CAFFA (Kafā, il raddoppiamento della f è pronunzia abissina; A. T., 116-117)
Paese dell'Etiopia meridionale, dell'estensione di circa 13.000 kmq., posto fra 6° 50′ e 7° 30′ lat. N. e fra 36° e 37° long. E.; fa attualmente parte dell'impero etiopico, che se ne impossessò nel 1897. Capoluogo e sede delle autorità abissine è Anderaccià. È diviso nelle quattio provincie di Caffa pr0priamente detta, Ennarea, Hadia e Bonga; e in quest'ultima, una ventina di chilometri a N.-NE. dell'attuale capoluogo, sorge il villaggio omonimo, importante centro commerciale e già residenza del re, quando il Caffa costituiva un regno indipendente.
Secondo le ultime indagini, particolarmente del Bieber (emendate dal Conti Rossini e dal Cerulli), la primitiva popolazione del Caffa era di genti nilotiche, soggiogate poi da una prima invasione di popolazioni cuscite Sidāmā provenienti da sud-ovest; dall'incrocio dei due elememi nacque il gruppo Chimirà. Più tardi, nel sec. XV, una nuova invasione di altre popolazioni Sidāmā, provenienti pure dal sud-ovest, accrebbe il sangue cuscitico degli abitanti del Caffa, fondò il regno caffino e produsse la maggioranza dell'attuale popolazione del paese, la cui lingua si chiama caffino o cafficciò (kafiččō) ed appartiene al gruppo sidāmā delle lingue cuscitiche (v.). Quando il re abissino Malak Sagad rese tributario il sovrano locale (1567-1568), questo abbandonò il paganesimo per il cristianesimo, che divenne la religione dominante del paese, nonostante le molte reliquie ed infiltrazioni di riti pagani. Il cattolicismo vi fu introdotto nel secolo scorso da mons. Massaja, sicché oggi ad Anderaccià, Bonga e Cianna esistono piccole missioni cattoliche italiane di sacerdoti e suore della Consolata, mentre il territorio tutto costituisce la Prefettura apostolica del Caffa. Ma il cristianesimo dominante è il monofisita abissino.
Il clima del Caffa, più umido e temperato di quello dei paesi circostanti, permette uno sviluppo esuberante della vegetazione forestale, al cui riparo cresce meravigliosamente il caffè, che a torto alcuni ritennero aver tratto il nome dal paese.
Il nome di Caffa si estende poi frequentemente a indicare la intera regione dell'Etiopia sud-occidentale, di cui il Caffa propriamente detto fa parte, e cioè, oltre a questo. il Limmu o Ennarea il Guma, il Gomma, il Gimma, il Ghera, il Ghimira, ecc. In questo più largo senso, insomma, il Caffa abbraccia tutta intera la parte dell'altipiano etiopico compresa tra la valle dell'Omō e le pendici che scendono all'alto bacino del Sōbat, tra 6° e 9° lat. N. Il paese, assai aspro e montuoso, è rotto in lembi dai solchi vallivi del Ghibiè e del Gogèb, che confluendo verso oriente costituiscono l'Omida quello del Ghiccì che defluisce pure all'Omō verso S.; dall'Acobo e dall'Upenō coi loro numerosi tributarî verso ponente; e finalmente dall'alto Didessa verso N. Esso costituisce dunque un vero e proprio nodo oro-idrografico, con cime oscillanti intorno ai 2200 m. e non di rado culminanti oltre i 3000 m. s. m., e tende ad abbassarsi gradatamente verso il sud e verso l'ovest. È costituito in prevalenza da rocce cristalline antiche, localmente aurifere, e da rocce eruttive più o meno recenti. Il clima è temperato per effetto dell'altitudine, discretamente salubre sulle alture, micidiale per malaria e dissenteria nelle depressioni e lungo le acque, specialmente nella stagione delle piogge. Questa comincia a marzo e si prolunga fin verso la metà di novembre, con una breve pausa in giugno, saturando l'aria e il terreno di umidità, che unita al calore tropicale favorisce la vegetazione dei boschi e le coltivazioni. Principali prodotti del suolo sono la Musa ensete, base principale del sostentamento degl'indigeni, l'ogghiò o cardamomo del Südān e il caffè. Si produce inoltre cotone, indaco, granturco, sorgo, tieff e dagussa. Forniscono materia di esportazione, oltre al caffè e al cardamomo, lo zibetto, la cera, e l'avorio; s'importano sale, cotonate e tessuti varî, metalli, conterie, ecc. Gli abitanti, a parte i Caffini o abitanti del Caffa vero e proprio, appartengono a varie tribù Galla, e sono musulmani.
Primo esploratore del Caffa fu il geografo francese Antonio D'Abbadie, che visitò il paese nel 1843. Pochi anni dopo fu costituita una missione cattolica per i Galla, e ne fu nominato capo fra Guglielmo Massaja, cappuccino. Questi, dopo aver f0ndata nel 1852 una prima missione tra i Galla Gudrù e inviati sacerdoti nel Caffa, poté infine raggiungere personalmente Bonga nel 1858. Fu espulso dal Caffa nel 1861, passando di qui al Gimma, poi all'Ennarea e al Gudrù, e lasciò i paesi galla due anni dopo, avendo raccolto dati importanti sulla geografia, i prodotti, le popolazioni, il linguaggio. Nel 1878 Antonio Cecchi e Giovanni Chiarini, diretti dallo Scioa attraverso il Caffa ai grandi laghi equatoriali, visitarono i Soddo e i Guraghé, penetrarono nell'Ennarea, Gomma e Ghera, e quivi trattenuti a lungo, il Chiarini vi morì e fu seppellito ad Afallō il 5 ottobre 1879, mentre il Cecchi riuscì a liberarsi dopo 18 mesi di prigionia e tornò in patria con una ricca messe di dati scientifici. Finalmente nel 1897 la seconda spedizione Bottego, dopo aver aggirato il Caffa da sud, si chiuse tragicamente a Legà nel Wallega, ai margini settentrionali della regione. Dal punto di vista storico etnografico assai importanti furono i viaggi degli austriaci A. von Mylius e F.J. Bieber (1905), dello stesso Bieber nel 1909 e di E. Cerulli nel 1928.
Bibl.: Oltre ai libri del Massaja, del Cecchi, ecc., sono di fondamentale importanza per la parte storica ed etnografica: Fr. J. Bieber, Kaffa ein altkusehitisches Volkstum, Vienna 1920-1923, 2 voll. (da usare con i notevolissimi emendamenti di E. Cerulli, in Oriente Moderno, V, 1925, 551-557, e di C. Conti Rossini, in Riv. studi orientali, XI, 1926, 114-115); E. Cerulli, Etiopia occidentale, Roma 1929, pp. 175-238.