CORRADINI (Ginanni Corradini), Bruno
Nacque a Ravenna il 9 giugno 1892 dal conte Tullo Ginanni Corradini e da Marianna Guberti.
Il padre (il secondo cognome era stato acquisito dalla famiglia nel Settecento per un lascito del card. Pietro Marcellino Corradini), mazziniano e repubblicano, fu deputato per la XVII legislatura e sindaco di Ravenna. La formazione culturale del C. ebbe fin dall'origine un carattere cosmopolita e antiprovinciale, non solamente per le assidue letture di autori stranieri e di testi filosofici indiani, ma anche per i frequenti viaggi nelle capitali europee. Giovanissimo, il C. esordi pubblicando il volumetto Proposte (Pesaro 1910) dove, accanto alle sollecitazioni provenienti dalle letture filosofiche (l'autore con le sue "proposte" morali vuole "additare", non "insegnare", un'"arte del vivere" che consenta all'uomo di raggiungere l'armonia e la felicità), si trovano i primi dubbi sul valore della ricerca scientifica e l'esaltazione della distruzione, necessaria alla futura creazione di un'arte realmente innovativa.
Il mito della distruzione era divenuto, ai primi del Novecento, un tratto distintivo dell'avanguardia italiana, in particolare futurista, ed esercitava un notevole fascino sui giovani che, come il C., avvertivano il peso di una tradizione ormai inadeguata alle nuove esigenze della società. Comuni interessi e un vivo spirito di ricerca e di sperimentazione condurranno quasi inevitabilmente il C. a confluire nel grande alveo del movimento futurista, ma in un primo tempo egli si legò con il gruppo fiorentino di M. Carli, E. Settimelli, R. Chiti, V. Scattolini che, tra il 1909 e il 1912, diffondevano le loro idee attraverso il periodico La Difesa dell'arte.
Con Carli e Settimelli il C. fondò e diresse, nel novembre 1912, la rivista Il Centauro che s'ispirava ai principi "liberisti" del gruppo, fautore di una completa libertà nella produzione artistica e contrario ai dettami programmatori di un qualsiasi movimento letterario. L'anno successivo il C. organizzò assieme a Settimelli, con il quale stabilirà un lungo sodalizio artistico, una grande compagnia (primi attori Teresa Mariani e Gualtiero Tumiati) nel tentativo di promuovere una gestione alternativa delle compagnie teatrali, soggette ad avido affarismo.
Dopo avere aderito al movimento futurista, il C. scrisse con Settimelli il manifesto futurista Pesi, misure e prezzi del genio artistico (Milano 194) dove ai concetti decaduti di critica e critico si sostituisce la misurazione futurista in grado di stabilire il valore di un'opera d'arte dalla quantità di energia cerebrale impiegata per produrla. Il C. firmò anche con Marinetti e Settimelli il Manifesto del teatro futurista sintetico (ibid. 1915) in cui comparve con lo pseudonimo, attribuitogli da Balla, di B. Corra, ed elaborò, da solo o in collaborazione, originali e paradossali "sintesi" teatrali che traducevano concretamente gli assunti teorici lì esposti.
La tendenza a contrarre l'azione scenica presentando in rapida successione "una scelta e combinazione di attimi", tipica del teatro futurista, è esemplificata dalle "sintesi" scritte dal C. con Settimelli, Passatismo (in Teatro futurista sintetico, I, Milano s. a., pp. 41 s.) e Il pranzo di Sempronio (ibid., II, ibid. 1916, pp. 29 s.) che riassumono con poche battute, particolarmente efficaci, il trascorrere di intere esistenze. Ma più singolare si rivela la "vetrina", composta con Marinetti, Le mani (ibid., I, pp. 35 ss.), dove mani maschili e femminili, in veste di protagoniste assolute, compaiono nei più diversi atteggiamenti.
Nel 1916 il C. con Settimelli, Carli, Chiti, il fratello Arnaldo, diede vita al periodico L'Italia futurista (1916-1918), prolungando un'attività collaborativa che si era instaurata fin dall'epoca di La Difesa dell'arte. In L'Italia futurista il gruppo sviluppò i propri interessi per i "fenomeni del medianismo, dello psichismo, della rabdomanzia" non solo con scritti in cui è evidente una componente magico-occultista, ma soprattutto con il Manifesto della scienza futurista ("antitedesca - avventurosa - capricciosa - sicurezzofoba - ebbra d'ignoto") pubblicato sulla rivista il 15 giugno 1916 e firmato dal C., dal fratello Arnaldo, Chiti, Settimelli, Carli, Mara, V. Nannetti. Nello stesso periodo il C. partecipò come attore al film diretto dal fratello Arnaldo, Vita futurista, dove recitarono i principali esponenti del movimento, e collaborò alla stesura del Manifesto della cinematografia futurista (Milano, 11 sett. 1916) che riconosce nel cinema una delle forme artistiche più congeniali alla sensibilità futurista ed elenca in quattordici paragrafi le nuove modalità del film futurista.
Il C. si dedicò anche alla creazione di romanzi "sintetici" (altrettanto brevi ed essenziali delle opere teatrali) il più significativo dei quali rimase Sam Dunn è morto (Milano 1917; ma in precedenza apparso nella raccolta Con mani di vetro, ibid. 1915), recentemente rivalutato con una operazione critica di recupero della parte autenticamente più nuova espressa dall'avanguardia italiana del primo Novecento. In Sam Dunn è morto il C.anticipò, infatti, alcuni temi del realismo magico bontempelliano, narrando le straordinarie vicende di Sam Dunn, strano personaggio di eroe-antieroe, la cui energia occulta stravolge il ben ritmato corso delle abitudini quotidiane, scatenando a Parigi un'irrefrenabile esplosione di follia collettiva.
Opere apologetiche del futurismo furono, invece, Per l'arte nuova della nuova Italia (Milano 1918) e l'antologia, curata con Settimelli, I processi al futurismo per oltraggio al pudore (Rocca San Casciano 1918) che raccoglie, oltre alle arringhe di autorevoli personaggi pronunciate nel processo di oltraggio al pudore intentato a Marinetti per il romanzo Mafarka il futurista (Milano 1919), un intervento del C. e Settimelli, e il famigerato articolo di I. Tavolato Elogio della prostituzione, pubblicato su Lacerba (1° maggio 1913, pp. 89 s.). Alla produzione letteraria del C. futurista appartiene il romanzo "erotico-sociale", scritto in collaborazione con Marinetti, L'isola dei baci (Milano 1919), nella prefazione del quale il C., stanco di "romanzi bene educati" e "come si deve", dichiarò di voler accedere d'ora in poi ad una letteratura di puro svago, non esente da una certa "villania stilistica".
All'evoluzione letteraria del C. si accompagnò una decisiva scelta politica quando, il 23 marzo 1919, egli intervenne all'assemblea costitutiva dei Fasci italiani di combattimento (Milano, piazza S. Sepolcro) seguendo una linea di condotta comune alla maggior parte dei futuristi, che li portava a sostenere il fascismo nell'identificazione di rivoluzione futurista e fascista. L'avvicinamento e poi la convergenza tra Mussolini e i futuristi non avvenne senza contrasti (cfr. R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, Torino 1965, pp. 480 ss.), ma nel complesso i futuristi, svolsero fin dal principio una azione di fiancheggiamento al fascismo di cui appoggiavano le rivendicazioni. Immediatamente dopo la marcia su Roma il C. pubblicò l'articolo Disciplina appassionata (Il Popolo d'Italia, 22 nov. 1922) dove, pur sottolineando la sua posizione di "puro artista", poco incline "al quotidiano azzannamento polemico", indicava la vera funzione sociale dell'intellettuale nell'aperto consenso all'azione governativa di cui egli doveva divenire fautore, difendendola dalla critica degli oppositori. L'articolo si conclude con un invito all'ordine, alla disciplina, all'obbedienza, cardini insostituibili del nuovo assetto politico.
In quegli anni il C., dedicatosi completamente ad una letteratura d'evasione accessibile ad un vasto pubblico, scrisse numerosi romanzi (Femmina bionda, Milano 1921; I bevitori di sangue, ibid. 1922; L'uomo che guariva le donne, ibid. 1922): al successo contribuirono notevolmente l'abile sfruttamento di reminiscenze letterarie di vario genere, dai futuristi agli intimisti, e l'uso sapiente di toni a metà tra il grottesco e il lirico. Al mutare degli interessi seguì ben presto il distacco dal futurismo, che il C. motivò in parte con la delusione subita per l'improvvisa defezione di Marinetti dal progetto della "Baracca", teatro d'arte ambulante che doveva riunire in un solo organismo diverse manifestazioni artistiche (cfr. B. Corradini, L'affare della "Baracca", in L'Impero, 3 genn. 1924), ma più sostanzialmente con l'ormai conclusa funzione dell'avanguardia rivoluzionaria in arte ed in politica, come più tardi riconoscerà nella prefazione alla 5 ed. di Sam Dunn è morto (Milano 1928).
Successivamente il C. continuò la sua instancabile attività di romanziere (L'allegra avventura, Milano 1925; Gli amori internazionali, ibid. 1926; Sanya la moglie egiziana, ibid. 1927; L'errore di Violetta Parvis, ibid. 1932) non perdendo mai completamente d'occhio l'esempio di Marinetti di cui elogiò le capacità poetiche nell'intervento Marinetti poeta delle parole in libertà simultanee apparso su La Rassegna nazionale (LX [1938], 1).
Dal 1936 il C. alternò alla continua e nutrita serie di romanzi la composizione con G. Achilli di commedie brillanti, lontanissime dai canoni del giovanile teatro "sintetico" (Traversata nera, in Il Dramma, II, 244, 1936; Il pozzo dei miracoli, ibid., n. 262, 1937; Inventiamo l'amore, in Scenario, febbr. 1938). La facile vena narrativa del C. si esercitò ancora per anni in prove letterarie non necessariamente scadenti, ma prive di particolari qualità, artistiche (Alta società, Milano 1939; Il Passatore, ibid. 1943; Gliamanti crudeli, ibid. 1944) finché la pubblicazione del sintomatico saggio Come diventare scrittore di successo (ibid. 1956) pose fine ad una attività che si era svolta quasi ininterrottamente dal lontano 1910.
Morì a Varese il 20 nov. 1976.
Fonti e Bibl.: R. Chiti, I creatori del teatro futurista, Firenze 1915, passim;P. Rost, B.C., Milano 1919 ; A. Franci, Sanya la moglie egiziana, in La Fiera letteraria, III (1927), 34, p. 2; E. Piceni, La bancarella delle novità, Milano 1928, pp. 25, 41, 113, 121-125; C. Pellizzi, Le lettere ital. del nostro secolo, Milano 1929, pp. 225 s.; M. Carli-G. A. Fanelli, Antologia degli scrittori fascisti, Firenze 1931, pp. 160-170; R. Franchi, Memorie critiche, Firenze 1938, pp. 181 s.; G. Raya, Il romanzo, Milano 1950, p. 522; L. Russo, I narratori (1850-1950), Milano 1951, p. 314; E. Falqui, Pezze d'appoggio antiche e nuove, Roma 1951, p. 231; R. De Felice, Mussolini il fascista, I, Torino 1966, p. 446; A. Galletti, II Novecento, Milano 1967, p. 360; Teatro futurista italiano, in Il Sipario, dicembre 1967, pp. 25 s., 78, 90 s.; L. De Maria, Teoria ed invenz. futurista, Milano 1968, ad Indicem;M. Verdone, Cinema e letter. futurista, Roma 1968, passim;Id., Teatro del tempo futurista, Roma 1969, ad Indicem;Id., Prosa e critica futurista, Milano 1973, passim; Contr. ad una bibliogr. del futurismo letter. ital., Roma 1977, pp. 28 ss.; G. Pampaloni-M. Verdone, I futuristi ital., Bologna 1977, p. 20; L. Tallarico, Per una ideologia del futurismo, Roma 1977, ad Indicem; Diz. universale della letter. contemp., I, Milano 1959, p. 877; Diz. encicl. della letter. ital., II, Bari 1966, p. 130; Diz. della letter. ital. contemp., Firenze 1973, p. 245; E. Bonora, Diz. della letter. ital., Milano 1977, p. 133; Enc. d. Spett., III, col. 1514.