burella
. Non v'è dubbio che l'interpretazione esatta del vocabolo sia " luogo sotterraneo ", " caverna ": così intendono quasi concordemente i commentatori antichi e la maggior parte dei moderni, attenendosi all'etimologia (derivato del latino burrius, " buio "). Ricorre in If XXXIV 98 Non era camminata di palagio / là 'v'eravam, ma natural burella, a indicare la specie di corridoio buio e ineguale che, dopo lasciato Lucifero, Virgilio e D. percorrono per risalire dal centro della terra all'emisfero australe. L'antitesi con la sala ampia e luminosa (camminata di palagio) mette implicitamente in risalto l'angustia della strettoia non costruita dall'uomo, ma opera di natura. Nello stesso canto, quasi ulteriore precisazione, si allude probabilmente ancora a questo passaggio con i termini tomba (v. 128) e cammino ascoso (v. 133). L'equivalenza " prigione ", " carcere ", data da altri interpreti, anche moderni (Cesari, Tommaseo, Andreoli, Toynbee), pare essere qui fuori di luogo; il nome b. assunse tale significato secondario, sia pure già al tempo di D., in quanto parecchi ambienti sotterranei a volta, che si trovavano in buon numero in Firenze, in particolare nella zona dell'antico anfiteatro (l'odierno quartiere fra il palazzo del Bargello e la piazza di Santa Croce), ed erano di proprietà di privati cittadini, erano stati affittati dal comune nel 1298 per tenervi prigionieri gli Aretini sconfitti nella battaglia di Campaldino. In seguito b. passò da nome comune a nome proprio e designò una delle carceri della zona, e dal carcere prese nome anche la strada nella quale era situato e che lo conserva tuttora (Via delle Burella), anche se attualmente la forma del singolare ha valore di plurale: mutamento dovuto forse al fatto che nel quartiere le carceri più in uso erano due, la Burella e la Pagliazza.
Una ricca scelta di documenti coevi è riportata nell'esauriente saggio del Barbi a illustrare la particolare situazione del comune di Firenze dopo la battaglia di Campaldino e il sopravvivere del significato fondamentale di b. anche dopo tale momento.
In Fiore CLXXXV 10 torni suso, / e tragga l'altro fuor della burella, la parola indica un ripostiglio scomodo, un " nascondiglio " (Petronio); qui non è neppure un sotterraneo, e tanto meno una prigione, come intendono il Torraca e il Parodi (nel glossario): la Vecchia insegna alla giovane, che ha dato appuntamento a due amanti alla stessa ora, a nascondere prontamente quello che ha in camera e scendere a rinviare l'altro; tornata giuso, si scuserà col primo dicendo ch'ell'è tanto stata giuro / per lo marito, ch'era nella cella (vv. 13-14).
Bibl. - F. Torraca, in " Bull. " II (1894-95) 157; P. Toynbee, " Camminata di palagio " e " natural burella ", in " Giorn. stor. " XXXVIII (1901) 71-77 (ristampato in Dantes Studies, Oxford 1921, 85-91); M. Barbi, " Burella " e " Cammino ascoso ", in " Studi d. " X (1925) 81-91 (ristampato poi in Con D. e coi suoi interpreti, Firenze 1941, 241-253). Il Barbi s'era fermato altre volte sul vocabolo nei suoi scritti; cfr. in particolare " Studi d. " IX (1924) 27 e 74 nota.