CADOLTO (Chadolt)
Alemanno di nascita, vescovo di Novara dall'882 all'891.
Egli stesso narra in un suo scritto non datato che entrò da fanciullo nel monastero di Reichenau: e infatti il suo nome ("Chadolt diac.") si trova negli elenchi dei monaci. In seguito, sempre secondo il suo racconto, l'imperatore Carlo III lo assunse al proprio servizio e lo nominò vescovo di Novara. Determinante, per l'ascesa di C., dovette essere la circost a che Liutward, vescovo di Vercelli e, fino alla primavera dell'anno 887, arcicancelliere di Carlo III, era suo fratello. Si sa infatti che Liutward favorì sempre i propri parenti riuscendo anche a concludere, per alcuni di loro, matrimoni con persone della più alta nobiltà. Grazie all'appoggio di Liutward, C. - stando ancora al suo racconto - ricevette dall'imperatore Carlo III, come allodio, la "curtis Erichinga" (cioè Langen - Erchingen, oggi Langdorf presso Frauenfeld in Svizzera), ottenendo altresì il privilegio di lasciare in eredità la stessa al monastero di Reichenau per aumentamele rendite. Memore di questo e di altri benefici del sovrano, C., dopo essersi consigliato con l'abate di Reichenau, istituì una commemoratio annua per Carlo III, da celebrarsi il giorno dell'Epifania finché l'imperatore era in vita e poi il giorno della sua morte. C. chiese anche per sé una simile commemoratio.Ogni prete del monastero doveva celebrare una messa nel giorno della morte di C. e in quello della morte di Carlo III, e gli altri monaci dovevano recitare trenta salmi a suffragio del defunto. La curtis di Erchingen doveva offrire le vivande per l'agape commemorativa. Più tardi il giorno della morte di C., il 5 aprile, fu inserito nei necrologi di Reichenau.
Il 1º ag. 888 Amolfo di Carinzia confermò il diploma, oggi perduto, con cui Carlo III aveva concesso a vita a C. la curtis di Erchingen, disponendo la destinazione della stessa al convento di Reichenau alla sua morte. Da ciò si può dedurre che C. e suo fratello godevano di un'alta considerazione in Alemannia e che la loro famiglia dovette appartenere, molto probabilmente, alla nobiltà, contrariamente a quanto, invece, afferma il compilatore maguntino degli Annales Fuldenses per l'anno 887, che definisce Liutward "ex infimo genere natum"; ma questa affermazione sembra dettata soprattutto da odio di fazione. Mancano però dati genealogici di sicura attendibilità sulle origini di C. e di Liutward.
Nel periodo in cui fu al servizio dell'imperatore, nella cappella imperiale, C. visitò, a quanto pare, il monastero di Remiremont nei Vosgi, dato che il suo nome appare riportato nel Liber memorialis del monastero insieme con quello di Carlo III, di Liutward e del seguito imperiale composto prevalentemente da monaci di Reichenau. I pareri degli studiosi circa la data di questa iscrizione nel Liber di Remiremont sono discordi (Beyerle: giugno 885; Kehr: 876-881; Tellenbach: 865-872); tuttavia il titolo di rex che segue il nome di Carlo III fa pensare che la visita sia avvenuta prima del febbraio 881 (data della sua incoronazione imperiale).
Sull'attività di C. a Novara le fonti tacciono quasi completamente. Secondo la Vita S. Agabii (perduta), C. avrebbe traslato le ossa del santo nella cattedrale di Novara il 30 agosto di un anno imprecisato. Secondo due dittici provenienti da Novara, in cui si trova indicata la serie dei primi vescovi di questa città, l'episcopato di C. sarebbe durato per otto anni e nove mesi (tuttavia nei dittici le frazioni di mesi appaiono liberamente arrotondate e il periodo di sede vacante tra due episcopati è di volta in volta attribuito al vescovo successivo). Poiché il predecessore di C., Ernusto, è qui indicato per un periodo di un anno e 6 mesi ed è ricordato nei documenti già il 15 maggio 881, ed anche il suo predecessore, Lamberto, deve avere retto la diocesi per un anno e mezzo e il predecessore di quest'ultimo, Noting, è d'altra parte ricordato in una lettera di Giovanni VIII del 19 ott. 879, l'episcopato di C. (accettando le notizie fornite dai dittici) deve essere durato dal luglio-agosto 882 al 5 apr. 891, in considerazione del fatto che C. morì un 5 aprile e che gli episcopati successivi escludono una datazione più tarda.
Fonti e Bibl.: Le carte dello archivio capitolare di Novara (729-1034), I, a cura di F. Gabotto-A. Lizier-A. Leone-G. B. Morandi-O. Scarzello, Pinerolo 1913, n. 14, pp. 18-20; Acta sanctorum… Septembris, III, Antverpiae 1750, p. 502; Libri confraternitatum Sancti Galli, Augiensis, Fabariensis, a cura di P. Piper, in Monumenta Germ. Hist., Libri confraternitatum, Berolini 1884, pp. 159, 163, 332, 358; Necrologia Germaniae, a cura di F. L. Baumann, ibid., Necrologia, I, 2, ibid. 1888, p. 275; Annales Fuldenses ad 887, a cura di F. Kurze, ibid., Scriptores rerum Germanicarum, in usum scholarum, VII, Hannoverae 1891, pp. 105 s., 114 s.; Arnolfi diplomata, a cura di P. Kehr, ibid., Diplom. regum Germaniae ex stirpe Karolinorum, III, Berofini 1940, pp. 50 s., 273 s.; Liber memorialis von Remiremont, a cura di E. Hlawitschka-K. Schmid-G. Tellenbach, ibid., Libri memoriales, I, Dublin-Zurich 1970, p. 15; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XIV, Venezia 1858, pp. 454-457; E. Dümmier, Gesch. des ostfränkischen: Reiches, III, Leipzig 1888, pp. 109, 280 ss.; F. Savio, Gliantichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, Torino 1899, pp. 257 s. (e anche pp. 240 ss., edizione dei dittici di Novara); Die Kultur der Abtei Reichenau, a cura di K. Beyerle, München 1925, pp. 111 s., 211, 298, 419, 483, 1172, 1194; P. F. Kehr, Die Kanzlei Karls III., in Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, phil.-hist. Klasse, 1936, n. 8, p. 14; J. Fleckenstein, Die Hofkapelle der deutschen Könige, I, in Schriften der Mon. Germ. Hist., XVI, 1, Stuttgart1959, pp. 194 s.; G. Tellenbach, Liturgische Gedenkbücher als historische Quellen, in Mélanges Eugène Tisserant, V, Città del Vaticano 1964, pp. 396-99; E. Hlawitschka, Die Diptychen von Novara u. die Chronologie der Bischöfe dieser Stadt vom 9.-11. Jahrhundert, in Quellen u. Forschungen aus ital. Archiven u. Bibliotheken, LII(1973), pp. 767-780.