CACRILIONE (Χαχρυλιον, Chachrylion)
È il nome di un ceramista attico che appare su ventidue vasi, tutte tazze, tranne un frammento di piatto proveniente dall'Acropoli di Atene. Nessuno di questi vasi ci attesta l'attività di C. come pittore; costantemente è usata la voce verbale ἐποίησεν ("fece"), che indica in C. il padrone di un'officina vasaria. Sono tutti vasi a figure rosse di stile severo, databili quindi all'ultimo ventennio del sec. VI a. C.
Eufronio, il maggiore dei ceramisti di stile severo, fu uno dei pittori dell'officina di C., come appare dalla tazza da Vulci ora a Monaco, firmata da ambedue (v. eufronio). Oltre ad Eufronio è stata riconosciuta l'opera di altri pittori; di altri quattro secondo lo Pfuhl; di Olto, di Peitino, del pittore del gruppo cosiddetto di Ermeo, secondo il Beazley. Sui vasi della officina di C. appaiono elogiati col solito epiteto di καλός Leagro e Memnone; il nome di Epidromo è solo su vasi che si attribuiscono a detta officina.
Preminente tra questi vasi, che rappresentano per lo più scene e figure della vita reale (banchetti, danze, guerrieri), è la tazza di Orvieto, ora al Museo archeologico di Firenze, ascritta dal Beazley al pittore Peitino. Nei lati esterni sono le seguenti imprese di Teseo: Scirone, Cercione, il toro di Maratona, Sini, il Minotauro, Procruste: nell'interno è la figura di Eros volante sulla superficie del mare. È in questa tazza la glorificazione dell'eroe attico Teseo, e costituisce essa una delle prove della grande popolarità che acquistò nel sec. VI la figura di Teseo a scapito di quella di Eracle.
Bibl.: J.D. Beazley, Attische Vasenmaler des rotfigurigen Stils, Tubinga 1925, pp. 13, 48 segg., 61; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 282 segg.; J.C. Hoppin, A Handbook of Attic redfigured vases, Cambridge 1919, I, p. 146 segg.; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, I, p. 425 segg.