BUNSEN, Christian Karl Josias, barone von
Uomo politico e scienziato prussiano, nato a Korbach nel Waldeck, il 25 agosto 1791, da distinta famiglia borghese (suo padre era colonnello di un reggimento di Waldeck al servizio dell'Olanda), morto a Bonn il 28 novembre 1860. Negli anni 1808-12 studiò teologia e filosofia a Marburgo e a Gottinga, dove subì soprattutto l'influenza di Heyne. Negli anni seguenti il giovane B., intelligente e geniale, ma inclinato verso speculazioni fantastiche nel campo religioso e filosofico, proseguì con molto zelo i suoi studî, ma nello stesso tempo sognava ideali non troppo chiari. Era il tempo della guerra di liberazione. Mentre la gioventù studentesca andava entusiasta alla guerra, il B., suddito vestfaliano, seguiva altre idee e se ne rimaneva tranquillo a Gottinga, tutto volto alla germanistica e acceso di caldo interesse per le lingue e lo spirito dell'Oriente. Divenne anzi il centro di un gruppo di amici dediti alla filosofia, fra i quali anche il poeta E. Schulze e il filologo K. Lachmann. In quegli anni fece lunghi viaggi nella Germania meridionale, al Reno, in Olanda, in Danimarca. Pose fine ad essi il trasferimento del B. a Berlino, nell'autunno del 1813. Era il momento della fase decisiva nella lotta contro Napoleone. Anche per il B. l'orientamento verso Berlino significò un fatto decisivo nella sua vita. Le idee vaghe e indeterminate che, partendo dallo studio delle lingue e dalla religione, gli suggerirono una storia dell'umanità come scopo della sua vita, lo spinsero verso Parigi a studiare presso l'orientalista Silvestre de Sacy (1816). Ma subito dopo intervenne, in modo decisivo, il Niebuhr che, nominato ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede, portò il B. con sé a Roma. Qui egli fu promosso nel 1817 segretario d'ambasciata, e, assistendo all'elaborazione della classica storia del Niebuhr, coltivando rapporti con gli stranieri che visitavano Roma e con gli artisti tedeschi, il giovane B. si avviava alla matutità.
Il nome del B. rimane indissolubilmente legato al ricordo della colonia tedesca residente a Roma, e al vivo interesse scientifico dei Tedeschi per la città eterna. Egli appoggiò il Niebuhr quando questi, vincendo l'opposizione della Curia romana, celebrò nella sua abitazione (palazzo Astalli) il terzo centenario della Riforma e istituì un ufficio divino privato protestante, nei nuovi locali dell'ambasciata a palazzo Orsini. Niebuhr e B. erano a capo della comunità evangelica tedesca a Roma, fondata nel 1819. Prendendo sempre più larga parte alla politica religiosa del suo governo, il B. fu nominato, nel 1822, segretario della Legazione a Roma, dopo un colloquio avuto col re Federico Guglielmo III a Verona sul nuovo rituale (Agenda) per il servizio divino, recentemente introdotto in Prussia. Nominato successore del Niebuhr nel 1823, rappresentò la Prussia presso la Santa Sede fino al 1838. La sua vita a Roma, feconda per lui d'impulsi spirituali molteplici, fu interrotta da molti viaggi in patria, dove egli partecipò alle trattative di politica ecclesiastica del suo governo. Era soprattutto difficile arrivare ad un accordo fra la Prussia e la Curia nella questione dei matrimonî misti. Il papa manteneva sempre più rigidamente il suo punto di vista. Si aggiunse la controversia ecclesiastica di Colonia, che portò nel 1837 all'incarcerazione di quello arcivescovo, barone von Droste-Vischering. Rifiutandosi la Curia di continuare le trattative, il B. dovette, il 1° aprile 1838, lasciare il posto di ambasciatore a Roma.
Nell'autunno del 1828 aveva soggiornato a Roma il principe ereditario di Prussia, il futuro re Federico Guglielmo IV; e un legame intimo e tenace si era stretto fra quelle due personalità così affini. Appunto sotto il patronato di Federico Guglielmo, era sorto poi l'Istituto archeologico prussiano (più tardi germanico); prima come Istituto di corrispondenza archeologica. Accanto ad esso l'ospedale protestante e la Casa Tarpea o Prussiana, posta in una parte del Palazzo Caffarelli e, dal 1836, in propria sede all'Arco dei Saponari, e inaugurata il giorno delle feste Palilie del 1829: ambedue annessi all'abitazione del B. Al quale si dové anche se la Curia romana accordò la costruzione del cimitero protestante presso la piramide di Caio Cestio, ove fu sepolto il figlio di Goethe. Il B. promosse la vita intellettuale dei Tedeschi residenti a Roma anche con la fondazione della Bibliothek der Deutschen.
Egli poi, oltre all'archeologia, coltivò molte altre discipline, come la musica, la liturgia, la storia dell'arte, la storia della chiesa. Documento degli studî suoi durante il soggiorno romano è la parte presa nell'opera collettiva, curata dalla casa editrice Cotta, Beschreibung der Stadt Rom di Platner, Bunsen, Gerhard, Röstell, proseguita da Urlichs (1830-43). Egli scrisse più tardi Die Basiliken des christlichen Roms nach ihrem Zusammenhange mit Idee und Geschichte der Kirchenbaukunst (Monaco 1843), inserita in Gutensohn e Knapp, Denkmale der christlichen Religion oder Sammlung der ältesten Kirchen und Basiliken Roms.
Da Roma, il B., per ordine del suo governo, si recò in Inghilterra, patria della moglie; poi (1839) a Berna, in quafità di ministro presso il governo svizzero. Presto, però, l'avvento al trono di Federico Guglielmo IV (1840) lo portò verso posti di maggiore importanza. Mandato di nuovo in Inghilterra, dove riuscì a far adottare la fondazione del vescovado evangelico in Gerusalemme, appartenente per metà a ciascuno dei due stati, egli vi ebbe nel 1842 l'ufficio di ambasciatore di Prussia. A Londra, egli divenne intermediario fra la vita culturale inglese e quella tedesca. Nel 1848, poi, si adoperò ardentemente per la formazione di una unione germanica sotto la direzione della Prussia, in accordo con l'Assemblea nazionale di Francoforte, di cui egli assunse la rappresentanza diplomatica a Londra. Ma quando, nella questione dello Schleswig-Holstein, che il B. stava approfondendo, si giunse a diversità di vedute fra la Prussia e il parlamento della Paulskirke; quando Federico Guglielmo IV ebbe rifiutato, il 3 aprile 1849, la corona imperiale che gli veniva offerta; quando a Berlino la reazione ebbe il sopravvento e il governo prussiano batté vergognosamente in ritirata davanti all'Austria col trattato di Olmütz (1850); allora il B. si sentì vinto nelle sue idee. Egli cercò tuttavia di dare agl'Inglesi una maggiore intelligenza delle cose di Germania, coi Briefe des Germanicus, che uscirono sul Globe di Londra sul principio del 1850. E sebbene il presidente dei ministri della reazione, Otto von Manteuffel, per contentare l'Austria, ne proponesse il richiamo, il re lo mantenne al suo posto. Solo quando scoppiò la crisi orientale del 1853-54 e il B. volle sostenere, sotto certe cautele, l'Inghilterra contro la Russia, mentre il presidente dei ministri e la camarilla reazionaria parteggiavano interamente per la Russia, solo allora il B. cadde, richiamato dietro sua domanda (17 giugno 1854).
Il B. svolse in Inghilterra una viva attività scientifica. Quando il Miller pubblicò nel 1851, sotto il nome di Origene, i Philosophumena di Ippolito scoperti sul monte Athos, egli ne stabilì esattamente l'autore, e nella sua opera Hippolytus and his age (4 volumi Londra 1852) unì saggi di storia universale, di storia delle religioni e di liturgia, con riguardo all'epoca moderna. Compì anche ricerche di egittologia e d'altri argomenti. Nella gran mole dei lavori composti negli anni del soggiorno londinese non mancano segni rivelatori di spiccata tendenza a una trattazione universale, storico-filosofica, soprattutto nell'opera in 7 volumi Christianity and mankind (1854), nella quale riapparve lo studio su Ippolito, e nell'Ägyptens Stellung in der Weltgeschichte (voll. 5, 1845-57). A Heidelberg, dove si stabilì al ritorno da Londra, si dette con inesauribile energia a studî di politica ecclesiastica, secondo una visione universale e teocentrica della storia. Ricordiamo: Gott in der Geschichte oder der Fortschritt des Glaubens an die sittliche Weltordnung (3 voll., Lipsia 1857-58) e B.'s vollständiges Bibelwerk für die Gemeinde (9 volumi, Lipsia 1858-70), una bibbia di Lutero riveduta e commentata, che egli lasciò non finita e che i suoi amici completarono. Poco prima che lo spirito del re, suo amico, si annebbiasse, egli era stato suo ospite nel castello di Berlino (settembre 1857), nell'occasione che vi si riunì la Evangelical Alliance. Il B. era entusiastico ammiratore del Risorgimento italiano, di Cavour e di Garibaldi, come anche della nuova era liberale che sorgeva in Prussia con la reggenza di Guglielmo I.
Bibl.: Christian Paul Josias Freiherr von B. aus seinen Briefen und nach eigner Erinnerung geschildert von seiner Witwe, ed. aumentata da Fr. Nippold, voll. 3, Lipsia 1868-71, più completa dell'edizione originale inglese A memoir of Baron B. by his widow Francess Baroness B., 2 voll., Londra 1868; H. Abeken, in Unsre Zeit, 1861, pp. 337-377; R. Pauli, in Allgemeine deutsche Biographie, III, Lipsia 1876, pp. 541-552, con l'elenco completo delle opere del B.; A. Kamphausen, in Realencyklopädie für protestantische Theologie und Kirche, 3ª ed., III, Lipsia 1896, pp. 556-561 e XXIII (1913), pp. 287-288; F. Noack, Deutsche Leben in Rom 1700-1900, Stoccarda e Lipsia 1907; id., Das deusche Rom., Roma 1912; id., Das Deutschtum in Rom seit dem Ausgang des Mittelalters, voll. 2, Berlino e Lipsia 1927, specialmente II, pp. 113-114, con ricca bibliografia; F. von Bezold, Geschichte der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität (Bonn) von der Gründung bis zum Jahr 1870, Bonn 1920, v. l'indice; L. von Ranke, Aus dem Briefwechsel Friedrich Wilhelms IV. mit Bunsen, in Sämtliche Werke, L. Lipsia 1887, pp. 341-623.