Cagliari
Città della Sardegna meridionale. Il primo nucleo urbano di C., di fondazione fenicia, risale almeno al 6° sec. a.C. La città fiorì specialmente con l’occupazione romana dal 238 a.C. Dall’età di Cesare fu sede del pretore di Sardegna e Corsica, e all’inizio dell’età imperiale divenne municipio di cittadini romani dove si fondevano elementi indigeni sardi e punici. Sede vescovile nel 4° sec. e centro importante di cultura ecclesiastica nella prima metà del 5° sec., offrì asilo ai vescovi africani esiliati dai vandali. Questi l’occuparono nel 454, ma Giustiniano la riconquistò nel 534. Fu poi contesa ai bizantini dai goti e dai saraceni, che la ridussero quasi in rovina. Pur restando capitale dell’isola, l’antica prosperità scomparve dopo il 7° sec. e fino all’arrivo dei pisani che vi costruirono un castello nel 13° sec. e vi mantennero il loro dominio anche dopo la sconfitta navale (1284). L’assedio del 1326 li costrinse a cederla ai catalani che le diedero fisionomia di città spagnola per lingua, arte e costituzione politica. Come sede del Parlamento sardo, dal 1355 esercitò funzioni accentratrici nella vita isolana. Carlo V la fortificò contro gli assalti turchi nel 16° sec.; dal 1718 fu dei Savoia, che vi risiedettero durante l’esilio dopo la conquista francese del Piemonte, fino al 1815. Divenuta, fra il 1924 e il 1943, importante base di sommergibili, durante la Seconda guerra mondiale fu duramente bombardata (specie nel 1943).