BUSDRAGHI (Busdragi)
Antica e cospicua famiglia di operatori economici, divenne, per la sua attività finanziaria, che si estese anche al di fuori dell'Italia in Francia e poi nella Fiandra e in Oriente, una delle principali compagnie mercantili e bancarie lucchesi del sec. XIV. Coinvolta in una gravissima crisi agli inizi del sec. XV, dopo un periodo di eclissi tornò ad affermarsi nella vita pubblica cittadina nel corso del XVI.
Capostipite della famiglia, vissuto nella prima metà del Duecento, sarebbe un Busdrago, che avrebbe dato il nome alla casata e a cui succedettero il figlio Orlandino e il nipote Diotisalvi. Dei tre figli maschi di Ugolino di Diotisalvi (morto nel 1325), fondatori nel 1332 del monastero femminile di S. Niccolò, due - Niccolò e Pietro - esercitarono la mercatura a Pisa. Niccolò fece anche una fortunata carriera politica: anziano nel 1332, 1334, 1336, 1338, 1341 e 1347, nel 1340 era tra i Dodici sul governo dello Spedale della Misericordia. Una sua nipote, Margherita di Michele, sposò nel 1376 Gherardo di Pietro Burlamacchi.
Da Puccio di Diotisalvi nacquero Piero e Landuccio. Piero fu mercante a Pisa ed ebbe numerosi figli: Pagano, il cui figlio Pierino operò a Parigi nella seconda metà del secolo XIV; Lando e Giovanni, attivi a Parigi nel 1331; Coluccio, mercante ad Avignone nel 1343 e Ugolino anch'egli attivo ad Avignone, nel 1344. Dal 1340 al 1342 i Busdraghi erano rappresentati ad Avignone dal mercante lucchese Simone Gavarucci. La linea di Piero si interruppe prima della fine del Trecento. La famiglia, tuttavia, continuò nel discendenti del fratello di Piero, Landuccio di Puccio, che esercitò la mercatura aPisa, e che morì nel 1351. Dei suoi tre figli - Agostino, Pietro e Coluccino, compatroni del monastero femminile di S. Niccolò - Coluccino fu camerlingo del Comune di Lucca nel 1357 e anziano nel 1374.
Alla fine del sec. XIV i B., dopo esser stati fra i principali mercanti e banchieri lucchesi a raggio europeo, avevano subito una gravissima crisi: e all'inizio del Quattrocento sopravviveva solamente un rappresentante della famiglia, Taddeo di Coluccino, che era presente nell'estimo del 1399 con la modesta cifra di 734 fiorini. Da Taddeo nacque Coluccino; questi ebbe numerosi figli, fra i quali Giovanni Battista, "cocitor sete", che fece testamento nel 1514. Anche Bartolomeo di Giovanni Battista, nato nel 1500, fu "cocitor sete" e nel 1534 strinse compagnia di arte della tintoria con Pietro Caselli: il limitato capitale della società era di 200 scudi. Nel testamento e nel codicillo del 1565 e del 1566 Bartolomeo poteva comunque lasciare al primogenito Giuseppe la "domus magna et palatium" nella contrada di S. Maria Corteorlandini.
Degli altri quattro figli di Bartolomeo ricorderemo Giovanni Battista, che fu priore di SS. Giovanni e Reparata; e Francesco, che esercitò la mercatura in Fiandra e che nel 1564 costituì insieme col fratello Bernardino e con Piero Rustici una compagnia di arte della seta.
Dopo tanti anni di declino i B., finalmente moltiplicatisi, riprendevano quota in campo politico e sociale. Un altro figlio di Giovambattista, Coluccio, fu "notaio celeberrimo" e conseguì l'anzianato nel 1531; dieci anni dopo, primo della famiglia, fu gonfaloniere. Fra i suoi figli si ricordano Girolamo e Iacopo, più volte anziani, e Cesare, che fu dall'11 ag. 1578 arcivescovo di Chieti. Gherardo, altro figlio di Giovanni Battista di Coluccino, fu vescovo titolare di Argo (1552), vicario di Padova (1553), priore di SS. Giovanni e Reparata di Lucca, e segretario di monsignor Giovanni della Casa, che gli lasciò per testamento 500 scudi. Niccolò di Giovanni Battista, nato nel 1494, fu mercante in Oriente; da lui nacque Vincenzo, maestro pubblico e celebre stampatore, morto nel 1601.
Fonti e Bibl.: Bibl. gov. di Lucca, ms. 1108: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), pp. 489-608; Arch. di Stato di Lucca, ms. 20: B. Baroni, Alberi di famiglia (sec. XVIII), c. 183; Id., Comune, Corte dei Mercanti, 87, c. 84 (Compagnia Piero Rustici, Francesco, Bernardino B., 1564); Archivio di Stato di Pisa, Opera del Duomo, 1279, c. 117 (B. di Lucca attivi a Pisa nel 1348); Arch. di Stato di Lucca, Regesti, a cura di L. Fumi, Lucca 1903, ad Indicem;G. Sercambi, Le croniche, a cura di S. Bongi, III, Roma 1892, p. 24; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno MIV all'anno MDCC, in Arch. stor. ital., X (1847), app., p. 56; E. Göller, Die Einnahmen der apostol. Kammer unter Benedikt XII, Paderborn 1920, pp. 81, 87, 89, 158; L. Mohler, Die Einnahmen der apostol. Kammer unter Klemens VI., Paderborn 1931, pp. 68, 80, 463; A. Beardwood, Alien merchants in England. 1350 to 1377. Their legal and economic position, Cambridge, Mass. 1931, p. 10 n. 6; J. Denucé, Italiaansche Koopmangeslachten te Antwerpen in de XVIe-XVIIIe eeuwen, Amsterdam [1934], p. 50; Y. Renouard, Les relations des papes d'Avignon et des compagnies commerciales et bancaires de 1316 à 1375, Paris 1941, p. 216; F. Casali, L'azienda domestico-patrimoniale di Ludovico Buonvisi e la sua partecip. alle compagnie principali del casato, tesi di laurea, università di Pisa, istituto di storia economica, [1964], ad Indicem; M.Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Tormo 1965, ad Indicem; E. B. Fryde, Financial Resources of Edward III in Netherlands,1337-40, II, in Revue belge de philologie et d'histoire, XLV (1967), pp. 1173, 1182, 1206.