BUONDELMONTI, Gentile, detto Novello
Appartenente al ramo dell'illustre famiglia fiorentina che si estinguerà nal 1567, il B. nacque da Arnolfo e da Guidinga nella seconda metà del sec. XIII. Ignoti ci sono il luogo e l'anno esatto di nascita.
Suo padre, esponente in vista della fazione guelfa, esule per motivi politici a Bologna dopo la battaglia di Montaperti (4 sett. 1260), aveva dovuto vedere, insieme con l'eversione del primo popolo e l'instaurazione di un regime ghibellino in Firenze, le sue case e le sue terre devastate dagli avversari politici. Dopo la battaglia di Benevento, che segnò l'epilogo del duello fra la Chiesa e gli Svevi, e sanzionò la disfatta del ghibellinismo in Italia (26 febbr. 1266), rientrato con gli altri fuorusciti in Firenze e ripresovi l'antico ruolo nel mondo politico cittadino, podestà di San Gimignano nel 1269, il padre del B. viene ricordato dalle fonti ancora nel 1280, quando fu tra i mallevadori di parte guelfa intervenuti alla stipula dell'atto ufficiale sanzionante la pacificazione interna dei guelfi con i ghibellini, pacificazione che era stata promossa dal cardinale Latino. La madre del B., invece, era figlia di un medico, certo Guidingo, che i documenti ci mostrano in relazioni d'affari con alcune famiglie magnatizie fiorentine - con i Galli in particolare.
Il nome del B. ricorre per la prima volta nelle fonti a noi note nel 1290, quando risulta ricoprire la carica di "capitaneus peditum" nell'esercito fiorentino - quello stesso esercito che, l'11 giugno dell'anno precedente, aveva disfatto a Campaldino i ghibellini di Arezzo condotti dal loro podestà, Guido Novello, aprendo a Firenze la via dell'egemonia sulla Toscana. Esponente in vista di parte guelfa, allora al potere in Firenze, podestà di Colle Val d'Elsa nel 1297 e di Poggialvento nel 1306, con una deliberazione del Consiglio della Repubblica fueletto nel 1306 podestà di San Gimignano per i primi sei mesi del seguente anno1307. Podestà di San Gimignano una seconda volta per un semestre del 1312, il B. fu tra i più fieri oppositori del nuovoimperatore, Enrico VII di Lussemburgo (in uno scontro di pattuglie, uno dei suoi figlioli, Arnolfo, fu gravemente ferito dagli Imperiali); e quando l'imperatore, dopo l'incoronazione romana (29 luglio 1312), iniziò le operazioni per sottomettere i guelfi toscani e pose il blocco a Firenze, il B. fu un acceso fautore della difesa a oltranza. Perciò, quando l'imperatore fu costretto a ritirarsi dall'assedio per mancanza di rifornimenti (30 ottobre), ed abbandonò l'accampamento di San Casciano (gennaio, 1313) ritirandosi su Poggibonsi, il B. venne compreso nel decreto promulgato da quella città, con il quale Enrico VII metteva al bando dell'Impero tutti i più autorevoli capi della fazione guelfa fiorentina. Morto a Buonconvento il sovrano lussemburghese (24 ag. 1313), il Comune di Firenze, guelfo, si trovò a dovere affrontare l'ostilità di Uguccione della Faggiuola, ghibellino, che si era fatto signore di Pisa: e il B., che militava nel corpo scelto dei "feditori" del sesto di Borgo, partecipò alla battaglia decisiva del conflitto, che fu combattuta il 29 ag. 1315 a Montecatini, e che vide la bruciante disfatta dei Fiorentini. Nella rotta, che seguì allo scontro, il B. perdette con ogni probabilità un altro dei suoi figli, Monte, il cui nome figura nella lista dei dispersi.
Negli anni successivi il B. continuò a svolgere una parte di primo piano nella vita politica fiorentina. Tra i capitani incaricati di riorganizzare i quadri dell'esercito comunale dopo la sconfitta di Montecatini, nel 1316, durante una seduta del Consiglio della Repubblica, pronunziò un fiero intervento, nel quale tuonò contro i poteri eccessivi e la troppa autorità concessi in campo militare al conte di Battifolle, Guido Guidi, vicario nella città in nome del re di Napoli, cui era stata commessa, fin dal 1313 e per la durata di cinque anni, la signoria di Firenze. Podestà di Prato nel 1323, e quindi di Perugia (1325), il B., incorporato ancora una volta tra i "feditori" del sesto di Borgo, visse la dolorosa giornata di Altopascio, nella quale il signore ghibellino di Lucca e Pistoia, Castruccio Castracani, chiamato a reggere il supremo potere in Pisa da un improvviso moto popolare che aveva esautorato Uguccione della Faggiuola, inflisse ai Fiorentini una completa sconfitta (23 sett. 1325). All'incirca in questo periodo - poco dopo la rotta di Altopascio, cioè, avvenimento che valse a rafforzare l'influenza angioina su Firenze - il B. venne inviato a Napoli presso il re Roberto, il quale, nel 1328, lo avrebbe nominato suo "viceré" nelle Calabrie (Passerini). È, questa, l'ultima notizia a noi nota relativa al Buondelmonti.
Il B. aveva sposato, ignoriamo quando, una Giovanna di Carbone, che gli dette cinque figliuoli: Piero, Tessa - che sposò Tegrino di Bindo d'Anchiano -, Aveniente - che sposò in prime nozze Tignoso Bellandi, e poi Detto dei Rossi -, Monte, Arnolfo (detto Noffa) che fu uomo d'affari e capitano del castello di Vinci e che sposò Margherita di Filippo Visdomini. Conosciamo anche un fratello del B., Ricci, che fu cavaliere a spron d'oro.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, S.Maria Novella, 14 nov. 1228; 24 genn. e 16 marzo 1229; 19 genn. e 117 giugno 1230 (per Guidingo); Ibid., Arch. Generale, 14 dic. 1319; 20 dic. 1323; Firenze. Bibl. Marucelliana, Marucell. A 137, art. 2; Ibid., Bibl. naz. centrale, Carte Passerini 48, 156 tav. 4; Le Consulte della Rep. fiorentina dall'anno 1280 all'anno 1298, a cura di A. Gherardi, I, Firenze 1896, p. 407; I Consigli della Repubblica fiorentina, a cura di B. Barbadoro, I, Bologna 1930, p. 295; II, ibid. 1931, pp. 590, 649; Liber extimationum, a cura di O. Brattö, Göteborg 1956, pp. 156 s. nn., 259 s.; Testi sangemignanesi del sec. XIII e della prima metà del sec. XIV, a cura di A. Castellani, Firenze 1956, p. 65, 1r, 4-5; Delizie degli eruditi toscani, Firenze, XI (1778), pp. 123, 204, 215, 219; XII (1779), p. 264; E. Conti, La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, I, Roma 1965, p. 310; P. Litta, Le fam. celebri ital., ad vocem Buondelmonti di Firenze, tav. V.