BAUER, Bruno
Radicalissimo critico tedesco della storia del cristianesimo primitivo. Nato a Eisenberg (Sassonia-Altenburg), il 6 settembre 1809, studiò filosofia a Berlino, fiorente Hegel. Sotto l'influsso della destra hegeliana, pubblicò nel 1838 una Kritik der Geschichte der Offenbarung. Trasferitosi poi a Bonn, sotto l'azione della Vita di Gesù dello Strauss, già da lui aspramente combattuta, s'ingolfò nella critica evangelica. Per le opere scritte tra il 1840 e il 1842, fu radiato dall'insegnamento. Il violento libello ch'egli scrisse in quell'occasione (Il cristianesimo smascherato) fu distrutto a Zurigo prima ancora d'essere pubblicato. Il B., ritiratosi in una sua terra non lungi da Berlino, si volse allora alla storia profana e si occupò del periodo dell'illuminismo, della Rivoluzione francese e dell'Impero. Dopo il 1848 (egli in politica era un reazionario), ritornò agli studî cristiani, con la Critica evangelica e la Critica delle lettere paoline: critica prevalentemente negativa. Fra il 1870 e il 1880, fece un tentativo di ricostruzione positiva, specialmente nel lavoro su Cristo e i Cesari. Continuò, con lavori su Bismarck e Disraeli e il loro imperialismo, a occuparsi di politica contemporanea, inclinando alle correnti conservatrici, anzi reazionarie, fino alla sua morte, avvenuta il 15 aprile 1882 a Rixdorf.
Il nome del B. è specialmente legato alle sue opere di critica neotestamentaria, per quanto l'efficacia sua, anche nei punti in cui vedeva acutamente, venisse distrutta dalla virulenza della sua polemica antiteologica. Partendo dalla tesi dello Strauss sul Vangelo giovanneo, il B. giunge alla conclusione della poeticità di esso: il pensiero religioso si concreta in narrazione storico-leggendaria; per sua intima forza, finge e crede. Il Weisse e il Wilke avevano mostrato in Marco la fonte degli altri due Sinottici; accettando questi risultati e cercando nel vangelo di Marco il Gesù storico il B. crede di veder rinnovato nei sinottici il caso del quarto Vangelo: e trova solo un'attività creatrice degli evangelisti, che in Matteo e in Luca modifica e ritocca arbitrariamente Marco, senza che poi nulla ci assicuri che questo non sia a sua volta nato dallo stesso processo. E con grande acume, il B. rileva le difficoltà della figurazione storica del secondo Vangelo. Fra i sinottici e il quarto vangelo, il B. non trova differenza qualitativa, ma di grado. Il mito evangelico non sarebbe creazione della comunità, come sosteneva, su motivi herderiani, lo Strauss, ma, in ultima analisi, dell'evangelista Marco. Per certi rispetti, il mito precede e costituisce la comunità. La possibilità che alla radice del moto cristiano sia una personalità storica (Gesù), è ora completamente eliminata dal B.: vi è sostituita la fantasia creatrice del protoevangelista.
I risultati negativi della critica evangelica sono celebrati dal B. come un coronamento della redenzione cristiana dalla servitù della natura; il mito cristiano, che pure vorrebbe essere questa redenzione, secondo il B., in ultima analisi asservisce l'umanità al Cristo. Il mito subentra alla natura, nel tiranneggiare e tener prigioniero l'uomo. La critica negativa dei Vangeli riconoscendo nel mito una creazione umana, spezza l'idolo e attua una più elevata libertà. Nonostante le esagerazioni e le intemperanze polemiche, il B. vede acutamente in molte difficoltà della tradizione evangelica; e la critica successiva dovette ritornare e affaticarsi su molti problemi da lui segnalati, sia pure per giungere, con ampia informazione, a risultati diversi. Invece, questo acume vien meno nelle opere successive, in cui l'ipercritica tocca il culmine. Scarso valore infatti ha la critica paolina del B., intesa a dimostrare la non autenticità di tutte le lettere, che sarebbero falsificazioni del sec. II, culminanti nella lettera ai Galati. Il tentativo di ricostruzione della storia cristiana, abbozzato nelle sue ultime opere, è assolutamente arbitrario. Il cristianesimo sarebbe il miscuglio di quella filosofia stoica, di cui sono documenti Seneca e Filone, col giudaismo, in comunità proletarie di cui sarebbero state focolari Alessandria e Roma. Il protoevangelista avrebbe dato a queste comunità il mito; gli anonimi autori delle lettere paoline avrebbero conseguito l'abrogazione delle osservanze giudaiche: tutto ciò nella prima metà del sec. II. Il B. così smarrisce il senso della storia. Tuttavia, anche con i suoi eccessi egli affermò, con audacia nuova, il diritto della critica a sperimentare tutte le possibilità.
Principali opere di B. Bauer: Kritik der Geschichte der Offenbarung, voll. 2, Berlino 1838; Herr Hengstenberg. Krithche Briefe über den Gegensatz des Gesetzes und des Evangeliums, Berlino 1839; Kritik der ev. Geschichte des Johannes, Brema 1840; Kritik der ev. Geschichte der Synoptiker, Lipsia 1841; Das entdeckte Christentum, Zurigo 1843; Geschichte der polit. Kultur und Aufklärung des 18. Jahrhunderts, voll. 4, 1843-45; Geschichte Deutschlands und der franz. Revolution unter der Herrschaft Napoleons, voll. 2, 1847; Der Untergang des Frankfurter Parlaments, Berlino 1849; Die bürgerliche Revolution in Deutschland seit dem Anfange der deutsch-katholischen Bewegung, Berlino 1849; Kritik der Evangelien und Geschichte ihres Ursprungs (voll. 4 che rielaborano la Kritik der ev. Geschichte), Berlino 1850-52; Die Apostelgeschichte, Berlino 1850; Kritik der paul. Briefe, voll. 3, Berlino 1850-52; Christus und die Caesaren, Berlino 1877; Philo, Strauss, Renan und das Urchristentum, Berlino 1874; Das Urevangelium, Berlino 1880; zur Orientierung über die Bismarck'sche Aera, Chemnitz 1880; Disraelis romantischer und Bismarcks socialistischer Imperialismus, Chemnitz 1882.
Bibl.: W. Schmidt, e J. Haussleiter, in Realencycl. f. protest. Theol. u. Kirche, II, p. 444 segg. e XXIII, p. 167; M. Kegel, B. B. und seine. Theorie über die Enstehung des Christentums, Lipsia 1908; A. Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, Tubinga 1926, pp. 141-61; id., Geschichte der paulin. Forschung, Tubinga 1911, p. 94 segg.; E. Barnikol, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, XLVI (n. s. IX), 1927, p. 1 segg.; L. Salvatorelli, Da Locke a Reitzenstein, in Riv. Stor. It., n. s., VII (1929).