BUFFONISTI
. Con questa locuzione si usa tradurre in italiano il nome di Bouffons imposto in Francia, fino dal 1700, ai cantanti che nello stesso sec. XVIII dall'Italia recarono a Parigi, riuniti in piccole ed anche esigue compagnie, spettacoli musicali di breve durata e d'indole leggera come opere buffe, intermezzi, pasticci (vedere le rispettive voci) e così via, dai primi Buffonisti annunziati con la denominazione comune di scènes italiennes en musique. Il genere di spettacolo divulgato dai Buffonisti ripeteva le sue origini da quelle che aveva avuto (dagli intemedî cori alla corte medicea) il melodramma fiorentino, e una concreta attuazione il genere aveva già avuto negl'intermezzi inseriti dal Molière nel Malade imaginaire e posti in musica dal Lulli; ma, di qualche tempo posteriore alle prime "opere buffe" propriamente dette e sotto la viva influenza di queste opere, venne gradatamente evolvendosi fino a raggiungere l'organicità d'una vera piccola commedia (troppo spesso farsa) musicale, conservando più il nome astratto che l'entità reale d' "intermezzo" e affidandosi sempre più alla musica, la quale fu tratta spesso da opere, anche serie, dei più celebrati maestri italiani del tempo, quali A. Scarlatti, L. Leo, N. Pergolese, R. da Capua, ecc. La storia di tale spettacolo si svolge in Italia; ma in Francia, e propriamente a Parigi, segna i suoi momenti capitali, nei quali raggiunge l'importanza di storia del teatro musicale. Come già al tempo del Mazzarino il melodramma, così nel 1729 l'ancor timido intermezzo musicale va in Francia a cura d'un Carignano, affidato ad una coppia d'attori-cantanti (Ant. M. Ristorini da Firenze e Rosa Ungarelli da Bologna) che possedeva un suo repertorio d'intermezzi per commedie del Molière rappresentato di già in Italia, a Venezia principalmente; e nel giugno di quell'anno 1729, i due primi Buffonisti davano all'Opéra di Parigi l'intermezzo Serpilla e Bajocco ovvero il marito giocatore e la moglie bacchettona. Questi primi Buffonisti e gli altri (un Riccoboni e una Minti, accompagnati da un terzo attore per le seconde parti) che nel 1746 andarono a Parigi a rappresentarvi per la prima volta La Serva padrona di G. B. Pergolese, non ebbero a destare gran che l'attenzione generale, mentre la medesima Serva padrona rappresentata nel 1752 dalla terza e ultima compagnia di Buffonisti (proprio a questi ultimi fu dato il nome di Buffonisti) valse ad attirare sullo spettacolo musicale dei Buffonisti il clamore di tutta la Francia intellettuale d'un subito partita in due opposte fazioni per quella che fu detta querelle des Bouffons; fazioni più che partiti, per la violenza che assunse la loro polemica. Da un canto i tenaci conservatori delle tradizioni lulliane rinverdite in quel tempo nel genio austero e riflessivo del Rameau, dall'altro gli "Enciclopedisti" e quelli che nelle scènes musicales italiennes vedevano finalmente un esempio di teatro liberamente attuato dalla musica, scevro del pesante ossequio ai modelli extra-musicali sorti dalla declamazione tragica, acremente si disputavano su quel che al teatro francese di musica meglio si convenisse. Contro i Bouffons, che dopo la Serva padrona andavano rappresentando senza posa nuovi spettacoli dotati di musiche vivaci e italianamente euritmiche, furono poste le nuove opere del Rameau e le parodie del Favard e finalmente si eccitò l'animo pubblico fino a che, scaduto il contratto che regolava le loro condizioni a Parigi, essi non se ne furono andati e non fu loro sostituita l'opera francese con Platée e Castor et Pollux del vecchio Rameau. Ma ormai la Francia aveva nettamente avvertito l'intima rispondenza degli esempî presentati dai Bouffons con le esigenze del proprio genio musicale in quel mezzo-Settecento dolcemente ironico, sensuale e amante della chiarezza e dell'euritmia. Nasceva già il fiore di questo spirito francese: l'Opéra comique di Mansigny, di Philidor, di Grétry, annunciata da quel Devin du village ove J.-J. Rousseau aveva dato la prima interpretazione francese dell'opera buffa italiana.
Bibl.: F.-M. Grimm, Lettre sur Omphale, Parigi 1752; id., Le petit prophète de Bøhmischbroada, Parigi 1753; J.-J. Rousseau, Lettre sur la musique française, Parigi 1753; id., Dictionnaire de musique, Ginevra 1767; J. D'Alembert, De la liberté de la musique, Parigi 1760; A. Poulet-Malassis, La querelle des bouffons, Parigi 1876; E. Hirschberg, Die Encyclopädisten u. die franz. Oper im 18. Jahrh., Lipsia 1903; J. Tiersot, J.-J. Rousseau, Parigi 1912; L. De la Laurencie, Les bouffons, in Sim, 1912; A. Della Corte, L'opera comica italiana nel '700, Bari 1923.