BRUNO da Longobucco
Nacque a Longobucco, in Calabria, nei primi anni del sec. XIII. Le notizie sulla vita di questo medico e chirurgo sono scarse, contraddittorie e, il più delle volte, frutto di errate interpretazioni e congetture da parte dei biografi. È certo, tuttavia, il luogo di nascita, citato da B. alla fine della sua Chirurgia magna:"Ego Brunus gente Calaber patria Longoburgensis...".
Comunque, anche per quel che riguarda la città natale sono sorte contestazioni ed equivoci risolti peraltro già dal Tiraboschi. Altra persona è, infatti, quel chirurgo fiorentino Bruno o Buono (a seconda che si accetti la testimonianza di Domenico Bandini o di Filippo Villani), padre del famoso Dino del Garbo, di cui parla il Negri attribuendogli il cognome di Lasca e ricordandone i rapporti epistolari con Francesco Petrarca. Di tale corrispondenza oggi non è rimasta alcuna traccia, ma, se anche rispondessero al vero le affermazioni del Negri, essendo Buono vissuto negli ultimi anni del Duecento e nei primi del Trecento, per evidenti motivi cronologici si dovrebbe respingere questa identificazione. Conseguenza, invece, di una semplice svista sono le notizie offerte dal Portal che, mal intendendo "Longoburgensis", credette di individuare nella bassa Lombardia la patria di Bruno.
Se, tuttavia, l'explicit del trattato indica chiaramente l'origine del chirurgo, nessuna notizia dà sull'anno di nascita che è stato fissato dall'ultimo studioso di B., il Russo, all'inizio del Duecento. La congettura può essere accolta in quanto sappiamo per certo, sempre dall'explicit della Chirurgia magna, che l'opera fu compiuta nel gennaio del 1253 (e non del 1252 come ha giustamente notato il Russo). Il trattato è, senza dubbio, opera della maturità e fu scritto, dunque, probabilmente, quando B. era tra i quaranta ed i cinquanta anni. Non sappiamo quando B. abbandonò il paese natio, né dove compì i primi studi: se non si può escludere la sua appartenenza alla Scuola salernitana, asserita dall'autorità del De Renzi e non respinta dal Pazzini, si deve invece rigettare qualsiasi ipotesi circa il suo insegnamento nello Studio di Napoli. La notizia, messa in circolazione dagli eruditi napoletani per campanilismo (ma non accettata dal De Blasiis, come vorrebbe il Russo), è stata, da ultimo, invalidata con buoni argomenti dallo stesso Russo. B., comunque, frequentò a Bologna la scuola di Ugo Borgognoni da Lucca, insieme con il figlio di questi Teodorico, e quindi passò a Padova, dove compose la Chirurgia magna, come risulta dal sopra citato explicit, e la Chirurgia parva o minor. Nella città veneta, se dobbiamo prestar fede alle congetture del Colle e del Gloria, insegnò nello Studio. Svolse la sua attività di professore anche a Verona. Nessuna notizia certa abbiamo sulla data di morte che è stata fissata intorno al 1286 dal Russo, senza però il conforto di una precisa documentazione.
La fama di B. fu affidata principalmente alla Chirurgia magna, dedicata dall'autore ad Andrea da Vicenza. L'opera, composta in due libri di venti capitoli ciascuno, ebbe immediatamente grande rinomanza e per tutto il Medioevo fu uno dei trattati di medicina più letti e consultati. Insieme con la Chirurgia parva fu tradotta in italiano, francese, tedesco ed ebraico. Anzi, in quest'ultima lingua, ebbe l'onore di due versioni: una ad opera di Hillēl ben Samuel, veronese, contemporaneo di B., l'altra a cura di Jacob ben Jehuda, ebreo spagnolo del sec. XV. A testimonianza della popolarità raggiunta da B. si possono ricordare le considerazioni di Guy de Chauliac, il più grande chirurgo del Trecento, che giudicò il calabrese uno dei più capaci medici del sec. XIII. La Chirurgia parva in sostanza non è altro che un compendio dello scritto maggiore: fu composta, come si ricava dalla dedica a Lazzaro da Padova, nella città del Santo qualche tempo dopo la Chirurgia magna per offrire agli studiosi un manuale più rapido e agile. Si compone di ventitré brevi capitoli e, ai fini di un accurato esame dell'attività medico-chirurgica di B., riveste scarsa importanza. Il Russo, nella rassegna di manoscritti pubblicata in appendice al suo breve studio, segnala altri scritti di B.: Capitoli del Bruno della utilità delli chauteri; Cura delle postieme tracta dal Bruno, che ci è stata tramandata anche in latino, Bruni Tractatus de apostematibus; Capitolo del Bruno della compositione del corpo de l'omo; Bruni medicamenta varia; De utilitate sequentium medicamentorum; Impiastri e ricette varie; Del fluxo del ventre; Bruni... materia medica; Sententia Bruni de egretudinibus oculorum. Non è possibile, allo stato attuale degli studi, formulare un giudizio sulla natura e sul valore di questi brevi opuscoli: bisognerà, prima, metterli a confronto con le due opere maggiori, delle quali potrebbero essere, in tutto o in parte, degli estratti.
La Chirurgia magna, strutturata come un vero e proprio manuale di studio nel quale la materia è esposta in maniera organica e analitica, a partire dalle nozioni e dagli interventi elementari per giungere ai più complessi (e ciò, al di là di ogni esplicita documentazione, confermerebbe le ipotesi che vogliono B. professore a Padova), rivela che il chirurgo calabrese ebbe cognizioni di anatomia approssimative anche per i suoi tempi. L'importanza del trattato, tuttavia, risiede nel fatto che B. non si limita ad esporre ciò che ha imparato dallo studio della chirurgia classica e specialmente araba (il calabrese è, si ricordi, uno dei maggiori rappresentanti del secondo periodo della chirurgia italiana, quello arabistico), ma, come chiaramente afferma nella prefazione, dà notizia di interventi e tecniche chirurgiche da lui sperimentate per la prima volta. A parte alcune novità di secondaria importanza, esaminate e illustrate in modo rapido ma soddisfacente dallo Sprengel, dal De Renzi e dal Tabanelli, le cose più interessanti furono dette da B. a proposito della terapia delle fistole anali che, dal chirurgo, con metodo moderno, venivano aperte per intero, e della castrazione degli uomini, argomento che B., tra i medici cristiani, affrontò per primo.
Manoscritti e stampe: moltissimi sono i mss. che ci hanno tramandato la Chirurgia magna e la Chirurgia parva;un ricco elenco si legge in Russo, Medici e veterinari, pp. 64-66, da integrare con Tabanelli. Un chirurgo italiano, pp. 131-133. I codici più importanti sono il Vat. lat. 8177 del sec. XIII, l'Ottob. lat. 2059 del sec. XIV, il ms. 89 della Bibl. de l'Ecole de Médecine di Montpellier del sec. XIV e il ms. 28 della Yale Medical Library di New Haven (Connecticut) sempre del sec. XIV. La prima edizione a stampa è quella del 1498: Cyrurgia Guidonis de Cauliaco et Cyrurgia Bruni Theodorici Rogerii Rolandi Bertapalie Lanfranci, Venetiis 1498 (l'opera venne ristampata, sempre a Venezia, nel 1499, 1513, 1519, 1546 e 1549). Le opere minori non sono mai state stampate e i manoscritti sono stati indicati dal Russo, in Medici e veterinari, pp. 69-70 (per la traduzioni v. pp. 66-69).
Fonti e Bibl.: F. Villani, Liber de civitatis Florentiae famosis civibus, Firenze 1847, p. 27; L. Mehus, Vita Ambrosii Traversarii..., Firenze 1759, pp. 135, 163 (ivi citaz. Dall'ined. Fons Memorabilium Universi di D. Bandini); F. M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, Padova 1824, III, p. 123; A. Gloria, Mon. dell'Università di Padova (1222-1318), Padoa 1884, p. 423; G. Marafioti, Cronache e antichità di Calabria, Padova 1601, f. 298; G. Negri, Historia degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 113; E. D'Amato, Pantopologia calabra, Napoli 1725, p. 225; G. Barrii De antiquitate et situ Calabriae, Romae 1737, pp. 359, 361; B. Tafuri, Storia degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1748, III, pp. 93-96; A. Zavarroni, Bibliotheca calabra, Napoli 1753, pp. 50-51; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia, 1763, p. 2227; A. Portal, Histoire de l'anatomie et de la chirurgie, Paris 1770, I, p. 178; A. Haller, Bibliotheca chirurgica, Basileae 1774, I, p. 141; P. Napoli Signorelli, Vicende della cultura del Regno di Napoli, Napoli 1784, II, 259; C. Sprengel, Storia prammatica della medicina, Venezia 1812, IV, pp. 286-287; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Milano 1823, pp. 343-346; N. Morelli, Vite dei re di Napoli, Napoli 1849, I, p. 112; S. De Renzi, Collectio salernitana, I, Napoli 1852, pp. 323-328; Id., Storia documentata della Scuola salernitana, Napoli 1857, pp. 346-347; Id., Storia della medicina italiana, Napoli 1857, II, pp. 171-173; L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, I, Cosenza 1869, p. 155; G. De Blasiis, Processo e supplizio di Pomponio de Algerio Nolano, in Arch. stor. per le prov. napol., XIII (1888), p. 571; A. Gloria, I monumenti della univ. di Padova raccolti e difesi contro il padre E. Denifle, Padova 1888, p. 19; E. Gürtl, Geschichte der Chirurgie, I, Berlin 1898, pp. 725-740; G. Sarton, Introduction to the History of Science, Baltimore 1924, p. 1077; A. Pazzini, Il pensiero medico nei secoli, Firenze 1939, p. 158; Id., Storia della medicina, I, Milano 1947, pp. 418, 512-513; Id., Bio-bibliografia di storia della chirurgia, Roma 1948, p. 52; Id., La Calabria nella storia della medicina, in Almanacco calabrese, 1952, p. 50; A. Castiglioni, Storia della medicina, I, Milano 1948, p. 296; F. Priolo, Medici calabresi illustri da Pitagora ad Anile, Catanzaro 1952, p. 89; L. Aliquò Lenzi, Scrittori calabresi, a cura di F. Aliquò Taverniti, I, Reggio Calabria 1955, p. 113 (con bibl.); F. Russo, Scritti storici calabresi, Napoli 1957, p. 332; Id., Medici e veterinari calabresi (secc. VI-XV). Ricerche storico-bibliografiche, Napoli 1962, pp. 62-70 (con ulteriore bibl.); M. Tabanelli, La chirurgia italiana nell'alto Medioevo, I, Firenze 1965, p. 481; Id., Un chirurgo ital. del 1200:B. da Longoburgo, Firenze 1970 (utile solo per il riass. del trattato maggiore; cfr. la rec. di E. Pispisa in Regione calabr., 1971, 4-5, pp. 148 s.); Enc. Ital., VII, p. 979.