BURGUNDIO da Pisa
Ignota è la ragione per cui questo giurisperito pisano si trovava a Costantinopoli nel 1136. Fu allora uno dei tre dotti italiani esperti di greco e di latino che intervennero alla solenne disputa teologica tra Anselmo di Havelberg e Niceta. Ma passò la maggior parte della sua vita in patria, se non che si recò un'altra volta a Costantinopoli, ambasciatore della repubblica pisana, nel 1172. Morì nel 1193. Conscio del vantaggio immenso che la conoscenza della letteratura greca poteva recare alla cultura occidentale, egli aveva proposto nel 1160 a Federico Barbarossa un vasto programma di traduzioni. Non ebbe dall'imperatore l'aiuto sperato, e dovette rinunciare ai suoi più arditi progetti. Ma tradusse in latino il De natura hominis di Nemesio, il De fide orthodoxa di S. Giovanni Damasceno, un gran numero di omelie di S. Giovanni Crisostomo, un gran numero di libri di Galeno, gli Aforismi d'Ippocrate, i passi greci delle Pandette, ecc. Giovò pertanto mirabilmente agli studî filosofici, teologici, medici e giuridici.
Bibl.: F. Buonamici, Burgunaio Pisano, in Annali delle università toscane, XXVIII, Pisa 1908. La più importante delle sue traduzioni fu pubblicata dal Burkhard: Gregorii Nysseni (Nemesii Emesiani) περὶ ϕύσεως ἀνϑρωπου liber a Burgundione in latinum translatus, Vienna 1891.