Buoso
. Già gli antichi commentatori non si trovarono d'accordo nell'identificare storicamente il Buoso protagonista - con Francesco Cavalcanti - della seconda straordinaria metamorfosi cui D. assiste nella fossa dei ladri (If XXV 70-141), ed esplicitamente nominato al v. 140 dello stesso canto; per alcuni (Pietro, Chiose anonime, Lana) è B. degli Abati, fiorentino di famiglia ghibellina, di cui peraltro nulla di più sappiamo; altri (Ottimo, Benvenuto, pseudo-Boccaccio, Anonimo) lo dicono invece dei Donati; il Buti, dopo aver affermato nel commento al canto XXV che si tratta di un Donati, nel XXVI lo identifica invece con " Buoso degli Abbati ".
La più recente critica talvolta rinuncia a una soluzione, presentando ambedue le ipotesi; ma più sovente accetta l'identificazione del ladro con B. Donati, identificazione proposta e difesa dal Barbi con argomenti indubbiamente validi anche se non definitivi.
Muovendo dalla constatazione che " mai dai documenti di questa famiglia [Abati] un individuo di tal nome non appare " e avendo rintracciato invece alcuni documenti relativi a un B. di Forese di Vinciguerra di Donato del Pazzo e al figlio di lui Taddeo, il Barbi si schiera con gli antichi commentatori che parlano di un Donati. Questo B., aggiunge lo studioso, potrebbe coincidere tra l'altro con un B. firmatario dell'atto della pace detta ‛ del cardinal Latino ' (1280); corrisponderebbe " benissimo per l'età agli altri quattro ladroni in cui D. s'imbatte ", cioè Cianfa Donati, Agnello Brunelleschi, Francesco Cavalcanti e Puccio Sciancato; sarebbe nipote del B. Donati contraffatto da Gianni Schicchi (If XXX 40-45; il Torraca erroneamente fa coincidere in una stessa persona il ladro e quest'ultimo B.), sarebbe suocero di Baldo d'Aguglione (il villan spregiato da Cacciaguida in Pd XVI 56), che ne aveva sposato la figlia Gasdia e che aveva in qualche modo avallato la frode cui D. brevemente allude in Pg XII 105, ampiamente narrataci dagli antichi commentatori; e zio di Corso, Forese e Piccarda. Sarebbe infine morto intorno al 1285.
I due protagonisti della mutua trasformazione, B. e Guercio, dovettero certamente esser legati in vita da stretti rapporti, se D. li lega tanto strettamente anche nella punizione. L'Anonimo è il solo commentatore a fornirci al riguardo alcune, peraltro vaghe, notizie sulle persone e a stabilire rapporti tra l'episodio narrato dal poeta e la vita terrena dei due; racconta egli infatti che " messer Buoso Donati, et in ufficio et altrove, avendo fatto dell'altrui suo, non possendo più adoperare, o forse compiuto l'ufficio, misse in suo luogo (non però che coll'animo non fosse sempre bene disposto; ma, come è detto, non toccando più a lui) misse in suo luogo messer Francesco, chiamato Guercio, de' Cavalcanti "; questi è, nella bolgia dei ladri, il serpentello acceso che trafigge B. all'ombelico (XXV 83-86), nel punto del corpo dal quale il feto. assorbe, oltre agli alimenti, le inclinazioni naturali; l'inclinazione naturale al furto fa includere B. nella terza " spezie di ladroni ", quella " di coloro che, abituati in questo vizio dal principio della loro natura, mai da questa non si lievono, se non quando più non possono adoperare " (cfr. per la tripartizione dei ladri anche il Buti; il quale evidenzia inoltre la complicità che lega tra loro questo tipo di ladri). Aggiunge poi l'Anonimo che B. 'l mirò, ma nulla disse perché, " essendo tentato da questo vizio, mai nol biasimò, sempre gli piacque tale operazione ". Guercio, dunque, ‛ creatura ' di B., può ben gioire che ora Buoso corra, com'egli ha fatto da serpente, per questo calle, nella bolgia: gli sputa sprezzantemente dietro e gli volta le novelle spalle mentre l'altro, ch'era fiera divenuta, / suffolando si fugge per la valle. " Quanto alla natura del reato, si può pensare che, in effetti, si sia trattato di peculato, giacché la natura della pena, che comporta la privazione totale della persona, sembra coordinarsi alla pena capitale che la legge terrena stabiliva per tale tipo di reato... Nonostante la tenuità degli indizi, si può con qualche probabilità ritenere che... la pena subita da Buoso Donati e da Guercio de' Cavalcanti... corrisponda al secondo tipo di reato capitale ", il peculato, appunto, di cui parla s. Tommaso in Sum. theol. II II 66 6 ad 2 (Pagliaro). Cfr. anche le voci CAVALCANTI, Francesco de' (detto Guercio); DONATI; LADRI.
Bibl. - M. Barbi, A proposito di B. Donati, in " Bull. " XXIII (1916) 126-142 (rist. in Problemi 1305-322); Pagliaro, Ulisse 350-352.