Barilli, Bruno
Scrittore, compositore, critico musicale e cinematografico nato a Fano (Pesaro) il 14 dicembre 1880 e morto a Roma il 15 aprile 1952. Nella sua attività giornalistica diede vita a uno splendore di stile, a una immaginazione indagatrice quanto mai suggestiva ed esemplare per penetrazione sensuale e insieme storica delle opere esaminate. Di famiglia parmigiana, con il fratello Latino, pittore, si educò all'arte sul finire dell'Ottocento a Monaco di Baviera, culla di educazione negli stessi anni anche per i due fratelli de Chirico. Debuttò come scrittore da inviato di guerra nei Balcani nel 1912. Roma fu la città dove visse gran parte della vita e dove esercitò il proprio mestiere, dapprincipio compagno di strada, oltre che socio fondatore, degli scrittori raccolti, con E. Cecchi, V. Cardarelli e R. Bacchelli, intorno alla rivista "La ronda" (1919). Fu anche cronista cinematografico, inviato da L. Longanesi, direttore di "Omnibus", ai primi festival del cinema a Venezia negli anni Trenta. Di cinema continuò a scrivere anche in seguito, incidendo sempre con la sua intelligenza e il suo stile plastico segni indelebili nel gusto e nelle idee del tempo.
Alcuni ritratti di attori danno il senso del suo genio, capace di trasformare in racconto un'immagine. Valga per tutti il Charles Laughton visto in The beachcomber ‒ Vessel of wrath (1938; Il vagabondo dell'isola) di Erich Pommer: "Laughton rumina rimugina e cuoce in sé qualche nero pensiero. Quella sua reticenza inflessibile non ci lascia viver tranquilli. "Quest'uomo ha i fumi" si potrebbe dire. "Sì, ha i fumi e il fuoco sul grugno come il demonio...". Certi rumori del suo fegataccio trasudano sulla pelle di costui, e ne fanno splendere i tratti, e gli mettono un lampo allegro negli occhi cattivi" (in "Star", 26 agosto 1944, 3). Ma B. seppe intendere anche i problemi della musica da film. Per lui "la musica non vuole essere inserita nel corpo del film a furia di iniezioni" (in "Cinema", 10 gennaio 1943, 157). La peculiarità di questo scrittore, dai connotati di un dandy estroso e vagabondo, consistette nel definire con parole sempre concrete, icastiche il senso organico dell'opera d'arte e del film. L'organicismo critico è dunque il tratto che emerge da scritti comunque occasionali, dove, con metodologia non formalizzata, quel che viene individuato è la complessità dinamica dell'opera: "Un film sembra non essere altro che una successione di immagini. Nondimeno ha un corpo con tutti i suoi organi vitali" (in "Cinema", 10 gennaio 1943, 157). In questo, B. ha avuto un'incidenza decisiva nello stile del cronista cinematografico italiano, come due suoi fans, cinefili della prima ora al tempo, non hanno mai mancato di testimoniare: Pietro Bianchi e Attilio Bertolucci.
E. Siciliano, Autobiografia letteraria, Milano 1970, pp. 9-22; A. Bertolucci, prefazione a B. Barilli, Lo spettatore stralunato, Parma 1982; M. Lavagetto, prefazione a B. Barilli, Il sorcio nel violino, Torino 1982.