuso di lombardi, se in origine non vi fossero stati dei cittadini di Cahors specializzati in quel ramo di attività, poiché non sembra affatto probabile che i banchieri o prestatori italiani scegliessero come loro prima dimora in Francia una città dell'interno, fuori delle grandi vie del traffico fra il Mediterraneo e la Manica, a preferenza delle città costiere della Provenza e della Linguadoca, con cui assai più facili e frequenti erano i loro rapporti.
La floridezza economica di C., notevolmente diminuita dopo il sec. XIII, riceve il suo ultimo colpo dalle guerre di religione, quando Enrico IV, nel 1580, la priva dei suoi ultimi privilegi come mercato vinicolo. A mantenerle una posizione di prim'ordine, fra le città del Mezzogiorno, contribuì ancora l'università, che vi era stata fondata nel 1331 da papa Giovanni XXII, nativo di Cahors, e che aveva avuto Cuiacio fra i suoi maestri. Ma anch'essa decadde, e finì, nel 1751, con l'essere assorbita nell'università di Tolosa.
Bibl.: Grangie, Une ancienne capitale de province: Cahors en Quercy, Nancy 1922; Depping, Recherches sur les Cahorsins, in Mémoires de la Société des Antiquaires, 1826; Bourquelot, De l'origine et de la signification du mot "caorcin", in Revue des sociétés savantes, 1861; Patetta, Caorsini senesi in Inghilterra nel sec. XIII, in Bullettino Senese di st. patria, IV (1897); Schaube, storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo sino alla fine delle crociate, trad. it. di P. Bonfante, in Bibl. dell'Economista, s. 5ª, XI, p. 478 seg.; Arens, Wilhelm Savat von Cahors als Kaufmann zu London (1273-1320), in Vierteljahrschrift für Sozial- und Wirtschaftsgheschichte, IX (1913), pp. 477-514.
V. tavv. LVII e LVIII.