GAMBACORTA, Buonaccorso (Coscio)
, Buonaccorso (Coscio). - Figlio di Vernaccio, nacque a Pisa non prima della fine degli anni Sessanta del XIII secolo; fu uomo politico di rilievo e mercante agiato, e risiedette nella «cappella» di S. Sebastiano in Chinzica, dove erano situate le case di gran parte dei membri della sua famiglia.
È il primo membro della famiglia, originaria del contado pisano e inurbatasi verosimilmente agli inizi del XIII secolo (già nel luglio 1228 un Buonaccorso Gambacorta «de populo Sancti Laurenti» sottoscriveva insieme con molti cittadini il giuramento di pace tra Pisa, Siena, Pistoia e Poggibonsi), a ricoprire la dignità dell’anzianato nel bimestre marzoaprile 1297, seguito nel bimestre settembreottobre dello stesso anno dal fratello Gherardo (o Gaddo). In seguito il G. avrebbe ricoperto la carica di anziano per altre otto volte tra il 1297 e il 1312: fu infatti rieletto nel novembre-dicembre 1298, quando fu priore degli Anziani per il quartiere di Chinzica, nel marzo-aprile 1300, nel marzo-aprile 1302, nel maggio-giugno 1304, nel gennaio-febbraio 1306, nel settembre-ottobre 1307, nel settembre-ottobre 1310, nel settembre-ottobre 1312; in quest’ultimo anno, nel secondo semestre, fu console del Mare. La continuità della partecipazione all’anzianato sta a dimostrare l’importanza delle sue capacità politiche.
Insieme con il fratello, il G. possedeva diverse proprietà nelle cappelle di S. Lorenzo, S. Sebastiano, S. Egidio, nei dintorni di Pisa e anche in Sardegna, dove aveva diversi interessi commerciali a Castel di Castro (Cagliari), nella via dei Mercanti. I possedimenti immobiliari nel contado pisano erano verosimilmente concentrati nelle zone della Valdera, e in particolare nella località di Alica, dove dopo la sua morte svolsero ancora attività di incremento patrimoniale i suoi figli ed eredi.
Le sue rilevanti attività commerciali con Napoli e con la Sardegna sono ampiamente attestate: il 3 ott. 1295 a Castel di Castro, per esempio, con i soci Porro e Gherardo Gambacorta e Cecco Griffi, stipulò una «società di mare e di terra» per due anni, insieme con Bartolomeo del fu Guglielmo Garan di Barcellona e Betto Alliata, ponendo come capitale proprio e dei suoi soci 250 libbre di denari pisani su un capitale complessivo di 1000 libbre, impegnato su navi in partenza da Castel di Castro cariche di’formaggio, lana, pepe e altre merci. Del G. e del fratello Gherardo, inoltre, alcuni documenti attestano l’attività di prestatori, tanto a privati quanto per conto del Comune. Il 4 febbr. 1294 Gherardo Gambacorta, sempre in stretti legami con il G., aveva prestato 262 once d’oro a Carlo II d’Angiò per spese da sostenersi in un viaggio a Roma; la restituzione sarebbe avvenuta in parte sulla base dello «ius exiture certe quantitatis frumenti de portubus Apulie», oppure «de pecunia cabelle salis Neapolis» (Archivio di Stato di Pisa, Carte Bonaini, b. 7). Nell’aprile 1302, il G. prestò in Pisa la somma di 202 libbre e mezzo a Cortingo dei Marzi, che avrebbe restituito il denaro in Tunisi nel mese di giugno; di lì a poco, sempre con Gherardo, prestò altri denari da restitUirsi questa volta il Castel di Castro; nel settembre dello stesso anno il G. e Gherardo versarono, verosimilmente a titolo di prestito, la dote di Gemma, sorella di Bacciameo di Parello del Pietro, tintore, che andava sposa al vinaio Pietro del fu Pietro di Firenze: all’atto testimoniarono anche Banduccio Buonconti, importante uomo politico pisano e vicino dei Gambacorta, e due membri della famiglia Zacci.
Nel 1309 fece parte di un’ambasceria inviata a Barcellona con l’incarico di proporre a Giacomo II, re d’Aragona, la sottomissione di Pisa alla sua dominazione; l’ambasceria, giunta a Barcellona alla fine di gennaio del 1309, era composta da un cavaliere, Gano Chiccoli dei Lanfranchi, da due dottori di legge, Gherardo Fazelo e Vanni Buonconti, e dal G., definito «gran rich hom» nei documenti aragonesi. Questa iniziativa era stata decisa da Pisa, timorosa che una più forte alleanza fra la Corona aragonese e i guelfi toscani, delineatasi in quel tomo di tempo, potesse minacciare ancora di più l’autonomia politica della città nonché i consistenti interessi pisani presenti in Sardegna, su cui Giacomo II rivendicava un’effettiva signoria dopo esserne stato investito già nel 1297 da papa Bonifacio VIII. Le trattative tuttavia furono successivamente interrotte, forse per la sopraggiunta fiducia dei Pisani nell’operato a loro favorevole di Enrico VII, il quale, giunto a Pisa nel marzo 1312, pronunziò in un giardino allestito dai Gambacorta nelle loro case (ricordato da F. Ferreti come il luogo «ubi saepe rex cum proceribus suis ardua gesta tractare sueverat») una sentenza ai danni di Lucca. Proprio per sostenere le spese del soggiorno pisano del futuro imperatore, al G. (unito si in società con Betto Alliata e Cecco Griffi, anch’essi membri di famiglie di Popolo), il Comune di Pisa aveva imposto l’acquisto di ferro elbano per 80.000 fiorini.
Durante la signoria di Uguccione Della Faggiuola (1313-16) né il G. né suo fratello Gherardo furono eletti fra gli Anziani: gli interessi napoletani della famiglia, sopra ricordati, potrebbero aver determinato una propensione nei confronti dello schieramento guelfo (il che spiegherebbe l’esclusione di fatto dall’anzianato del G. e di Gherardo in quel periodo), ma va comunque notato che Gherardo Gambacorta ebbe ancora ruoli politici di qualche rilievo. Proprio nel corso della signoria uguccioniana il G. aveva prestato grosse somme al Comune, ottenendo, dopo essersi costituito in società con Betto Alliata e Cecco Griffi, le entrate di Cagliari come obbligazione per la restituzione. Nel 1314 gli furono assegnati i diritti e gli introiti della gabella di Porta Degazia a restituzione del credito da lui concesso al Comune per sostenere le spese di un’ambasceria pisana presso Roberto d’Angiò re di Napoli.
Durante la signoria esercitata su Pisa da Ranieri Della Gherardesca (1321-25), il G., insieme al fratello, figura tra i mercanti gravati dalle maggiori prestanze.
Una figlia del G., Guiduccia, fu maritata al giudice Francesco de Barba, personaggio pisano di un certo rilievo.
Il G. mori a Pisa prima del 1330.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Comune A, 85, c. IV; Diplomatico, Alliata, 1295 ott. 3 (stile pisano); Ibid., Primaziale, 1309 maggio 22; 1312 giugno 4; Ibid., S. Paolo, 1311 luglio l°; lbid., Coletti, 1323 febbraio 7; Ibid., Cappelli, 1326 giugno 27; 1331 marzo 5; Ibid., Spedali, 2545, cc. 12r, 22V, 58v, 83r; Ferretus de Ferreto, Historia, in LA. Muratori, Rer. Ital. Script., IX, Mediolani 1726, col. 1096; Breve vetus seu Chronica Antianorum civitatis Pisarum, a cura di F. Bonaini, in Arch. stor. ital., VI (1845), pp. 655 s.; Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, Constitutiones et alla publica, a cura di]. Schvvalm, IV, 2, Hannoverae-lipsiae 1909-II, pp. 743, 762 s.; A. Schaube, Das Konsulat des Meeres in Pisa, Leipzig 1888, pp. 53 s., 303; G. Volpe, Pisa, Firenze, Impero ai principi del 1300 e gli inizi della signoria civile a Pisa, in Studi storici, Xl (1902), pp. 299,312 s., 320; V. Salavert y Roca, Cerdefia y la expansion mediterranea de u. Corona de Aragon. 1297-1114, II, Madrid 1956, pp. 369, 374, 400, 402, 430, 451, 459, 496; E. Cristiani, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa. Dalle origini del podestariato alla signoria dei Donoratico, Napoli 1962, pp. 344, 457 s., e passim; M. Tangheroni, Politica, commercio, agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa 1973, pp.166, 179 S.;M.L: Ceccarelli, I Gambacorta, in Antichità pisane, II (1975), pp. 1-6; Diz. biogr. degli Ital., XXXVII, pp. 33-37.