BRUNETTI
Famiglia di musicisti toscani la cui prima attività risale ad Antonio, nato ad Arezzo verso il 1710. Dopo aver studiato canto e composizione con un certo maestro Mogeni, si trasferì a Pisa, dove fu organista e maestro di cappella della cattedrale fino al 1736 circa.
Dedicatosi in seguito alla composizione, fece rappresentare al Teatro alla Pergola di Firenze, nell'autunno 1759, due sue opere, Siroe e Didone abbandonata, su libretto del Metastasio.
Non vi sono notizie circa eventuali sue musiche composte per il servizio religioso alla cattedrale pisana, né se ne conserva alcuna nell'Archivio musicale della suddetta chiesa. Sconosciuti rimangono il luogo e la data della sua morte.
Fu forse suo figlio Giovanni Gualberto, nato a Pisa presumibilmente verso il 1730 (i nomi di battesimo Antonio e Giovanni Gualberto si ripetono sovente nella famiglia Brunetti e questo ha dato luogo a incertezza nei rapporti di parentela e a confusione nell'attribuzione delle opere, perché alcuni le assommano a una sola persona, altri le dividono fra più musicisti). Poco dopo la morte di G. C. M. Clari (16 maggio 1754), maestro di cappella della cattedrale pisana, Giovanni Gualberto fu nominato suo successore e mantenne tale carica sicuramente fino al 1766, e forse anche oltre.
Considerato il maestro "migliore e di più credito" (Segrè, 1902), egli fu attivissimo compositore, specie di musica religiosa, e si può ritenere attendibile la notizia che proprio per opera sua - unitamente a quella precedente del Clari - l'archivio della cattedrale di Pisa, che aveva perduto in uno straripamento dell'Arno il suo prezioso corredo, ebbe di nuovo le musiche per ogni ufficio sacro.
Non si hanno documenti comprovanti l'avvenuta sua nomina a membro dell'Accademia Filarmonica di Bologna, tuttavia nell'archivio della suddetta Accademia è conservato il manoscritto autografo di un suo Christe - unafuga "a cappella" a quattro voci, datata 1775 -, presentato per ottenere il diploma di accademico. Scrisse anche per il teatro e gli si possono attribuire le opere (perdute) Alessandro nelle Indie (libretto di Metastasio; rappresentata forse al Teatro pubblico di Pisa, carnevale 1763), Arminio (libretto di T. Reghini; Lucca, Teatro del Giglio, per la terza giornata, delle feste dei "comizi", o delle "tasche", 1763), Demofoonte (Venezia, Teatro S. Benedetto, carnevale 1790) e Fatima (Brescia, Accademia degli Erranti, estate 1791). Musicò, inoltre, due lavori d'occasione: un Componimento drammatico del cappuccino Eugenio da Firenze (in Arcadia Lacida Nidemio) per le nozze dell'arciduca Giuseppe d'Austria con Isabella di Borbone, eseguito il 2 genn. 1761 nel palazzo pretorio di Pisa in una festa offerta da Bandino Panciatichi, e la cantata Il trionfo d'Arno di Pio Dal Borgo per la visita dei granduchi di Toscana Pietro Leopoldo e Maria Luisa, eseguita al Teatro pubblico di Pisa il 16 maggio 1766 (la data 1764, comunemente citata, è errata). Morì a Pisa nel 1808.
La sua copiosa produzione sacra, comprendente più di quattrocento composizioni fra messe e parti di messa, antifone, inni, litanie, mottetti, salmi, tratti ecc., a una o a più voci, con o senza strumenti, è conservata in manoscritto quasi tutta nell'Archivio musicale della cattedrale pisana, al cui Catalogo si rimanda per l'elenco dettagliato delle composizioni. Molti di questi lavori sono autografi, con la firma alla fine, sottolineata da due righe di penna, e la calligrafia, trascurata e spesso illeggibile, attesta la sua rapidità nel comporre. Numerosi altri pezzi sacri, di cui uno datato 1778, si trovano, sempre in manoscritto, alla Biblioteca del Conservatorio di Firenze e anche la Biblioteca del Liceo musicale di Bologna possiede in ms. un'aria (Per abbracciarti,o figlia)per basso e orchestra e uno Stabat Mater, per soprano e contralto, con strumenti, autografo, datato 1764, attribuitogli dal Gaspari.
Con probabilità fu suo figlio Antonio (II), nato a Pisa circa il 1760, il quale svolse nello stesso tempo attività di operista e di maestro di cappella. La sua prima opera, Lo sposo di tre e marito di nessuna, apparve al Teatro Zagnoni di Bologna nell'autunno 1786, mentre dal 1790 al 1800 fu maestro di cappella del duomo di Chieti, continuando, però, in quegli anni e nei successivi, a far rappresentare diverse opere sui più importanti teatri italiani.
Nel settembre 1810 venne chiamato come maestro di cappella al duomo di Urbino, dove fu assai apprezzato per la sua bravura (il 15 maggio 1815 gli fu concesso un vitalizio) e dove compose e lasciò moltissime composizioni sacre, fra le quali alcune pregevoli messe, eseguite ancora nel primo trentennio del presente secolo. Dal 2 ag. 1816 passò al duomo di Macerata con la stessa carica di maestro di cappella, per tornare di nuovo al duomo urbinate dal 27 dic. 1826 al 22 marzo 1827. Dopo un breve periodo trascorso a Imola nel 1827, ancora in qualità di maestro di cappella del duomo, fu attivo come agente teatrale e impresario. Morì forse dopo il 1837, ma non si conosce il luogo della sua morte.
Compositore di talento, Antonio va ricordato, oltre che per le sue numerose composizioni sacre, conservate in manoscritto presso gli archivi musicali delle cattedrali dove prestò la sua opera, soprattutto per le seguenti opere teatrali che, secondo il Gaspari, l'Eitner e il Manferrari, gli vengono attribuite: Le stravaganze in campagna, Venezia, Teatro S. Cassiano, autunno 1787; Vologeso,re de' Parti (libretto di A. Zeno), Firenze, Teatro degli Intrepidi, detto Pallacorda, primavera 1789; Li contrasti per amore, Roma, Teatro Alibert o delle Dame, autunno 1792; Il pazzo glorioso (libretto di G. Bertati), Roma, Teatro Tordinona, carnevale 1797; Il libretto alla moda, Napoli, Teatro de' Fiorentini, carnevale 1808; La colomba contrastata,ossia labella carbonara, Rimini, Teatro Comunale, carnevale 1813; Amore e fedeltà alla prova, Bologna, Teatro del Corso, maggio 1814, e La fedeltà coniugale, Parma, Teatro Ducale, 30 genn. 1815. Compose, inoltre, diversi oratori, fra i quali si citano Il sacrifizio d'Ifisa, eseguito nella sala degli Armonici uniti a Bologna nel 1786, e Il trionfo della religione,ossia il martirio di s. Pietro, eseguito al Teatro Pascolini di Urbino nel settembre 1814; la cantata Il presagio fortunato venne eseguita il 28 ag. 1826 ad Ancona, ma si ignora in quale teatro o accademia.
Fecero forse parte della famiglia (ma non si conoscono le relazioni di parentela) i seguenti musicisti, dei quali, peraltro, si hanno poche notizie: Giovan Gualberto, secondo maestro di cappella al conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli, dal marzo 1745 al luglio 1754, con cinque ducati mensili di stipendio; appartenne alla Congregazione dei musici e nel 1751 ne fu "governatore". Compose per il teatro le opere Don Pasquino (Napoli 1735), Lo corrivo (ivi 1736) e Ortensio (ivi, Teatro de' Fiorentini, carnevale 1739); sua è anche la serenata L'augurio di tutte le felicità, eseguita a Messina nel 1735.
Giovanni Angelo, nato a Pistoia nel 1707, fu allievo del conservatorio della Pietà dei turchini di Napoli dal 1729.
Di Antonio si sa soltanto che fu allievo dello stesso conservatorio dal 1755.
Bibl.: L. Nerici, Storia della musica in Lucca..., XII, Lucca 1880, pp. 317, 334; A. Segrè, Il teatro pubblico di Pisa nel Seicento e nel Settecento, Pisa 1902, pp. 39-41; Id., La vita in Pisa nel '700, Grosseto 1922, pp. 28-31; S. DiGiacomo, I quattro antichi conservatori di Napoli, Palermo 1923, pp. 220, 302, 314; B. Ligi, La cappella musicale del duomo d'Urbino, in Note d'arch. per la storia musicale, II (1925), ad Indicem (per Antonio II); P. Pecchiai, Alcune notizie sull'Arch. musicale del duomo di Pisa e due musicisti Pisani del '700(Clari e Brunetti), Pisa 1930, pp. 4-7; Associazione musicologi italiani, Catal. delle opere musicali... Bibl. e Arch. della città di Pisa, s. 13, Parma 1935, ad Indicem; U.Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 169 s.; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, ediz. anastatica a cura di N. Fanti, O. Mischiati e L. F. Tagliavini, Bologna 1961, I, p. 151; II, p. 188; III, p. 293; V, pp. 70 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, pp. 214 s.; X, p. 407; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, pp. 256 s.; Suppl., p. 130; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 984; Enc. dello Spett., II, col. 1203; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, pp. 331 s.