Burkina Faso
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Africa occidentale. La popolazione (10.312.609 ab. al censimento del 1996) ha continuato a crescere a un ritmo elevato negli anni a cavallo del secolo (2,7% nel periodo 1998-2003) e in quelli successivi (fino a toccare 13.228.000 ab. secondo stime del 2005), esercitando una forte pressione sulle scarse risorse economiche del Paese. La quota di popolazione urbana è rimasta bassa (17,8% nel 2003): la maggior parte degli abitanti continua a vivere nelle aree rurali, e manca una vera e propria rete urbana. Le uniche città sono la capitale, Ouagadougou, che a una stima del 2005 aveva una popolazione di 1.150.000 ab. (ma l'area urbanizzata ospita non meno di un quinto della popolazione del Paese), Bobo-Dioulasso e Koudougou; per il resto si tratta di borghi rurali più o meno estesi. Ancora agli inizi del 21° sec. gli indicatori dello sviluppo umano mettevano in luce una situazione di arretratezza, nella quale un bambino su tre soffriva di malnutrizione. La mancanza di sbocchi al mare, la carenza di acqua, uno sviluppo che si fonda su un unico prodotto, il cotone, hanno contribuito a fare del B. F. uno dei Paesi più poveri del mondo. L'accesso al mare è assicurato solo tramite la Costa d'Avorio, e gli scambi di beni e persone legati a questo transito sono essenziali per l'economia di entrambi gli Stati. Tuttavia nel 2002 il governo di Abidjan ha accusato il B. F. di sostenere i ribelli ivoriani, e la freddezza delle relazioni tra i due Stati ha avuto notevoli ripercussioni sull'economia burkinabè: in quell'anno la crescita è stata del 4,6% (un punto percentuale in meno rispetto al previsto) e nel 2003 del 3%. Solo la fine degli attriti ha permesso la riapertura della ferrovia Ouagadougou-Abidjan, e il B. F. ha potuto riutilizzare i porti del Paese limitrofo. Il cotone è rimasto la principale fonte di reddito (più della metà degli introiti delle esportazioni), ma l'andamento dei raccolti è troppo legato ai fattori climatici, e lo sviluppo del Paese dovrà passare anche attraverso una diversificazione dei prodotti agricoli. Per quanto riguarda la carenza d'acqua, lo sbarramento in grado di contenere 200 milioni di m3 costruito a Ziga ha suscitato molte speranze, ma nel 2005 non risulta ancora entrato in funzione. Un altro problema del B. F. è quello della deforestazione: il legname (7,3 milioni di m3 nel 2003) rimane la principale fonte di energia, di conseguenza la copertura arborea diminuisce ogni anno dell'1%.
Storia
di Emma Ansovini
Al passaggio del secolo la vita politica del B. F. continuava a essere dominata da B. Compaoré, salito al potere nel 1987 con il colpo di Stato che aveva deposto e ucciso Th. Sankara, un giovane leader impostosi all'attenzione internazionale per le sue originali iniziative. Eletto presidente della Repubblica nel 1991 e confermato nel 1998, Compaoré aveva costruito una 'democrazia autoritaria' in cui all'apparente rispetto delle forme corrispondeva un controllo pressoché totale del potere da parte del presidente e del suo partito (Congrès pour la Démocratie et le Progrès, CDP) e la sostanziale impossibilità per i movimenti di opposizione, cresciuti in modo molto frammentato nel corso degli anni Novanta, di trovare spazi adeguati di espressione e di rappresentanza istituzionale. La mancanza di una reale dialettica democratica aveva poi favorito il diffondersi della corruzione in tutti i comparti dell'apparato pubblico, come segnalava un documento delle Nazioni Unite, il Rapporto sullo sviluppo umano 2004, nel quale si denunciavano anche le sempre più frequenti violazioni dei diritti umani.
Verso la fine degli anni Novanta le tensioni politiche e sociali si accentuarono, anche per il persistere di una difficile situazione economica. Quando nel dicembre del 1998 venne ucciso in un agguato N. Zongo, giornalista molto noto e fortemente critico nei confronti del regime (era il fondatore e il direttore del settimanale L'indépendant, uno dei principali organi di informazione politica del B. F.), il Paese fu percorso da una serie di manifestazioni e proteste studentesche e sindacali, che divennero sempre più violente dopo la relazione di una commissione di inchiesta indipendente, che ipotizzò il coinvolgimento nell'assassinio di un gruppo di guardie presidenziali. Il governo reagì con alcuni segnali di apertura, proclamando il 2000 come anno di riconciliazione nazionale e istituendo una 'giornata nazionale del perdono': un'operazione però sostanzialmente propagandistica, alla quale non corrispose un allentamento della repressione, né il reale risanamento della ferita istituzionale aperta dal colpo di Stato del 1987. Infatti, nonostante l'approvazione nel 2000 di una riforma elettorale che prevedeva l'elezione con il sistema proporzionale di 90 deputati su liste regionali e 21 su liste nazionali, e che soprattutto, andando incontro alle richieste dell'opposizione, riduceva il mandato presidenziale da 7 a 5 anni e lo rendeva rinnovabile due sole volte, non si avviò ancora un reale processo di democratizzazione.
La regolarità delle elezioni, che si erano svolte con il nuovo sistema nel maggio 2002 e nelle quali il CDP ottenne 57 seggi su 111, venne duramente contestata dalle opposizioni, mentre all'emendamento costituzionale riguardante la durata del mandato presidenziale il governo dava una particolare interpretazione, considerandolo non applicabile alle elezioni del novembre 2005 ma solo a quelle successive, e consentendo quindi una nuova candidatura di Campaoré. L'annuncio del governo, nell'ottobre 2003, di aver sventato un tentativo di colpo di Stato sembrò a molti l'ennesimo tentativo di giustificare politiche repressive. Nel novembre 2005 Compaoré venne rieletto con l'80% dei voti.
Nel frattempo la situazione economica del Paese rimaneva critica, nonostante le riduzioni del debito concesse ancora nel luglio 2000 dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale all'interno della cosiddetta iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries). Nel 2004 il 45% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, mentre la mancata diversificazione delle attività produttive e la forte dipendenza dall'esportazione del cotone contribuivano a rendere precaria la situazione economica. Nonostante queste difficoltà la società burkinabè continuava a dimostrare una grande vitalità, e la capitale del Paese a mantenere quel ruolo di crocevia di culture (africane e internazionali) che aveva assunto negli anni Ottanta con la presidenza Sankara.