BURUNDI
(App. IV, I, p. 326)
Il B., con una popolazione di 4.782.000 ab. (cens. 1986), è uno dei paesi più densamente popolati dell'Africa (184 ab. per km2). La popolazione è concentrata sull'altopiano centrale ricco di suoli vulcanici, fra i 1500 e i 1800 metri, dove la piovosità media raggiunge 1200 mm annui. Le aree più basse sono aride e poco adatte all'agricoltura. L'alta pressione demografica sui terreni coltivabili ha provocato una forte corrente migratoria verso la Tanzania e lo Zaire e alimenta gli scontri tribali, che dall'indipendenza insanguinano il paese: la maggioranza degli abitanti appartiene all'etnia Hutu del ceppo bantu (84%), fortemente avversa ai Tutsi del ceppo nilotico (15%). L'ultimo grave episodio di intolleranza razziale è avvenuto nell'agosto del 1988 e ha provocato migliaia di morti. Le lingue ufficiali sono il kirundi del gruppo bantu e il francese; molto usato è pure lo swahili.
Il paese è molto povero e la sua economia è basata essenzialmente sul settore primario. Prevale l'agricoltura familiare che associa prodotti alimentari con colture commerciali; le tecniche sono antiquate e, anche a causa dell'allevamento intensivo, i suoli degli altopiani sono soggetti a forme di erosione accelerata. Il prodotto commerciale più importante è il caffè (39.000 t) che, controllato e commercializzato da un ente statale, alimenta il 90% delle esportazioni e rappresenta la principale fonte di reddito del paese, nonostante le forti oscillazioni di prezzo che si verificano sul mercato internazionale. L'agricoltura alimentare è basata sulla cassava, le banane, il mais, alcuni cereali minori e gli ortaggi. L'allevamento riveste un importante ruolo tradizionale ed è praticato soprattutto dall'etnia tutsi. Sul lago Tanganica si pratica anche la pesca commerciale (12.000 t).
L'industria è ancora a livello rudimentale e la capitale, Bujumbura, è l'unico centro industriale, con impianti per la lavorazione del caffè e del cotone, birrerie, un cementificio, e altri piccoli stabilimenti per la lavorazione di beni di consumo immediato.
Le risorse minerarie (bastnaesite, cassiterite, oro, tungsteno, tantalio, vanadio) sono sfruttate in quantità non significativa.
La rete stradale complessiva misura 5144 km, ma solo in piccola parte è asfaltata. Il lago Tanganica permette collegamenti fra Bujumbura, Kigoma (Tanzania) e Kalemie (Zaire). Le esportazioni utilizzano soprattutto il porto lacustre di Kigoma e la ferrovia che, attraverso la Tanzania, raggiunge il porto di Dar-es-Salaam sull'Oceano Indiano. Il commercio con l'estero interessa soprattutto l'area dei paesi della CEE
Storia. - Sempre viva è la scissione nel corpo nazionale fra la minoranza egemone dei Tutsi e gli Hutu. Tanto il colpo di stato militare che il 10 novembre del 1976 sostituì il generale M. Micombero col colonnello J.-B. Bagaza, quanto il rivolgimento che il 3 settembre 1987 ha riportato al vertice un membro della famiglia del defunto Micombero, il maggiore P. Buyoya, sono stati in primo luogo atti di una contesa tra fazioni interne ai Tutsi-Hima del Sud, al potere. Il regime di Bagaza, che pure favorì il rientro dei profughi del conflitto civile del 1972 e tentò alcune riforme, non ricompose la sperequazione etnica. La riforma agraria, varata nel 1976, non redistribuì realmente le terre ai coltivatori hutu né pose fine al rapporto patrono-cliente che perpetuava il predominio tutsi in ambito rurale. Una limitata partecipazione hutu alla gestione politica seguì alla smilitarizzazione intrapresa da Bagaza con lo scioglimento della giunta al potere dal 1976 e con la valorizzazione del partito UPRONA (Union pour le Progrès National). Una nuova Costituzione fu introdotta nel 1981. Nel 1982 si tennero elezioni legislative e nel luglio del 1984 Bagaza fu eletto a suffragio universale presidente della Repubblica con mandato quinquennale. A partire dal 1984 i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica, accusata di aggregare l'opposizione hutu, andarono degenerando, con negative ripercussioni sugli aiuti dei paesi occidentali, critici nei confronti delle misure anti-religiose e dei legami di Bagaza con URSS, Cina popolare e Libia. La Chiesa salutò come liberatorio il colpo di stato del settembre 1987. Sospesa la Costituzione e conferiti i poteri a un Comité Militaire de Salut National, Buyoya promise interventi su un'economia in rovinoso declino e maggiore giustizia sociale. Dopo i massacri dell'agosto 1988, seguiti a scontri etnici nel Nord-Est del paese e all'intervento dell'esercito (che ha provocato dai 5 ai 24.000 morti, a seconda delle fonti, e 60.000 profughi, poi rimpatriati), Buyoya ha varato una vigorosa politica di riconciliazione nazionale e ha nominato (ottobre) un governo con una maggioranza di membri hutu, ma l'esercito restava in mano ai Tutsi. Il nuovo indirizzo non riusciva comunque a eliminare la conflittualità etnica.
Bibl.: R. Lemarchand, D. Martin, Selective genocide in Burundi, Londra 1974; W. Weinstein, Historical dictionary of Burundi, New York-Londra 1976.