BUONAIUTI, Buonaiuto (Bonaiuto Bonaiuti)
Tra i numerosi membri della famiglia che portarono questo nome, ne conosciamo uno vissuto intorno alla metà del sec. XIII; lo attesta un estimo dei danni provocati dai ghibellini contro i beni di quei guelfi che, cacciati da Firenze nel 1260, si rifugiarono a Lucca, eseguito per ordine del Comune dopo il ritorno in patria degli esiliati e pubblicato in appendice alle Delizie degli eruditi toscani (VII, p. 206). In esso si ricorda "domum destructam in dicto populo [di Santa Felicita] in Classo Cavae, Bonaiuti filius [sic] Acti, Vir Dominae Finae". Il B. fu forse padre di Martino e Lapo, appartenenti allo stesso popolo, sesto e gonfalone, che verso la fine del sec. XIII ricoprirono più volte la carica di priore. Altro di lui non sappiamo. Il Negri attribuì ad un imprecisato Bonaiuto un poema Sancta Hierusalem, evidentemente confondendolo con Niccolò di Michele Buonaiuti, autore di quel poema; l'errore fu rilevato da G. M. Mazzuchelli.
Bibl.: G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 111; G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2312; Ildefonso di S. Luigi, Proemio a Delizie degli eruditi toscani, VII, Firenze 1776, pp. XVII-XVIII; Appendice, p. 206.