Buonomini; Richiesti; Savi
. Nella costituzione, o meglio negli usi giuridici della Firenze del tempo di D., con questi termini (uniti in un'unica voce in quanto non si riscontra fra loro una sostanziale differenziazione) sono designati i cittadini che partecipano a Consigli che non sono veri e propri organi dello stato, specificatamente contemplati dagli statuti, bensì assemblee di persone particolarmente stimate (Buonomini) o particolarmente esperte delle questioni oggetto della discussione (Savi o Sapienti). Essi vengono convocati da alcuni organi dello stato, la signoria o il capitano del popolo e il podestà, ma il parere espresso da questi Consigli non è giuridicamente vincolante per l'organo che li convoca, anche se poi nella pratica quotidiana viene adottato quasi sempre il suggerimento esprimente la volontà della maggior parte dei convocati.
Per meglio comprendere il significato e il contenuto dei termini B., R., S., è necessario gettare uno sguardo d'insieme sulla costituzione fiorentina del tempo di D., perché solo in tal modo potremo vedere, e quasi cogliere in azione, chi erano e cosa facevano i cittadini così qualificati.
Organo supremo dello stato, difficilmente assimilabile a istituti del diritto pubblico moderno, è un magistrato collegiale, che mutua la propria denominazione dal numero dei suoi componenti: si avranno così i Trentasei, i Dodici, i Quattordici, mentre l'aggiuntivo B., da non confondere con quello oggetto della presente voce, cerca di aggiungere un qualche cosa, tenta di dare una qualifica, pur senza riuscirvi perché rimane sempre nel vago, alle persone partecipanti a tali uffici. Ma, lo ripetiamo, è qualifica incolore e così generica da non permettere nessuna precisazione: si tratta semplicemente di persone degne di stima e politicamente appartenenti al gruppo dominante.
I contemporanei medesimi, d'altronde, dovettero avvertire questa manchevolezza, tanto è vero che quando furono istituiti i priori (1282), prima tre, poi sei e successivamente nove col gonfaloniere di giustizia (1293), si volle distinguerli non con la qualifica di B., ma bensì col titolo di priori delle Arti; i nuovi reggitori vengono così ben qualificati e nel contempo si sottolinea con chiarezza l'ambiente sociale ed economico di provenienza.
I priori delle Arti, e i Quattordici, i Dodici, i Trentasei, e gli Anziani che li avevano preceduti, sono al vertice della piramide dello stato e sono a un tempo l'organo supremo di governo: perciò ufficio polifronte, al quale, fra i tanti compiti, spetta il diritto d'iniziativa in materia legislativa. Ma non è da credere che la signoria (così saranno anche indicati i priori) nell'avanzare le proposte ai Consigli opportuni, oggi diremmo al potere legislativo (ma, naturalmente, è dizione che mal si adatta a un comune italiano della fine del Duecento), procedesse semplicemente come meglio le pareva; ciò avveniva nelle cose di nessuna importanza politica, nelle cose d'ordinaria a amministrazione, mentre nelle questioni politiche, vuoi relative alla politica estera e vuoi anche a quella interna, era prassi consuetudinaria che chiedesse prima consiglio a particolari cittadini, sostanzialmente da considerare come la migliore espressione del gruppo che teneva in mano la vita dello stato: è in questo ambiente, che poi è il vero centro motore del comune, che si trovano i B., i R., i S. (o Sapienti), ai quali si riferisce la voce presente.
Le assemblee alle quali partecipano i B., i R., i S., sono riunioni promosse da organi particolari del comune per avere consigli, suggerimenti, delucidazioni su questioni di particolare rilevanza: e il parere espressione della maggioranza dei convocati sarà fatto proprio dall'organo convocante per essere poi tradotto, a seconda della sua natura, in provvedimento legislativo o amministrativo.
Il termine B. non esprime, già si è detto, un contenuto ben definito, e vuole semplicemente designare persone degne della massima stima e fornite di tutti gli attributi a ricoprire le cariche dello stato e, naturalmente, appartenenti, almeno per gl'incarichi importanti, al gruppo dominante.
La casistica è spessa e i volumi delle Consulte gherardiane offrono esempi numerosissimi: nel settembre del 1282 giunge voce a Firenze di sospetti concentramenti di sbanditi ghibellini in Prato e Pistoia; l'ambiente politico fiorentino ne è scosso e " quamplures boni homines " chiedono ai Quattordici di pensare a parare la minaccia (Consulte i 98). Ancora: il 14 aprile del 1291 nel Consiglio speciale del capitano vien trattata la questione di come si debba procedere nell'elezione del notaio e dei nunzi dei priori futuri: Bandino dei Falconieri, uno dei consiglieri, suggerisce " quod priores novi eligant unum bonum virum per sextum vel plures, per quos dicta electio fiat " (Consulte II 24); il 24 aprile successivo il capitano del popolo chiede " quomodo eligatur unus bonus vir... ad officium bladi " (II 25), mentre il 17 gennaio dell'anno successivo nel Consiglio generale del podestà viene chiesto " quomodo et per quos debeant eligi C boni viri per sextum, qui debent trahere ad ignem extinguendum " (II 176); bisogna anche aggiungere che il termine B. ha spesso sfumature di significato, quando addirittura non tende ad avvicinarsi e quasi a sovrapporsi agli altri: e in tal caso ogni distinzione è impossibile.
Ben diverso è l'ufficio dei XII B. istituito nel 1321: in questo caso si tratta di organo costituzionalmente stabile, creato con scopi fissati dalla legge istitutiva, mentre il termine generico di B. denota semplicemente stima e considerazione dell'eletto; è lo stesso significato già trovato a proposito dei Dodici e dei Quattordici precedenti.
Un contenuto pregnante, qualificante, ha invece il termine S., o Sapiente che dir si voglia. Naturalmente siamo sempre di fronte a persone convocate da particolari organi dello stato per dare un consiglio, anche in questo caso giuridicamente non vincolante, ma si tratta però di individui ben qualificabili e, facilmente individuabili: si tratta di esperti convocati proprio in funzione della loro particolare conoscenza dei problemi oggetti della Consulta (Sapientes iuris et decretorum, Consulte I 77; Sapientes artium, ibid.; Sapientes exercitus, I 223, ecc.), e il cui consiglio è poi fatto proprio dal potere esecutivo. Consigli di S. sono sempre sentiti in affari relativi alla politica estera e a questioni importanti di quella interna, come ad esempio potrebbe essere l'elezione delle cariche più importanti dello stato.
Anche qui qualche esempio: il 23 gennaio 1283, presenti il capitano del popolo e il podestà, si ha un Consiglio formato dai priori delle Arti " et aliis quam pluribus sapientibus iuris... occasione providendi super servizio domini regis Karoli " (Consulte I 151); nel marzo del 1285, sempre in un Consiglio simile al precedente, si discute sul come porre fine alla vertenza fra Siena e Colle: Tegghia Tedaldi propone, se i due comuni accetteranno l'arbitrato fiorentino, l'invio alle parti di " quatuor sapientes et boni viri, inter quos sint duo sapientes iuris " (Consulte 1182). Le Consulte fiorentine son piene di casi del genere: D. stesso partecipò a queste riunioni in veste di S. ed è noto il giudizio di lui nella Consulta del 14 aprile 1301.
La scelta dei B. e dei S. costituisce un vero e proprio circolo vizioso: i S. indicano come eleggere i priori, e prima di loro come eleggere i Quattordici, mentre alla loro convocazione pensano sempre i priori stessi; elettori ed eletti appartengono allo stesso ambiente sociale ed economico e a turno si scambiano i posti per cui praticamente il potere rimane sempre in gruppi ristrettissimi di famiglie, se non d'individui addirittura; parentele, interessi, partiti giuocano un ruolo veramente determinante nella vita del comune.
La convocazione dei S. era fatta dal supremo magistrato: circa la quantità, si andava da due a tre fino a un numero elevato (" quamplures ", come si diceva in questo caso), ma sempre tanti per ciascun sesto.
Le votazioni nei Consigli dei Sapienti, cui di regola partecipano, oltre i priori, anche le Capitudini delle Arti, potevano essere ora segrete (per pissidi e pallotte), ora palesi per alzata e seduta: per essere approvate le proposte dovevano ottenere la maggioranza dei voti dei presenti (" placuit maiori parti "). Come i priori non ebbero stabile sede fino alla costruzione del Palazzo Vecchio, così i Consigli dei S. si riunivano qua e là, ma sempre nelle chiese quando si convocava a consulta un numero rilevante di consiglieri.
‛ Richiesto ', o ancor meglio ‛ Richiesti ', è termine che compare in epoca successiva e va preso nel senso vero etimologico della parola: si tratta di cittadini, naturalmente S. o qualche volta anche B., richiesti di consiglio dagli organi di governo; in sostanza, sotto diverso nome, forse più appropriato perché esprime bene il fatto della chiamata a consiglio (Richiesti), si ripete quanto si diceva al tempo di D. colle voci S. o Sapienti.
Bibl. - D. Compagni, Cronica, a c. di I. Del Lungo, I, I, Firenze 1879, 34; Le Consulte della Repubblica fiorentina..., a c. di A. Gherardi, II, ibid. 1896, VII passim; G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze, ibid. 1899, 16, 89, 90, 131; Il Governo della città di Firenze dall'anno MCCLXXX al MCCXCVIII di Carlo Di Tommaso Strozzi, in G. Salvemini, Magnati e popolani, cit., 308-319; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, ibid. 1926, 15-124; P. Villari, I primi due secoli di storia di Firenze, 3a ediz., ibid. (s.d.), 83 passim; Piattoli, Codice 81; Davidsohn, Storia IV 109, 118, 187.