CAGLI (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Pesaro e sede vescovile; è sulla Via Flaminia, alla confluenza del Bosso e del Burano (bac. del Metauro), a 276 m. s. m., nel tratto N. della sinclinale camertina.
La popolazione del centro è di 2888 ab.; quella del comune era di 10.676 ab. nel 1881, di 12.533 nel 1901, di 12.326 (5676 accentrati, gli altri nelle case sparse) nel 1921. Fiorente è l'industria serica; buone pietre litografiche fornisce il prossimo Appennino. Il territorio comunale è di kmq. 225,99; è costituito da medie montagne mesozoico-calcaree, alte colline e alvei torrentizî, con quote estreme di m. 1490 e m. 190; la superficie agricolo-forestale è di ett. 22.030, con estesi boschi di quercia e coltura intensiva di cereali, gelsi, frutta; vi prospera pure l'ulivo.
Cagli è sulla ferrovia Fabriano-Urbino-S. Arcangelo.
Storia. - Forse primitivo nucleo sabino, vicus e poi città romana dal 359 di Roma. Dalle mani dei Goti, passò nel 554 a Narsete, che li sconfisse ricuperando il forte passo del Furlo e Petra Pertusa, dal cui possesso dipende il dominio della città. I Longobardi distrussero questo fortilizio nel 571, ma nel 620 la strada era di nuovo libera per l'esercito dell'Esarca di Ravenna. Da allora, Cagli fece parte della Pentapoli e con essa, nel 751, passò ai Longobardi. Sconfitti questi da Pipino, fu compresa nella donazione alla chiesa, confermata da Carlo Magno nel 774. Ottone III, nel 999, la riconsegnò alla chiesa e Ottone IV, nel 1208, la infeudò, con altre città della Marca, ad Azzo d'Este. Intanto, si veniva formando e reggendo a comune, che estendeva la propria giurisdizione sui castelli vicini: tra i quali, quelli posseduti dal vescovo si sottoposero nel 1211. Venuta in potere di Federico II, parteggiò per i ghibellini, tanto che nel 1265 venne privata del vescovato. Le discordie intestine fra i cittadini e i feudatarî, nel settembre del 1287, divamparono in aperta battaglia, durante la quale il palazzo del comune fu posto a fuoco; e l'incendio distrusse quasi interamente la città, situata allora alle falde del Monte Petrano. I cittadini la riedificarono in sito più pianeggiante, alla confluenza dei torrenti Bosso e Burano, mercé l'aiuto di papa Nicolò IV, che impose a tutte le città e terre della Marca di concorrere alla costruzione delle mura e delle porte. La prima pietra fu posta il 9 febbraio 1289 e, per volere del papa, fu chiamata Città papale di S. Angelo: ma il nuovo nome fu presto abbandonato, per riprendere quello antico di Cagli. I signori di Montefeltro cercarono di impadronirsene; e pare che Nolfo e i fratelli fossero veramente riusciti a dominarla, quando il cardinale Albornoz li spodestò, riprendendola per la chiesa. Allora, vennero a un accordo con Cante Gabrielli, che presidiava la rocca: questi diede in moglie a Nolfo la propria figliuola e al conte Antonio cedette la città che fece poi sempre parte del dominio feltresco e del ducato di Urbino, fino alla devoluzione di questo alla S. Sede (1631). Breve interruzione al governo ecclesiastico fu l'epoca rivoluzionaria della fine del secol XVIII e il Regno italico, nei primi anni del sec. XIX. Nel 1860, il plebiscito la congiunse al Regno d'Italia.
Nel 1781 un terremoto distrusse gran parte degli edifici e la cattedrale e uccise molte persone.
Bibl.: F. Bricchi, Annuali della città di Cagli, Urbino 1641; A. Maestrini, Della traslazione e riedificazione della città di Cagli nell'anno 1289, Cagli 1889; G. Mochi, Storia di Cagli nell'età antica e nel Medioevo, Cagli 1878; A. Tarducci, De' vescovi di Cagli, Cagli 1896; G. Mangaroni-Brancuti, Congetture sull'origine del comune di Cagli, Cagli 1902.
Monumenti. - Del tempo romano resta a Cagli il ponte sul Bosso, detto Mallio, da M. Allio che lo restaurò. Del periodo romanico-gotico sono la chiesa di San Francesco, cominciata nel 1234-40, e il portale (1427) firmato da Antonio De Cristofaro da Fossombrone, nel fianco sinistro del duomo. Il Rinascimento è rappresentato da opere cospicue. Un grandioso torrione ricorda la Rocca edificata da Francesco di Giorgio Martini e distrutta nel 1502. La chiesa di S. Angelo ha un elegante portico quattrocentesco e nell'interno una delle migliori opere di Timoteo della Vite, firmata: Noli me tangere, con l'Arcangelo Michele e Sant'Antonio Abate. In S. Maria della Misericordia i quattro Evangelisti affrescati nella volta del ciborio sono attribuiti a L. Salimbeni. Nella chiesa delle clarisse è una Madonna della Misericordia dei Salimbeni. In S. Domenico si vedono affreschi di Giovanni Santi. Affreschi del sec. XV, fabrianesi e sanseverinali, si trovano in S. Francesco, che ha pure altre pitture e sculture notevoli. del sec. XV il pastorale detto del B. Gualla, nel duomo. Numerosi ed interessanti sono gli esempî di case e portali dei secoli XIV, XV, XVI. Ricca è la messe delle opere barocche. Nella piitura si rileva un maestro locale, Gaetano Lapis (1706-1776), largamente rappresentato. Nella biblioteca comunale, insieme ad una testa di S. Sebastiano di G. Santi, e a pregevoli edizioni, sono conservati ventidue disegni colorati per scenografia, dei Bibiena.
Bibl.: A. Anselmi, Il sesto centenario della riedificazione di Cagli, in Nuova rivista misena, I (1888), pp. 183-87; E. Calzini, Una visita ai monumenti di Cagli, in Rass. bibliografica dell'arte italiana, II (1908), pp. 243-53; A. Maestrini, Ricodo storico della traslazione e riedificazione di Cagli, Cagli 1889; id., la Chiesa Cattedrale di Cagli dai primordi fino al 1792, Cagli 1892; id., Affreschi di S. Maria delle stelle, in Nuova rivista misena, IV (1891), pp. 67-70; G. Mei, Catalogo delle pergamene originali degli archivi di Cagli dall'anno 1285 al 1292 nel qual tempo avvenne la traslazione e la riedificazione della città, Cagli 1889; G. Mangaroni-Brancuti, Il Cenobio benedettino di S. Gregorio, Cagli 1905; G. Mochi, Storia di Cagli nell'età antica e nel Medioevo, Cagli 1878; M. Morgana, Il Palazzo comunale di Cagli e le sue vicende, in Rass. marchigiana, V (1926-27), pp. 82-88; L. Serra, Elenco dell'opere d'arte mobili delle Marche, in Rass. marchigiana, III (1924-25), luglio-settembre; id., Elenco degli edifici, degli affreschi, ... delle Marche, ibid., IV (1925-26), febbraio; id., Aggiunte e correzioni, ibid., VII (1928), ottobre; id., L'arte nelle Marche dalle origini cristiane alla fine del gotico, Pesaro 1929, pp. 188, 208, 255, 319. Per gli artisti si vedano le bibliografie ad essi relative.
L'arte della stampa a Cagli. - In questo piccolo borgo già nel secolo XV si esercitava l'arte tipografica. Difatti conosciamo quattro volumetti, molto rari, stampati negli anni 1475 e 1476 da, Roberto di Fano e Bernardino da Bergamo. Ecco l'explicit del più antico (Maphei Vegii de morte Astianactis): Anno gratiae M.CCCC.LXXV, tertio kalendas Iulü. Hoc opusculum Callii impressum est tempore Domini Federici. L'8 dicembre dello stesso anno apparve un Consiglio contro lo morbo pestilentiale di Francesco da Siena (Bibl. Naz. di Napoli e British Museum); del marzo 1476 si conoscono due differenti edizioni di una Funebris Oratio pro Baptista Sfortia Urbini Comitissa di G. A. Campano (esemplari a Roma, Bibl. V. E. e Bibl. Alessandrina; Parigi, Bibl. Nationale). L'ultimo noto è del 15 ottobre 1476: Servii Honorati libellus de ultimis syllabis ex recens. Laurentii Abstemii, di cui l'unico esemplare conosciuto si conserva nella Bibl. Nazionale di Napoli.