BUCHARA (pers. Bukhārā; A. T., 93-94)
Città della Transoxiana, sul corso inferiore del Zarafshān, la cui prima menzione ricorre presso il pellegrino cinese Hsüan Tsang (verso il 630 d. C.) che la chiama Pu-Ho; ma senza dubbio una città esisté in quel luogo fin da tempo molto più antico. Etimologia probabile è la parola sanscrita vihāra, che vale "chiostro" (nella forma turco-mongolica, bukhar); e un chiostro buddhista si trovava infatti presso la città ed è ancora possibile determinarne il luogo. La città, di grande importanza per la sua posizione, divise naturalmente le sorti della regione, e ne fu anzi spesso la capitale. Poco dopo la invasione uzbeca del 1500, divenne capitale del khānato uzbeco di Bukhārā (poi emirato), che la Russia nel 1868, nella conquista del Turkestan, riduceva a suo vassallo, e che fu poi incorporato dalla Russia sovietica nella repubblica sovietica federativa dell'Uzbekistan, che ha per capitale Samarcanda. La superficie dell'emirato era di circa 200.400 chilometri quadrati, di cui solo 30.000 di area coltivabile; la popolazione, composta prevalentemente di Uzbechi e Sarti (v.), e dei resti degli antichi Irani, i Tagīk, era di 2.720.000 anime circa. L'emirato era limitato a nord dalla Russia asiatica (dominî di Ferghānā, Samarcanda, Amū-Daryā), a ovest da una linea che passava poco all'ovest dell'Amū-Daryā, a sud dall'Amū-Daryā stesso (la cui riva meridionale era ed è afgana) e dal corso del Panğ, all'est da una linea che passava attraverso il Pamir. Per la descrizione geografica ed etnografica del paese v. uzbekistan.
Storia. - La storia prima dell'Islām è assai oscura; il paese, conosciuto nell'antichità con il nome di Sogdiana, fu abitato da Irani, fece parte, dopo la conquista di Alessandro Magno, dell'impero Seleucida e divise le sorti della Battriana. La religione fu la zoroastriana, ma le invasioni turco-mongoliche introdussero anche il buddhismo; e sembra che regnasse grande tolleranza religiosa, tanto che le sette dualiste perseguitate nell'Impero persiano vi trovavano rifugio, e più tardi vi godettero libertà i cristiani nestoriani. Nel sec. I d. C. il regno dei turchi nomadi Yue-Chi si estendeva forse da Buchara all'Indo; essi furono cacciati nel sec. V dagli Eftaliti o Unni bianchi (con cui lottarono con alterna vicenda i Sāsānidi) e questi poi furono vinti da un popolo probabilmente turco, i cui sovrani, i Bukhār-Khudāt, regnarono ancora a lungo dopo la conquista musulmana. Questa si affermò solidamente con le spedizioni di Qutaybah ibn Muslim, che dopo varie campagne s'impadronì di Buchara nel 91 èg. (710 d. C.); i Bukhãr-Khudāt, che governavano insieme con il rappresentante del governatore musulmano della provincia del Khorāsān, residente a Merw, perdettero man mano la loro importanza, ma ne è ancora menzione nei primi anni del governo sāmānide. L' Islām dopo le vittorie di Qutaybah si diffuse assai rapidamente.
Le vicende dell'impero abbaside si rispecchiarono nella storia di Buchara e condussero alla dominazione dei Sāmānidi (v.) (290 èg.; 903 d. C.), che portarono la regione a grande prosperità, e fecero di Buchara e Samarcanda due centri di arte e di dottrina religiosa. È celeberrimo il tradizionista musulmano al-Bukhārī Muhammad ibn Ismāi‛īl, fiorito nel secolo IX d. C. I Sāmānidi caddero per le perpetue vicende delle invasioni turche; gli Ilak Khān (o Qarākhānidi) del Turkestan entrano in Buchara fin dal 389 èg. (999 d. C.); la città, nonostante la decadenza politica, conservò il suo splendore. Le lotte intrecciate tra questi principi, i Ghaznevidi (v., e v. maḥmūd di ghaznah) e la sorgente potenza dei Selgiuchidi (v.) si conclusero con la piena vittoria di questi, che verso il 470 èg. (1077-1078 d. C.) avevano raggiunto la loro massima potenza. Sotto di essi nella Transoxiana e a Buchara (ove non sempre risiedettero) continuarono a reggere il governo come vassalli i Qarākhānidi. Rivali dei Selgiuchidi sorsero i Khwārizmshāh, o sovrani di Khiva (discendenti di Anustigīn, che il selgiuchida Malikshāh avea fatto governatore di Khiva); e la resistenza del selgiuchida Sangiar non poté impedire a Moḥammed ibn Takash di conquistare, dopo i successi dei suoi predecessori, anche Buchara, forse già nel 604 èg. (1207 d. C.). Le lotte tra Selgiuchidi e Khwārizmshāh sono complicate dalle invasioni del popolo pagano, di origine mongolica, dei Qarākhitāi, padroni di un grande regno nel Turkestan orientale e che, dopo la battaglia di Qaṭwān (536 èg.; 1141 d. C.), entrarono per breve tempo in Buchara. Muḥammed ibn Takash li scacciò e invase anche il loro regno. Il prestigio religioso di Buchara si mantenne grande anche in questo periodo; nel sec. XII la famiglia famosa di dignitarî e dotti musulmani detta āl-i burḥān governa Buchara e mantiene l'indipendenza della città di fronte ai governatori turchi generalmente risiedenti a Samarcanda; cacciata da una sommossa popolare al principio del sec. XIII, ritorna a Buchara sotto i Khwārizmshāh, ma poi da essi deposta perde ogni influenza. Buchara fu presa dai Mongoli di Genghīz Khān nel 616 èg. 11220 d. C.), e ancora una volta fu saccheggiata dalle orde del mongolo persiano Abāqā (671 èg.; 1273 d. C.). Nel 716 èg. (1316 d. C.) passò sotto il dominio di Ciaghatāi Khān e suoi successori, quindi sotto a quello dei Timūridi (v. tamerlano) dal 1370 circa fino alla fine del sec. XV: durante il quale periodo Samarcanda fu capitale e fiorì di intensa vita culturale. Nel 1500 le tribù uzbeche condotte da Moḥammed Shaibānī conquistarono il paese, e Buchara guadagnò sempre più importanza, fino a divenire poco dopo la capitale del khānato. I khān Giānidi di Astrakhān spodestati dai Russi nel sec. XVI si rifugiarono presso gli Shaibāniti, e per matrimonio con questa famiglia divennero signori della Transoxiana; verso la metà del 1700 cedettero, dopo rapida decadenza, alla dinastia uzbeca dei Manqīti i cui sovrani assunsero il titolo di emiro, in luogo di quello di khān, e alla quale apparteneva l'emiro Muẓaffer ed-dīn che fu ridotto a vassallo della Russia nel 1868. Oggi la Russia sovietica, dopo varie vicende, ha incorporato Buchara nella Repubblica federativa sovietica dell'Uzbekistan, ove tenta applicare i principî comunisti (assai temperati dalle speciali condizioni locali) e favorisce l'affermazione delle singole nazionalità.
Buchara è tuttora una grande città, e centro commerciale importante, nonostante i danni arrecatile dalla guerra e dalla rivoluzione; la popolazione, calcolata prima della rivoluzione russa a più di 80.000 abitanti, ne ha ora 46.000. Famosa è l'industria, in generale domestica, dei tappeti. Le dinastie che vi hanno suceessivamente regnato hanno ornato la città di splendidi monumenti; centro di dottrina islamica e dell'ortodossia, aveva, ancora prima della guerra, 364 moschee e 109 scuole religiose musulmane (madrasah). La città è dominata dalla cittadella (Ark) già residenza degli emiri, ai cui piedi si stende la piazza del Reghistān, centro della città, e nel quale si trovano alcuni tra i più famosi monumenti, come la moschea Kalyan (sec. XII), con la sua cupola coperta di mattonelle azzurre, e il minareto alto 52 metri, da cui erano precipitati i condannati a morte; e la madrasah Mīr ‛Arab (sec. XVI), la più grande scuola musulmana di Buchara. Famosi sono i grandi portali (pīshṭāq) di alcune moschee. Il cosiddetto mausoleo di Ismā‛īl, fondatore della dinastia sāmānide, rimonta al sec. X, ed è il più antico nel Turkestan.
Bibl.: W. Barthold, Turkestan down to the Mongol invasion, Londra 1928 (con ampie notizie sulle fonti orientali); id., Bukkārā, in Encyclopédie de l'Islam, I, 795-803. Per le vicende dopo la guerra, vedi Revue du monde musulman 1922 segg., articoli e monografie varie di J. Castagné; A. Palmieri, La politica asiatica dei bolscevichi, Bologna 1924; M. Guidi, Le vicende del Turchestan e la rivoluzione russa, in Nuova Antologia, 1927.