TELLIUS, C
Proprietario di un'officina di vasi aretini situata presso Ponte a Buriano (Arezzo). La sua produzione di ceramica a rilievi è scarsamente nota: dei non molti pezzi recuperati nello scarico di essa la maggior parte è finita all'estero.
È assai probabile tuttavia che gli scavi aretini non siano stati esaurienti: infatti non pare che quella di C. T. fosse una piccola officina, se abbiamo testimoniati diversi lavoranti. Secondo il Dragendorff il lavorante Phileros già di L. Memmius e poi di C. Annius, passando a C. Tellius, vi avrebbe portato una gran parte del repertorio di quest'ultima fabbrica. Accanto a Phileros, sono da ricordare Montanus e, secondo Oxé, Ingenuus.
Da quanto si può vedere, la produzione ebbe come principale repertorio quello anniano di cui utilizzò anche i motivi-firma più tipici. Ma accanto a queste riprese ci sono alcune serie e qualche punzone che paiono tipici di C. T.: per esempio la corsa di puttini in groppa a delfini, la serie delle piccole figure sacrificanti, forse le foglie di platano, le palmette segnate su rilievi amigdaloidi, certe maschere, ecc. Troppo poco si conosce di C. T. per giudicare appieno la sua produzione, che si svolse probabilmente attorno agli anni della nascita di Cristo.
Bibl.: M. Ihm, in Bonn. Jahrb., CII, 1898, p. 117; G. H. Chase, The Loeb Collection of Arretine Pottery, New York 1908, p. 28; H. B. Walters, Catalogue of the Roman Pottery in the Department of Antiquities-British Museum, Londra 1908, L, 114; G. H. Chase, Catalogue of Arretine Pottery, Museum of Fine Arts, Boston, Boston-New York 1916, p. 21; A. Oxé, Arretinische Reliefgefässe vom Rhein, Francoforte s. M. 1933, pp. 39; 50 e passim; H. Dragendorff-C. Watzinger, Arretinische Reliefkeramik, Reutlingen 1948, p. 156 ss.; A. Stenico, in Studi in onore di A. Calderini e R. Paribeni, III, Milano 1956, p. 446, n. 155; p. 448, n. 108.